Blockbuster di Zoran Zmiric è un romanzo che racconta la storia di un soldato che ha vissuto in prima linea il dramma della guerra balcanica degli anni ’90.

blockbuster-recensioneTitolo: Blockbuster
Autore: Zoran Zmiric
Editore: editrice VBZ
Prezzo: 1,99

No, Blockbuster non parla della catena di negozi che ha tirato il botto. Non parla nemmeno dei grandi film hollywodiani così denominati. E neanche del potentissimo ordigno aereo amerciano della seconda guerra mondiale, in grado di cancellare un isolato Anche se quest’ultimo tema ci si avvicina un po’.

Blockbuster è un libro che parla della guerra nella ex Jugoslavia del ’91 – ‘95. Una storia che ho la fortuna di conoscere bene per aver letto, guardato e visitato molto di quelle splendide terre. Un tema che a moltissimi italiani appare ancora quasi del tutto sconosciuto. Fatti accaduti a pochi km da casa nostra (basti pensare che il confine di Casa Rossa, in centro a Gorizia, è stato teatro di scontri), un vero e proprio sconvolgimento del sistema politico europeo e mondiale, guidato da inaudita violenza,

Un velocissimo sunto? Dai! Dopo la morte di Josip Broz, detto Tito, personaggio tanto abile come statista quanto feroce come dittatore, i 7 stati che compongono la Repubblica Federale Jugoslava (Slovenia, Croazia, Bosnia Herzegovna, Serbia, Macedonia, Montenegro) e le due provincie autonome (Kosovo e Vojvodina) cercano una propria indipendenza dalla centralità serba imposta dalla politica. La federazione jugoslava è di stampo socialista, Tito ha convinto i suoi cittadini di fare parte di un sistema basato su un’economia forte, di avere il quarto esercito del mondo. Ma le cose non stanno così. Di fatto è un insieme forzato di numerose etnie e religioni.

La vera forza di questo stato consiste nell’essere non allineato. Non fa parte della Nato né del Patto di Varsavia. È l’ultimo avamposto prima della cortina di ferro (ecco, consideriamo che il Friuli Venezia Giulia rappresentava la fine dell’occidente, per capirci). Ma l’economia è a rotoli e le spinte secessioniste sono via via maggiori. Dal 1991 i moti indipendentisti si fanno sentire. E se la Slovenia riesce a raggiungere l’autonomia con 5 giorni di guerra (i cittadini erano in grandissima parte sloveni, e si erano mossi coesi), quando la decisione di andarsene arriva anche dalla Croazia (abitata da croati e serbi) scoppia l’inferno. Che peggiora quando ci prova anche la Bosnia (abitata da bosniaci musulmani, bosniaci cattolici, croati, serbi ortodossi) Quasi 5 anni di guerra (di cui 3 di assedio all’eroica Sarajevo), di scontri etnici efferati, di porcherie da tutte le parti. Con il mondo occidentale che sta beatamente a guardare, fino agli accordi di Dayton, del 1995. Tralascio, poi, i fatti avvenuti nel 1999 in Kosovo, che il bel libro di Zoran non tratta.

Detto questo, di cosa parla BlockbusterParla di un giovane soldato, che soltanto nel corso della storia si capisce essere croato, che combatte questa guerra. Lo fa in maniera eccellente, a mio avviso. Perché ha una caratteristica fondamentale: di fatto non prende le parti di nessuno. A differenza di tutti gli altri libri che ho letto in materia (e ne ho letti circa un centinaio) in cui ognuno colpevolizza gli altri, Blockbuster parla solo dell’assurdità del conflitto. Ragazzi di 17 anni che si sparano lungo un fronte improvvisato nel centro di un paese. Ragazzi che il giorno prima frequentavano lo stesso bar. Ordini illogici, posizionamenti strategicamente fallimentari. La forza del gruppo e la disperazione della solitudine (come diceva De Andrè, ‘quando si muore, si muore soli’). Zoran riesce a farlo anche con leggerezza, spesso anche con umorismo.

Non è un libro splatter, non ci sono dettagli raccapriccianti. E non vengono disegnati mostri. Ma solo uomini e donne, deboli e fragili, violenti e impauriti. Non ci sono ideali per cui farsi ammazzare, ma solo tentativi di sopravvivere in una follia totale, e sogni che si infrangono contro un proiettile vagante. Un libro che consiglio vivamente di leggere, perché è scritto davvero bene. E con un ritmo incalzante. Lo consiglio, soprattutto, perché vicino a noi c’è qualcosa da scoprire. Come sempre, la conoscenza è la via migliore perché certe cose non si ripetano.

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