Io ero l’Africa di Roberta Lepri raccontato attraverso un’intensa lettera a Bianca, la protagonista del romanzo, da parte di una misteriosa mittente…

Io-ero-l-Africa-recensione+Titolo: Io ero l’Africa​
Autrice: Roberta Lepri
Editore: Avagliano
PP: 171
Prezzo: cartaceo 13.00 euro, ebook 7.99 euro

Ukiona zaituna ujuwe ambari iko nyuma
Vorrei sapere come sono stati gli anni passati

***

Cara Bianca,

chiudi gli occhi e leggi questa lettera. Sono passati molti anni, lo so: avrei dovuto darmi pace e smettere di pensarci. Eppure, gli occhi chiari di Angela, quella pelle che fa paura al sole… beh, insomma: lo sai. Il fatto è che non ho mai capito cosa pensasse veramente. L’ho sentita spensierarsi, disperata, curiosa e fremere. L’ho sentita camminare leggera e crollarmi addosso. Ho assaggiato la sua anima salata quando sudava o piangeva. Ho annusato il suo terrore e da lontano il desiderio. Nelle notti spaventose, ho bramato l’alba che le accendesse il volto.

Sta ancora con lui? Ho tentato di ammazzarlo, devo confessartelo: avevo bisogno che smettesse di amarlo. Ho provato a farlo impazzire in tutti i modi che conosco, elefanti compresi. L’ho reso cattivo, egoista e prepotente. O almeno ho sperato che diventasse tutte queste cose fino in fondo e che qualcuno al posto mio lo facesse fuori. L’ho accecato di gelosia, sete di potere, potenza della natura. Gli ho confuso il disprezzo e il desiderio nella testa… più di così, non avrei proprio saputo cosa fare. Anche quel casino di tuo zio: non è che ce l’avessi con lui. Volevo solo mandarli via tutti e che lei rimanesse a me. Potrò almeno scegliere chi abbracciare e chi prendere a calci?

No, non potevo prenderla e tenerla con me. C’è una legge scritta col sangue nella storia del mondo: io e quella donna non possiamo averci veramente. Ci sono giorni in cui non penso ad altro, è vero, ma poi smetto. Torno alle mie siccità e di lei resta solo un frammento assolato nella mia memoria. Poi ricomincio, poi smette lei. Poi torni tu, con le tue domande, e ci costringi a incontrarci tra una tempia e l’altra.

Il fatto è che voi bianchi cascate sempre in piedi: vi manca il coraggio dell’amore a capofitto. Non vi capisco proprio, Bianca. Non capisco come facciate a sporgervi senza lasciarvi andare mai. Sarà l’altalena tra il poco e il molto su cui giocherellate sempre, tra una scelta e un cambio d’idea. Avete quel vizio del tornare sui vostri passi, la scappatoia di elaborare ciò che è stato. Volete sempre sapere come sono stati gli anni passati, solo per sbagliare in un modo nuovo, che non sia mai quello giusto. La memoria non è una cosa da uomini, sai? È degli elefanti, così come il pianto. Voi ricordate solo per dimenticare, per avere sempre qualcosa di meglio da fare e da desiderare. Dev’essere una qualche maledizione che non capisco né mi piace.

Siamo troppo diversi, non c’è niente da fare. Qui non pieghiamo mai il tempo agli orologi, né il cielo ai nostri sguardi. La terra non si bestemmia, dalle mie parti, neanche quando ti affama, asseta o inghiotte. È tutto così reale che non abbiamo bisogno d’inventare una o due verità, come fate voi. Anzi: non abbiamo bisogno di voi, se proprio vuoi saperlo. Perché venite qui a contagiarci per sempre con quella nostalgia stronza. Ci rubate il cuore per appenderlo in salotto. Prima o poi mi divincolo, cosa credi? Esco dalla storia e dai tuoi pomeriggi. Non voglio ammalare anche te, non sopporterei un altro abbandono. Lasciami stare, pensa all’America.

Oppure vieni per restare, almeno tu. Dimmi che assomigli a tua nonna, ma più forte di lei e delle nostre differenze. Ancora meglio: facciamo finta che la confusione delle differenze sia un gioco bello che ci arricchisce tutti. Perseguitiamoci di curiosità, come fai tu: ognuno diverso a modo proprio. Insegnami a fare tutte quelle domande, Bianca: è l’unico modo che abbiamo per non avere più paura. Dimmi perché vuoi sapere di persone, paesaggi e animali così lontani da te. Raccontami che cosa non capisci o ti manca. Hai ascoltato tutte le versioni, ti manca la mia. Chiedi e ti sarà detto del caldo, della luna e tutto il resto. Ti parlerò di me con i miei colori, con le ombre, con pazienza.

Se è vero che discendi da tua nonna, io voglio saperti. Facciamo un viaggio insieme che non torna indietro, andiamo a comprenderci e oltre. Partiamo da qui, da chi sono io.

Io ero l’Africa e lo sono ancora,

la tua Africa.