The Jackal, il film e la storia dello Zuckerberg Napoletano. Luca P. Trombetta ci accompagna alla scoperta di uno dei fenomeni più interessanti nati nel web.

La storia del gruppo The Jackal ha del clamoroso. Ha dei nomi, dei cognomi, delle date. E come tutte le storie clamorose inizia da un luogo, nessuna valle di silicone, nessun luogo di progettazione americano, nasce al Vomero, quartiere benestante di Napoli, Via Aniello Falcone, terra di mezzo tra la nobile collina e la rustica città.

Chi come me è nato a Napoli ed è stato adolescente ed accanito onanista nei primi anni 2000 ricorderà certamente un sito: QBR.it (acronimo di Quanti Bei Ragazzi), ufficialmente una community per ragazzi sorta nel 2003, anno in cui il celebre Mark Zuckerberg era poco meno di un signor nessuno, ed in cui MSN Messenger era già divenuto il mezzo di comunicazione principale dei ragazzi italiani.

Il sito, nato per coordinare gli eventi della movida partenopea di quegli anni, era gratuito ed aveva un’interfaccia semplice ed intuitiva. Una Home Page sullo stile dei portali di news dell’epoca, contenente appunto notizie ed eventi legati alle principali discoteche e locali campani, una sezione Community con i profili e le Fotogallery degli utenti iscritti, una Classifica di popolarità ed una Chat istantanea collettiva a cui tutti gli utenti potevano prendere parte.

La sezione Social del sito aveva un’interfaccia praticamente identica a quella del primo Facebook con delle piccole differenze però, tutti potevano contattare e visualizzare il profilo di tutti, la principale funzione d’aggancio era il “Colpo di Fulmine” autentico antenato del “Mi Piace” comparso in rete solo due anni dopo, allora già moneta di scambio e mezzo d’interazione con cui si stabiliva la Classifica di popolarità. A chiudere il quadro il servizio di messaggistica privata con il quale ci si conosceva e teneva in contatto tutti i giorni.

The Jackal, il film e la storia dello Zuckerberg Napoletano

Insomma, un Facebook in stato embrionale nato un anno prima del prototipo di Zuckerberg andato online solo nel 2004. Ma non parliamo di un prototipo come quello realizzato e visto nei primi tempi dall’altra parte del mondo.

Parliamo di un prodotto finito (nonostante la dicitura Beta che capeggiava in Home in quei primi anni) con alle spalle la Nascar s.r.l. società operante nel settore Web Marketing con sede al Vomero, Via Aniello Falcone. Il Social impiegò giusto un anno per ampliarsi, mentre il gemello Facebook rimbalzava sulla bocca degli studenti di Harvard, QBR.it contava già 100.000 utenti attivi provenienti da tutta la Campania e dal basso Lazio, vantando tra le altre cose un algoritmo innovativo per quei tempi, il RUR (Real User Rank), sistema utile a scovare i profili fake.

Ci si iscriveva gratuitamente inserendo età, sesso ed un nickname, null’altro, e da allora si poteva avere accesso ad un Magazine con 12 canali tematici, video, fotogallery ed una sezione di eventi che supportava l’organizzazione di raduni, festini e serate a tema. 
Il primo e riuscitissimo esperimento Social in Italia, dato il devastante impatto ottenuto sul modo di vivere la movida dei ragazzi campani con i Colpi di Fulmine a conferire popolarità ai membri più in vista della community, la messaggistica volta ad aprire alla conoscenza di persone nell’arco di 100km da casa tua, gli eventi che ti portavano fuori casa in compagnia di centinaia di persone, tutto sotto l’organizzazione dei curatori del sito.

Gianluca Cozzolino, lo Zuckerberg napoletano

Ed è a questo punto della storia che compare Gianluca Cozzolino, CEO della Nascar s.r.l. Lo Zuckerberg napoletano.

The Jackal, il film e la storia dello Zuckerberg Napoletano

Nel 2007, a quattro anni dalla nascita di QBR.it, Facebook comincia a macinare numeri dall’altra parte del pianeta e non solo. A questo punto Cozzolino prende una decisione, con 500.000 utenti attivi, 2.500.000 visualizzazione pagine giornaliere, estensione totale nel Lazio e parziale anche in Lombardia, la community comincia a divenire qualcosa di più. Un Social Network fatto e finito.

Così con l’aiuto di nuovi investitori viene fondata l’azienda 2.0 s.r.l. società che trasformerà QBR.it in Ciao People, prodotto definito come “Il primo Social Network d’Italia” che si distacca dall’immagine di Community Giovanile data in precedenza da QBR cercando di estendere l’utenza oltre il Sud Italia.

