Intervista a Susanna Raule tra romanzi, fumetti, ebook e traduzioni. A cura di Daniele Cutali per Sugarpulp

Ciao Susanna e benvenuta sulle pagine di Sugarpulp! Sei scrittrice, traduttrice e sceneggiatrice di fumetti ma nella tua pagina ufficiale/blog scrivi che hai anche un lavoro “vero”: sei iscritta all’albo degli psicologi ed eserciti privatamente questa professione. Come riesci a conciliare le due cose? E perché consideri lavoro “vero” quello dello psicologo e non quello di scrittrice? Non intendo dal punto di vista economico, è fin troppo ovvio.

In realtà quell’informazione è datata: da qualche anno sono una consulente per un’azienda californiana nell’ambito della new economy. Sì, sono passata al lato oscuro della Forza. Ma quello con cui lavoro, alla fine, è sempre lo stesso materiale: parole come veicolo di emozioni e sentimenti. Il mio ambito è quello e all’interno di quest’ambito mi piace variare. Ognuna delle mie attività mi dà qualcosa di diverso.

La tua professione di psicologa che influenza ha nella tua scrittura, nel carattere dei personaggi creati da te?

Credo che tutte le mie conoscenze e le mie esperienze di vita abbiano influenzato quello che scrivo. Ovviamente ci sono argomenti nei quali sono più ferrata e altri a cui non mi avvicino nemmeno perché ne so troppo poco. Forse un giorno scriverò un romanzo con una protagonista psicologa e allora sì che essere una psicologa mi sarà davvero utile!

Hai iniziato la tua carriera artistica nel mondo dei fumetti insieme ad Armando Rossi. Ci racconti come è nata l’avventura di Ford Ravenstock, chi è questo personaggio, come è arrivato alla pubblicazione con Panini Comics e come vi siete mossi per questo?

In realtà la mia carriera è iniziata con la mini-serie Inside per le edizioni Cut-Up. Tra l’altro, la carriera di Armando era già iniziata da dieci anni, all’epoca. Avevo in mente questo personaggio, ma dubitavo che avrebbe potuto trovare una via nel mondo editoriale. Finché non è uscito il bando di concorso del primo Lucca Project Contest. Con Armando abbiamo preparato un pitch e abbiamo vinto il concorso. Ford Ravenstock è partito così.

Hai scritto poi la sceneggiatura di “Carnevale di Spettri”, numero 131 di Dampyr della Bonelli. Come è nata questa collaborazione con il più grande editore italiano di fumetti?

Temo che sia ancora più banale: ho mandato un soggetto a Mauro Boselli, il responsabile e ideatore della serie, il soggetto gli è piaciuto e così è iniziata la collaborazione. Che peraltro è anche subito finita. Probabilmente non era destino.

È di recente pubblicazione per la RW Lion di Novara, casa editrice che detiene i diritti del colosso DC Entertainment nel nostro Paese, la tua ultima avventura con Armando Rossi: Inferno. Raccontaci anche per questo fumetto il suo percorso fino alla pubblicazione con la casa italiana di Superman, Batman, Wonder Woman, Lanterna Verde e Flash.

Dopo diverse vicissitudini con il nostro editore francese (Casterman) io e Armando eravamo rientrati in possesso dei diritti di Inferno. Così l’abbiamo proposto a RW Lineachiara, nella persona di Andrea Mazzotta, che si è immediatamente dichiarato interessato al fumetto. Considerando quanto può essere complicato pubblicare fumetti indipendenti in Italia, è stato eccezionalmente semplice e naturale.

Una domanda a favore degli aspiranti sceneggiatori e fumettisti italiani: come si arriva alla pubblicazione con una casa editrice di fumetti? Il lungo sentiero è lo stesso di un romanzo, proposta, valutazione e attesa della risposta?

