Le Formiche di Piombo è il romanzo d’esordio di Enzo D’Andrea ambientato in una Torino violenta e dal sapore amaro, del piombo

Le-Formiche-di-piombo-recensioneTitolo: Le Formiche di Piombo
Autore: Enzo D’Andrea
Editore: 0111 Edizioni
Pagine: 138
Prezzo: 14,5

Le formiche di piombo sono quelle che vanno controcorrente, scontrandosi con il resto del formicaio sciamante in un sol senso.

Enzo D’Andrea, quarantatreenne scrittore di Avigliano, Potenza, utilizza queste potenti parole per descrivere i protagonisti del suo romanzo d’esordio.

Dopo aver pubblicato una raccolta di poesie, Oceano di Sabbia, e una raccolta di racconti, Quel Giorno, Quando Venne Sera, si accasa con la 0111 Edizioni e pubblica questa storia amara di un’amicizia “proibita”.

Mi avvicinai a Le Formiche di Piombo nel periodo in cui mi stavo documentando e acquisendo bibliografia per il mio libro, Il Lato a Sud del Cielo, e perché m’interessano particolarmente i romanzi in cui si parla della mia città in periodi storici molto precisi.

Il romanzo di D’Andrea è quindi ambientato a Torino nel 1975 nel pieno delle lotte operaie alla Fiat e delle violenze politiche (compresa la ragione del mio documentarmi?).

Michele è un ingegnere che si trova invischiato nelle baronie dell’Università dietro alle quali c’è però molto di più.

Minacciato suo malgrado, si trova a dover affrontare pericoli dei quali neanche conosceva l’esistenza, eminenze grigie dalla longa mano, e decide a chiedere aiuto a Diego sul da farsi.

Quest’ultimo, dietro alla parvenza di venditore di dischi, cela una vita parallela vissuta al limite estremo, con il quale Michele dovrà confrontarsi.

In questo romanzo c’è tutto l’interesse di D’Andrea per la politica del tempo, gli anni ’70 che erano un calderone di esperienze diverse ma accomunate da un obiettivo: cambiare il mondo.

Ci sono anche gli anni ’70 della musica che ci accomuna, il rock in tutte le sue sfumature che affonda le radici nelle band storiche nate proprio in quel periodo di rivoluzione sociale ma anche e soprattutto creativa e artistica.

D’Andrea vuole anche porre l’accento sulla denuncia degli errori commessi dalla lotta armata, dall’inutilità del sangue versato, dall’amarezza che rimane come retrogusto nell’incontrare la stessa persona dopo milioni di anni senza sapere quello che ha attraversato nel tempo successivo alla separazione.

Enzo D’Andrea sa scrivere, su questo non c’è dubbio nonostante il costante miglioramento che trova sempre spazio nelle penne esordienti.

La precisione con la quale descrive Torino pare venire fuori da un torinese, invece non è così.

Le Formiche di Piombo è un romanzo molto bello, i protagonisti sono vivi come risultano vivi la città, gli ambienti, le vie e la stazione: i veri protagonisti, a far da sfondo a una storia davvero amara di un’amicizia di lunga data sgretolatasi lungo la strada degli anni.

Fatevi del bene, leggetelo.