L’immortale Hulk di Al Ewing e Joe Bennett segna l’esordio di un nuovo ciclo narrativo per il gigante di giada. Una nuova run che lascia letteralmente a bocca aperta!

Nuovo giro di giostra per Hulk, uno dei personaggi più iconici dell’universo Marvel. Dopo Il fichissimo Hulk, arco narrativo che era partito alla grande e che poi è finito avvitandosi un po’ su se stesso (complice una scrittura a mio avviso un po’ troppo atuocelebrativa da parte di Greg Pak), il nostro amato pelleverde si presenta con una serie di storie che mi hanno lasciato letteralmente a bocca aperta.

I toni della serie scritta da Al Ewing sono dichiaratamente horror, a tratti disturbanti, senza dubbio molto lontani dall’impostazione spensierata e divertente dell’ultima run scritta da Greg Pak.

Lo stile dei disegni di Joe Bennet è volutamente retrò e aumenta questa sensazione, con atmosfere visivamente vicine ai vecchi horror anni ’70 e alle prime oscure storie di Hulk, ovvero quando Bruce Banner si trasformava soltanto di notte e diventava grigio.

Hulk è immortale, ma Bruce Banner no. Si parte da questo semplice spunto per costruire storie cupe, a tratti angoscianti, costruite attorno allo schema classico della mitica serie tv con Bill Bixby e Lou Ferrigno.

Alcune scelte narrative sono davvero sorprendenti, così come le tematiche trattate. Il tutto senza mai scadere nel già visto, cosa difficilissima quando hai a che fare con un personaggio che ha qualche decennio di storia alle spalle.

Ewing si dimostra un grande autore perché usa schemi classici e situazione note per innovare completamente la serie e il personaggio, segno distintivo di un autore di razza.

Ewing la tocca fortissimo, non si fa problemi a raccontare in maniera brutale cose che ultimamente nei fumetti Marvel non di dovevano raccontare, per lo meno in questo modo.

Insomma, sembra che gli autori abbiano voglia di spaccare, e a quanto pare ci stanno riuscendo molto bene.

Nuovo formato per l’Italia

Ho letto i primi due albi pubblicati da Panini e devo dire che il formato spillato mi ha convinto, anche se all’inizio dubitavo molto che potesse essere attuale.

Tutto funziona però perché le storie sono dense e quando hai chiuso l’albo ti viene venire voglia di ripartire dalla prima pagina, cosa ormai sempre più rara per quanto mi riguarda quando leggo un albo Marvel.

Senza dubbio una proposta molto interessante per un personaggio che nel corso degli anni ha vissuto archi narrativi strepitosi alternati a momenti a dir poco imbarazzanti, ma che dimostra ancora una volta di avere tantissimo da dire se interpretato al di là dei soliti cliché narrativi.