La conversione avviene con una campagna mediatica massiccia, funzionalità sparate online in pompa magna, ed un video. A questo punto Cozzolino si trova ad un punto di svolta, e non è il solo, contatta un gruppo di ragazzi, degli Youtuber scovati online. Il nome del collettivo è The Jackal.

Il sito, con la benedizione parodistica dei The Jackal nella loro formazione primordiale (Francesco Ebbasta e Simone Ruzzo), nasce con un’interfaccia totalmente cambiata. Gli utenti si rendono immediatamente conto che di QBR.it è rimasto poco o nulla. L’intuitività del vecchio portale è solo un ricordo, restano le classifiche e i profili con i relativi dati di accesso, ma tutto sembra essere divenuto troppo confusionario.

Più che ad un’evoluzione ci si rende subito conto di essere di fronte ad una rivoluzione, un cambio di nome, di template e funzionalità che distruggono quel prodigio del web marketing tutto Made in Italy da 500.000 e passa utenti attivi.

Nel giro di due mesi Ciao People è già ufficialmente in crisi, tutti gli sforzi di conversione vengono brutalmente vanificati dalla perdita di appeal ed utenza, dall’esplosione di Facebook che registra il suo primo record con il 178% di crescita in fatto di utenza a livello mondiale. Cozzolino si ritrova con un pugno di mosche in mano, i The Jackal, intanto, dopo un paio di video registrati per l’imprenditore Napoletano proseguono per la loro strada.

In quegli anni appare per la prima volta in un video Ciro Capriello (aka Ciro Priello) attualmente il personaggio più apprezzato del collettivo.

Il primo successo è firmato proprio Ciro Priello, la video parodia dal titolo “Lasciarsi su Facebook” è il primo video virale della storia dei The Jackal. di stampo Zaloniano con qualche picco Maccio Capatondiano, incentrato proprio sul modo in cui il Social Network ha cominciato ad incidere sulle vite delle persone e salito alla ribalta proprio grazie alla diffusione massiccia avvenuta mediante quest’ultimo.

FanPage.it

Intanto Cozzolino dopo il fallimento del progetto Ciao People sembra essere sparito dai radar mentre i The Jackal cavalcano l’onda delle produzioni parodistiche. Le loro strade sembrano non incrociarsi più, ma guardarsi solo da lontano, poi nel 2010 spunta un nuovo progetto che la CiaoPeople 2.0 s.r.l. tira fuori con il nome di FanPage.it.

Giornale online con sede a Napoli, non più in collina, al Vomero, ma a Santa Lucia, in città, due passi dal mare. Tutto nasce con la creazione proprio di una Pagina Fan sul più importante e conosciuto Social Network di sempre, così il progetto FanPage.it sin dal primo istante si basa dichiaratamente su Facebook, lo stesso prodotto che Cozzolino era riuscito clamorosamente ad anticipare di un anno e svariati mesi.

Il nuovo progetto dell’imprenditore Napoletano si consacra cominciando a macinare numeri in brevissimo tempo, con milioni di fan ed interazioni. Appena un anno dopo, il neonato gruppo editoriale Ciao People Media Group (nato da una costola della Ciao People 2.0) , acquisisce la neonata The Jackal s.r.l. dando conseguentemente vita alla più grande produzione nella storia del collettivo, la web series Lost in Google.

The Jackal, il film e la storia dello Zuckerberg Napoletano

Succede tutto molto rapidamente. I The Jackal si consacrano, i numeri Youtube toccano vette inimmaginabili, i fan costituiscono ormai uno zoccolo duro su cui potersi basare. Tutto è virale, seriale, mai troppo ricercato, fatto a misura d’utente. È la linea editoriale di FanPage.it, di Cozzolino, che da lì tira fuori conseguentemente anche Youmedia, la prima piattaforma di video informazione in Ultra HD 4k.

Il gruppo si consolida, nasce una concessionaria pubblicitaria anche a Milano la Ciao People Advertising, l’azienda diventa leader nel settore delle Web News con cinque milioni di seguaci Facebook e la nascita di nuovi volti noti quali Saverio Tommasi e Luca Iavarone.

Servizi di denuncia, parodistici ed interviste ai passanti sono la nuova dimensione del gruppo editoriale di Cozzolino, il taglio è quello de Le Iene, tra toni leggeri, drammatici e d’inchiesta, tanto da ingaggiare per un progetto anche uno dei più famosi componenti del programma Mediaset, ossia Pablo Trincia.

L’ascesa dei The Jackal

Dall’altro lato i The Jackal, sotto l’ala protettrice di Cozzolino, sbarcano prima in TV poi nel campo della pubblicità. Tutto il percorso di crescita del collettivo è incentrato sulla viralità, la ricerca spasmodica del tormentone, è chiarissima difatti la politica che non prevede nulla di ricercato. Vi sono inquadrature senza pretese, soggetti essenziali e l’enfatizzazione di poche battute mirate, da dare in pasto all’usufruitore, pronte e confezionate per essere utilizzate nel quotidiano. Tutti i recenti successi come Gay Ingenui e Gli Effetti di Gomorra Sulla Gente sono realizzati mediante questa ricetta vincente, un percorso di crescita lineare, rapido il giusto, che ci porta al Maggio del 2017.

