“E chi ci ha chiamati?” Chiese Elio.
“Una ragazza, una certa Serena Berardinelli, fidanzata del Dal Maschio Junior. Sai Berardinelli… quelli di Berardinelli ha i mobili più belli“.
Elio bofonchiò un qualche assenso e Martini riprese: “Pare che i rapinatori le avessero lasciato tenere il cellulare. Mi pare una cazzata per gente che si prende la briga di arrivare coi Kalashnikov”.
“Come sai delle armi?”
“Ce l’hanno detto i rapinatori. Ci ho parlato un’ora fa… gli ho dato una linea privata. Hanno detto che vogliono qui Dal Maschio, el paron, come dite voi”.
“Voci?”
“Come ‘voci’?”
Elio sbuffò. “Italiane, straniere o cosa?”
“Ah. Ho parlato con un tizio che parlava un italiano perfetto. Nessuna inflessione. Ha detto che avevano gli AK e che volevano che fosse portato qui Dal Maschio… che adesso è a una fiera del chenneso a Milanò. Dovrebbe essere qui fra un’ora”.

Il commissario fissò la villa dei mostri ed estrasse una gavetta da sotto il trench grigio. La aprì e ne bevve un lungo sorso. Sembrava che non fosse l’ora di mettere il fegato a riposo. Martini girò il capo, come a non voler avallare quella palese infrazione del codice e pensò che se la defunta moglie di Elio non fosse stata la figlia di un pezzo grosso della questura, adesso Elio non si sarebbe trovato lì ma, molto probabilmente, in un vicolo in mezzo ai barboni o peggio, in un monolocale di mogano.