Dipende. Ovvero, dipende da che genere di fumetto vuoi scrivere. I percorsi sono molto diversi. C’è chi inizia pubblicando il proprio fumetto online, chi lo autoproduce insieme a un amico disegnatore, chi prepara un pitch professionale e lo sottopone a un editore, chi si propone direttamente con un soggetto a una casa editrice mainstream per lavorare sul personaggio di altri (per esempio per Topolino, Diabolik o un personaggio SBE)… facile non è mai, in ogni caso.

Passiamo alla parola scritta. Nel 2010 vinci l’enorme torneo letterario IoScrittore ideato dal Gruppo Mauri Spagnol e arrivi a pubblicare L’Ombra del Commissario Sensi con Salani, la casa editrice che detiene i diritti di un maghetto con gli occhiali ormai diventato icona del moderno fantasy. Come è nato questo personaggio controverso e la sua storia? Parlaci del suo percorso attraverso il Torneo fino alla pubblicazione, che immaginiamo non sia stato facile.

Non è stato nemmeno difficile. Per molti autori lo scoglio più grande è la pubblicazione, per me è sempre stato la promozione e la diffusione. Il concorso IoScrittore è molto semplice e trasparente, per essere un concorso letterario: la tua opera viene valutata dagli altri partecipanti. Ci sono tre fasi eliminatorie e se passi tutte e tre vieni pubblicato in formato e-book. L’ombra del commissario Sensi ha passato questre tre fasi ed è stato poi “pescato” tra i finalisti da Salani. In quanto a Sensi stesso, il personaggio e il suo universo narrativo, l’avevo creato per un racconto un po’ di tempo prima e mi era rimasto attaccato. Così ho provato a scrivere un romanzo con lui come protagonista… quel romanzo era L’ombra del Commissario Sensi.

Nel 2012 esce Satanisti per Bene sempre per Salani. Quindi il Commissario Sensi ha avuto abbastanza successo per farti proporre da Salani un contratto per un secondo lavoro? O era già prevista una serie?

No, gliel’ho proposto io e loro l’hanno accettato. In realtà era nell’aria fin dall’inizio, ma in questi casi non si può mai sapere.

Sempre dalla tua pagina ufficiale è possibile scaricare gratuitamente in e-book altre avventure dedicate al Commissario Sensi. Vena incontenibile per questo personaggio o scarti di pubblicazione? O cosa, più semplicemente?

Assolutamente non scarti. Sono storie complete e autoconclusive, che per lo più sono ambientate tra il primo e il secondo romanzo. Scrivere di Sensi è piuttosto divertente, è un personaggio duttile e mi piace farlo muovere in diverse situazioni.

Nel 2013 arriva quindi Niccolò Romanoff, protagonista del romanzo digitale Anatomia di uno Statista” Dopo i particolari thriller/noir di Sensi cosa ti ha fatto decidere di scrivere fantascienza/fantapolitica?

La fantascienza è il mio primo amore. Amo tutta la fantascienza ma ho scoperto di avere in canna un romanzo di fantapolitica. Probabilmente è il libro su cui io abbia lavorato di più in vita mia: sette anni. È un testo complicato e per certi versi anche involuto, un mockumentary (una falsa biografia) che è anche un romanzo. Lo amo molto.

Perché hai scelto l’autopubblicazione su Amazon per questo romanzo?

Ah, bella domanda! Boh, perché volevo provare. Non ha funzionato benissimo, dal punto di vista delle vendite. Prima o poi lo “regalerò” a qualche editore perché ne faccia un’edizione cartacea.

Nel 2014 arriva Il Club dei Cantanti Morti, interessante giallo con protagonista il famoso Club dei 27, ovvero tutte quelle rockstar “maledette” morte a 27 anni tranne John Lennon, ucciso a 40 anni. Che è infatti il capo di questo Club di indagatori dell’Aldilà. Da questo romanzo si può evincere che sei un’appassionata di musica rock. In che misura e come?

