Il titolo originale di Colpo di spugna è Pop. 1280 come a dire “Abitanti: 1280”. “Compresi i negri” come dice uno dei personaggi chiave del libro

Colpo di spugna

Titolo: Colpo di spugna (trad. di Anna Martini)
Autore: Jim Thomspon
PP: 207
Editore: Fanucci
Prezzo: euro 7.90

Fino ad ora lo avevamo lasciato a riposare in un cassetto, mica possiamo fare tutto e subito giusto? Il punto è che Jim Thompson è forse lo scrittore più genuinamente pulp di sempre.

Partiamo dal presupposto che l’autore americano è fra i più importanti del Sud degli States e non solo per il genere. Da dove cominciamo?

Magari dal fatto che Thompson è stato co-sceneggiatore con Kubrick di due masterpiece della storia del cinema come Orizzonti di gloria e Rapina a mano armata? Oppure dalla considerazione che la sua è la voce più autenticamente fuori dal coro della letteratura americana del secolo scorso insieme magari a quel fenomeno di Erskine Caldwell?

A proposito di Caldwell, qualcuno vuole decidersi a ritradurne e ripubblicarne l’opera omnia? O qui dobbiamo mettere su una casa editrice per avere le versioni italiane di tesori letterari come A House in the Uplannds o Tragic Ground?

E tornando a Thompson, bene ha fatto Fanucci a dedicargli un’intera collana celebrando così nel modo più giusto un talento straordinario.

Quello di un killer della letteratura. Autore scomodo, sospettato di comunismo – fra le fonti ispiratrici citava Il capitale di Marx e L’Edipo Re di Sofocle – figlio dell’Oklahoma, Thompson siede al tavolo con quell’infinita schiera di straordinari cantori del Sud – oltre a Erskine Caldwell dobbiamo citare almeno William Faulkner e Flannery O’Connor – che con diversità di forme e peculiarità d’accenti tratteggiarono con le loro penne una terra spietata, arida, feroce, in cui gli uomini sono descritti alla stregua di insetti che si divorano fra loro per sopravvivere, il male alberga compresso in ognuno di loro ed è pronto ad esplodere, e la vita è solo un altro scherzo del destino con cui misurarsi ogni giorno in una guerra personale.

Perché in Thompson la dimensione violenta, cinica, individualista dell’esistenza raggiunge una nuova dimensione. La sua letteratura è un assalto all’arma bianca al sogno americano e quella scrittura dritta, secca, ironica, rozza somiglia molto da vicino ad un arpione con cui sventrare la carne delle regole sociali.

Che poi sono convenzioni, schemi, maschere dietro cui pulsano istinti, odori, sesso, rabbia che prima o poi spaccano la pelle e escono fuori rivelando l’uomo per quello che è.

Prendiamo allora Colpo di spugna, il romanzo che pubblicato nel 1964 fece scoprire Jim Thompson anche a Marcel Duhamel della Serie Noir di Gallimard, segnando così per lui un cammino per certi aspetti molto simile a quello di un altro grandissimo della letteratura americana: Chester Himes.

Titolo originale del libro è Pop. 1280 come a dire Abitanti: 1280. “Compresi i negri” come dice uno dei personaggi chiave del libro. Giusto per registrare i toni e far capire da che parte tira il vento.

Un Texas, quello di Colpo di spugna retrivo e sanguiinario, in cui Nick Corey, sceriffo di Potts County racconta in prima persona con toni sgangherati e divertiti la propria storia di ordinaria follia a base di tradimenti, omicidi, bugie e scopate cercando di rimanere in sella e ottenere la rielezione a sceriffo della contea.

Utilizzando tutti i trucchi, le chiacchiere, la creduloneria di persone trattate come cervelli all’ammasso, Thompson incide nel bianco delle pagine una storia agghiacciante che comincia come una buffonata e un po’ alla volta svela una tragedia che si compone di piccoli inferni, sotterfugi quotidiani, calcoli e egoismi personali che avvicinano per molti aspetti questo romanzo a un altro capolavoro come Il bastardo di Erskine Caldwell. Ancora lui.

Stiamo esagerando? Forse no perché tali e tante sono le analogie di scrittura, di stile, che si fa fatica a non vederle. E poi in fondo non è certo un problema, è solo un altro modo per parlare di grandi autori, capaci di raccontare storie efficaci, dolorose ma vere, scolpite nella miseria del quotidiano e che ti ricordano una volta di più senza moralismi o filtri quello che siamo. “Quei piccoli cosi con due gambe che fanno tanta pena”.

Fra Sam Peckimpah e William Faulkner, fra Cormack McCarthy e Flannery O’Connor, in Jim Thompson c’è molto più del pulp, o forse dovremmo dire, c’è proprio tutto il pulp che serve e che riempie di benzina, che lo ammettiamo o no, le vite di ognuno di noi.

Punto.