Silvia Gorgi ha intervistato per Sugarpulp Ivan Silvestrini, regista di 2Night, in occasione della conferenza stampa di presentazione del film.

È in sala in queste settimane, dal 25 maggio per la precisione, 2night, road movie romano, prodotto da Controra Film, in co-produzione con Jando Music e Mountfluor Films e in collaborazione con Rai Cinema, già passato al Festival del Cinema di Roma, scorsa edizione, che ha per protagonisti Matilde Gioli, oramai nuova icona femminile del cinema italiano, e Matteo Martari (presente nella seconda stagione di Non Uccidere con Miriam Leone).

Una relazione che si sviluppa nel corso di una notte, in macchina, due trentenni che cercano di cambiare la propria vita, e finiscono per imbattersi l’uno nell’altra.

A dirigere il film c’è Ivan Silvestrini, classe 1982, formatosi al Centro Sperimentale di Roma, un regista che gioca con i generi; si è fatto conoscere con una webserie ed è finito a dirigere il progetto, ideato da Roberto Recchioni, Monolith, girato nel deserto dello Utah, prodotto da Sky Italia, Lock & Valentine e da Sergio Bonelli editore, che sarà in sala ad agosto.

L’intervista a cura di Silvia Gorgi

  • Partiamo dalla tua ambientazione, dalla Roma che racconti attraverso la notte, e dalle difficoltà che avete incontrato girando quasi interamente il film chiusi in una macchina…

Roma è la mia città, nonostante tutte le difficoltà che ha questa città, e le difficoltà che abbiamo incontrato anche durante le riprese, per me girare 2night era l’occasione di farle anche una dichiarazione d’amore, quella girata è la città come voglio averla nel cuore.

Con lo scenografo Baciocchi abbiamo fatto un lungo lavoro per individuare le zone che potevano raccontare una Roma un po’ meno vista, e che potesse in qualche modo essere una rappresentazione materica, astratta, architettonica, delle varie fasi di questa storia, che è un piccolo road movie romano, dove si passano certe zone come il quartiere ostiense con la movida fino al Pigneto e zone limitrofe, come Torpignataro, e tutta una serie di zone che a me piacciano molto, e che non sono così utilizzate, e che abbiamo usato esclusivamente nella Roma notturna; spesso i film notturni risultano molto scuri, ma noi volevamo fare una Roma molto luminosa e infatti volevamo trovare angoli in cui non ci fosse un reale punto di nero nonostante fosse buia.

  • In relazione a questa Roma notturna c’è un suono liquido che hai scelto, ci racconti qualcosa sulla colonna sonora

Io amo molto l’atmosfera che si crea nella macchina di notte, noi come umani scompariamo in questo ambiente un po’ amniotico, nell’oscurità, ci guardiamo in faccia ma il resto del corpo sparisce nell’oscurità, volevo cercare di raccontare questa sensazione con tutte le armi che il cinema permette.

Da un lato un suono che è più o meno ovattato a seconda dei contesti, loro entrano ed escono da questa macchina che usano come una sorta di traghetto verso il culmine della notte, e anche la musica in un certo senso doveva accompagnare questa atmosfera sospesa, per farlo ho avuto la fortuna di lavorare con i Drink to me e con Marco Bianchi più conosciuto come Cosmo, che appaiono all’inizio del film, e che hanno curato tutta la colonna sonora, e lui le canzoni le ha scritte ad hoc scena per scena n modo da continuare a risucchiarci verso la fine di questa notte.

  • Ci racconti qualcosa sui tuoi due protagonisti che vivono questa relazione, Matilde e Matteo, due attori con due primi piani pazzeschi, devo dire Matteo ha anche questa voce incredibile, baritonale…

Assolutamente, Matteo l’ho conosciuto anni fa, e ovviamente tutto di lui finisce per colpirti, ha questo viso così intenso, questa voce così virile, ti verrebbe da pensare che almeno sarà un cattivo attore, e invece poi stupisce anche su quello, per cui per un po’ è diventato il mio vero e proprio feticcio (Martari è stato protagonista anche della webserie Under – The Series di Silvestrini, accanto a Valentina Bellé anche lei veronese, ndR) per questo ho voluto coinvolgerlo anche in questa storia, è una sorta di versione “superfiga” di me.

Matilde ha anche lei un viso estremamente magnetico, io sono molto “cassavetesiano”, credo nei volti, come Bergman dice che il paesaggio più interessante che il cinema ha da mostrare è il volto umano, per certi versi anche io lo penso, in un film del genere dove il paesaggio c’è, ma spesso poi stiamo addosso all’intimità dei personaggi e dei loro volti, era fondamentale che non solo fossero dei bravi attori, dei perfetti attori per questo ruolo, ma che avessero anche dei volti magnetici che non annoiassero mai e penso di aver trovato le persone giuste.

  • Sei un regista molto eclettico, passi dalla web serie ai film, da produzioni low low budget come 2night, che è costato 140 mila euro, a quella di Monolith, che si aggira sull’1 milione di euro, com’è per te cambiare così tanto nei vari progetti, e ti riconosci in quella nuova generazione di registi italiani, mi vengono in mente quelli di Mine (Guaglione, Resinaro), Rovere per Veloce come il vento, insomma questa new generation che cerca di fare un cinema diverso, magari anche più legato a trovare un pubblico, non dico giovane, ma insomma in grado anche di tenere un ritmo nella narrazione…

Ti ringrazio di associarmi a questa nuova ondata di cinema di genere italiano, io ne sono onorato, di far parte nei commenti delle persone di questa generazione, credo che finalmente si stia risvegliando il bisogno nei registi di ritrovare un rapporto con il pubblico spesso attraverso le storie di genere che io amo, ma in generale attraverso dei film che comunichino in maniera diretta con il pubblico, e per quanto possano essere sofisticate le storie riescano a fare una presa immediata e semplice sullo spettatore.

Spero di fare dei film che vengano considerati anche autoriali ma credo che l’autorialità debba sempre tener conto del fatto che non debba porsi su un piedistallo rispetto al suo pubblico, altrimenti si creerà un divario che prima o poi sarà incolmabile, e spero con il cinema che farò nella vita di riavvicinare il pubblico al cinema.

  • Ultima domanda: mentre esce questo film in sala – dal 25 maggio in proiezione – è da poco uscito anche il trailer americano di Monolith, e in relazione a questo film che va su più universi narrativi. Tu hai fatto il film, ma c’è la graphic novel di Roberto Recchioni, che è anche l’autore del soggetto del tuo film. Visto che Sugarpulp è proprio dedicato a questo, a raccontare storie che creano un mondo, un mondo che può essere raccontato attraverso mille mezzi, ti va di parlarci di questa esperienza?

Credo che pochi esempi siano giusti per parlare di quanto mi chiedi come Monolith, è proprio un progetto che è nato da un’idea di Roberto Recchioni ed è stato sviluppato in due forme, da un lato graphic novel e da un lato film, con due team diversi, e alcuni membri in comune, che hanno lavorato in maniera scissa e parallela, dimostrando in qualche modo come la forza di un’idea possa trovare sviluppi paralleli, diversi e complementari, a volte incontrandosi, a volte distanziandosi nettamente, fino a creare due oggetti che si completano l’uno con l’altro, ma che non rendono la visione di un film dopo la lettura o viceversa un’esperienza dove si ripercorre lo stesso percorso, ma in qualche modo si integra l’esperienza attraverso due media diversi.

  • Grazie mille.

Grazie a voi.