Life is Strange è stato, nessun dubbio in merito, uno dei titoli più importanti della corrente generazione di console, capace – insieme alle produzioni su licenza firmate Telltale Games, da Game of Thrones a The Walking Dead – di riscrivere il canone delle moderne avventure grafiche con incrollabile maestria.

Life is Strange, quando la narrazione va al di là del gioco

Più che ad un’avventura grafica in senso stretto, infatti, la produzione dei francesi Dontnod assomiglia ad un film interattivo: il gameplay è quasi interamente sacrificato in favore dell’intreccio e dei suoi personaggi, con tutto ciò che ne consegue. Si tratta di una formula già ampliamente rodata ma, mai come in Life is Strange, in grado veicolare emozioni tanto forti, tessendo la rete di un racconto avvolgente e penetrante nel senso più schietto del termine.

Una parte ludica meno evanescente avrebbe senz’altro giovato, ma poco male, perché la parabola di Maxine Caulfield è un thriller di quelli raffinati, eleganti, delicati come assai raramente capita nel mondo videoludico. Una esplosiva alchimia tra The Butterfly Effect e Twin Peaks, un romanzo di Stephen King che prende vita sullo schermo, un film da vivere con il pad in mano, i cui esiti dipenderanno esclusivamente dalle nostre scelte. La grandezza di Life is Strange sta anche in questo: pur trattandosi di un gioco in cui, all’atto pratico, si gioca molto poco, se estrapolassimo il suddetto dal medium di appartenenza ne uscirebbe inevitabilmente ridimensionato, risultando – forse – una storia priva di particolari picchi stilistici e di originalità.

È invece grazie alla singolarità del videogioco che il racconto acquisisce tutta la sua forza dirompente, permettendoci di empatizzare con un cast di personaggi splendidamente caratterizzato, che fa da subito breccia nel cuore del giocatore.

Il videogames

Life is Strange racconta delle peripezie di Max e Chloe, due amiche diciassettenni che, dopo essersi separate, si ritrovano nella loro cittadina d’origine, Arcadia Bay. Il loro drammatico incontro farà capire a Max di avere un potere alquanto speciale: può riavvolgere il tempo di alcuni istanti, tornare indietro per evitare che qualcosa accada, manipolare gli eventi e le persone, vedere quale effetto può sortire una scelta diversa.

Intorno a questo espediente sovrannaturale s’innesta una vicenda tarata su una dimensione assolutamente umana; che parla di amicizia, di crescita, del diventare grandi, con una nota di amarezza in perenne sottofondo. Non vi anticiperemo altro! Se amate le avventure e ricercate l’emozione che può suscitare una storia ben scritta, indipendentemente dalle vostre opinioni sul medium, provate Life is Strange.

Un videogioco diverso dagli altri

Life is Strange non è un titolo come gli altri, è qualcosa di unico. Tutto è subordinato alla trama e ai personaggi. E tutto è così diverso dai clichè del videogame classico. Max è una ragazzina timida, si veste un po’ trasandata, è piena di dubbi e incertezze: un modello femminile decisamente agli antipodi rispetto a quelli che solitamente ci propone l’industria del videogioco. È un’opera di straordinaria complessità, realizzata con tanta cura e passione da un team che proprio non ne vuole sapere di adeguarsi alle mode. E per fortuna, perché Life is Strange è uno di quei titoli per cui scomoderei senza remore alcuna la parola “capolavoro”.