“Ossessionata” sarebbe forse una definizione migliore, fin da ragazza. Anche se poi i miei gusti spaziano tra rock, hard rock, industrial, pop, qualche crooner del cuore (Cohen) e molto altro. L’idea credo che sia venuta a tutti prima che a me, infatti tu stesso citi il Club dei 27 o il Club dei J27… io sono stata più inclusiva, non solo con Lennon, ma anche con molti altri membri del Club. Mi piaceva l’idea che esistesse un luogo in cui questi grandi personaggi, così luminosi e così problematici, potessero ancora comporre la loro musica.

Il Club dei Cantanti Morti ha avuto una storia un po’ travagliata, come spieghi nel tuo blog S.Raule, L’Ultima Uccide – Omnes Vulnerant Postuma Necat. Infine è stato pubblicato da Otto Micron, nuova casa editrice coraggiosa e indipendente. Ci parli di questo bel romanzo e del suo percorso?

Non la definirei travagliata. O meglio, non esiste un libro che non abbia avuto una genesi e difficilmente questa genesi è “ho scritto un romanzo e mi è stato pubblicato tre giorni dopo”. Anche se poi, in realtà, l’ultima stesura del Club ha avuto una genesi piuttosto simile a questa: degli amici avevano appena (follemente) fondato una casa editrice e mi hanno chiesto se avessi qualcosa per loro. Lo avevo. Spero di avere sempre qualcosa per gli amici – e se non ce l’ho lo scrivo.

La precedente stesura del Club (che non esiterei a definire un romanzo completamente diverso) era piaciuto molto a Paolo De Crescenzo, all’epoca a capo di Gargoyle, ma la pubblicazione non è mai andata in porto, per lo più per colpa mia. Come ho già scritto nel mio blog, credo che Paolo sarebbe molto contento di sapere che una nuova incarnazione di quel libro è diventata il primo titolo di una neo-casa editrice, perché se c’era una cosa che piaceva a Paolo erano le imprese folli… e fondare una casa editrice in questo periodo storico di certo si qualifica come “completa follia”.

Progetti futuri nel campo dei fumetti, della letteratura e della traduzione? Stai infatti traducendo il bellissimo The Books of Magic di Peter Gross, serie regolare pubblicata negli States a seguito del successo ottenuto dalla miniserie scritta da Neil Gaiman.

Mh, sì, mi mettono spesso su titoli “storici”, con mia grande soddisfazione. Mi sto occupando della ri-traduzione (si spera quella definitiva) di Preacher di Ennis e Dillon, ho appena tradotto l’ultimo numero di Sweet Tooth di Lemire, sono diventata la titolare di Fables e Fairest, ho tradotto praticamente tutto il grandioso Transmetropolitan e mi sono occupata dell’ultima edizione (ma in questo caso dubito che sarà la definitiva ancora per molto) de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro… e molti altri. Ho tradotto decine di titoli. Tradurre fumetti mi piace moltissimo. Ti consente di imparare dai grandi e di leggere i loro capolavori con un’attenzione che nessuna “normale” lettura può darti. E spesso è una sfida avvincente.

La tua collaborazione con RW Lion è quindi sempre più stretta. Ci sarà un futuro come traduttrice per questa casa editrice?

Collaboro con RW da diversi anni e spero che non intendano cacciarmi proprio adesso, sì!

Hai qualcosa da dire agli scrittori esordienti, ai lettori di Sugarpulp Magazine e all’Associazione stessa?

No, non ho assolutamente nulla da dire agli scrittori esordienti, credo che abbiano già abbastanza problemi anche senza i miei consigli! Invece a SugarPulp e all’Associazione ho da dire soltanto: ragazzi, continuate così! Bel lavoro. Gran bel lavoro.

Grazie Susanna per la tua grande disponibilità. Noi di Sugarpulp continueremo a seguirti con interesse e curiosità, sia dal punto di vista letterario che fumettistico. A presto!