Il 25 Maggio 2017, sulla pagina Facebook The Jackal e sui canali Ciao People spunta il teaser del film in uscita a Giugno, prodotto da Cattleya e Rai Cinema, dal titolo AFMV (Addio Fottuti Musi Verdi).

Ci troviamo le immagini dal tono tradizionalmente parodistico, con i volti dei componenti storici del collettivo più qualche new entry degli ultimi tempi, qualche frase messa lì già pronta per essere confezionata e consegnata ed un magistrale alone di mistero sulla trama (che a primo impatto sembra non esistere) che solletica e solleticherà la curiosità degli aficionados e non solo.

La linea è sempre quella, un’impostazione aziendale più che la stesura di un’opera. La ricerca del prodotto, l’attenzione alla forma, al veicolo, più che alla sostanza. Il punto focale di tutta la produzione è come al solito l’utente, sul filone dei film parodistici d’oltreoceano miscelati ai vlog e gli sketch reperibili su Youtube.

Ci troviamo difatti all’apice di una storia, all’apice di un percorso che è nato su Youtube, cresciuto su un Social, sbarcato in TV e giunto al Cinema. Quattro campi differenti a comporre la perfetta gavetta dei nuovi anni ’10. Non a caso nei giorni seguenti all’uscita della notizia sui principali web media si è levata la solita litania del sogno realizzato, la storia american friendly della garage band che finisce per riempire stadi in giro per il mondo, la filosofia del farcela partendo da zero, dei quattro ragazzi con la videocamera che finiscono al cinema a fare (probabilmente) record d’incassi. E qui siamo davanti ad un successo, ma di quelli che con l’arte non hanno davvero nulla a che fare. Non vi è traccia di satira, né di black humor, c’è demenzialità, ma non c’è alcuna battuta affilata, nemmeno smussata, come inizialmente si poteva auspicare.

Segno che i percorsi dei The Jackal e di Gianluca Cozzolino, partiti separati, incontratisi ed ora definitivamente congiunti, sono la narrazione di un successo tutto napoletano. Un’enorme, mostruosa, operazione di Marketing che segue alla perfezione le regole del manuale dell’American Dream.

Un’occasione mancata?

Ed è al netto della meritocrazia, dell’attribuzione dei meriti, di tutta l’oggettività di questo mondo, che volgiamo l’occhio anche alla spietata narrazione di un’occasione mancata, il più clamoroso dei rigori sbagliati, quello tirato in una finale che decide tutta una storia.

Partendo da Cozzolino, dal merito di aver anticipato Zuckerberg fino a ritrovarsi (quasi) alle dipendenze di quest’ultimo. La storia di un imprenditore che nella sua immensa fortuna e bravura si è accontentato di una fortuna ed una bravura ridimensionate, frutto di una smania che ha portato alla contemplazione di più chiavi, mentre reggeva tra le dita quella giusta. Probabilmente reo di non averci creduto abbastanza, per eccesso di ambizione o forse per mancanza di cazzimma. Finendo ai The Jackal, da collettivo coniatore di prodotti a Core Businnes, a sua volta prodotto di un’azienda nata per riscrivere le regole del Web Marketing.

American Dream Vs Italian Dream

Al netto di tutto ciò che vi ho raccontato restano emblematiche le parole del protagonista di questa storia (Gianluca Cozzolino .nda) in una delle tante interviste del 2010, anno in cui nasceva FanPage.it, germoglio all’ombra della già sequoia Facebook. “Ci siamo agganciati a Facebook” un ipse dixit venuto fuori dalle labbra che si storcono in un sorriso amaro, raccontando di quello che per qualche mese è stato un avversario, divenuto poi detentore di un monopolio, unico campo in cui mettere le radici per crescere. Poi la chiosa finale, quella che sa di resa, quella che la storia, questa storia che vi ho raccontato, basterebbe a smentire: “Il futuro viene sempre dall’America”.

Evidentemente una bugia a servizio di tante mezze verità, quelle che da sempre hanno reso l’Italia ed il suo Sud un campo di occasioni mancate. Come quella della costruzione di DisneyLand inizialmente progettata per Afragola (NA) e conseguentemente ad omicidi, inciuci ed incursioni camorristiche delocalizzata nell’hinterland parigino. Un’altra storia, una delle tante che compongono il manifesto della furbizia, affisso in piazza, in un paese di furbi che guardano e ridono degli intelligenti.