L’occhio sinistro di Dio, la recensione di Giulia Mastrantoni del romanzo d’esordio di Massimiliano Zorzi pubblicato da Le Mezzelane Casa Editrice.

Titolo: L’occhio sinistro di Dio
Autore: Massimiliano Zorzi
Editore: Le Mezzelane Casa Editrice
PP: 400

L’Impiccato altri non è che un ragazzino vittima di bullismo. Nella Padova anni ’80, una banda si diletta a picchiare e terrorizzare un gruppo di ragazzini.

Un pomeriggio, durante l’ennesimo pestaggio, uno dei ragazzini viene appeso a un salice con l’intenzione di lasciarlo lì. Gli amici del ragazzino scappano, così come i bulli, spaventati da un rumore proveniente dal bosco.

Mentre l’Impiccato penzola dal salice, però, qualcosa accade. Dal bosco esce un’ombra. Si tratta di Renato, un uomo per il quale i soprusi di qualunque genere sono quanto di più vile esista.

Renato decide di aiutare l’Impiccato, spiegandogli come non farsi più mettere i piedi in testa dai bulli. Anche se l’Impiccato ha sempre ricevuto un’educazione che prevede le buone maniere e la non-violenza, davanti alle azioni commesse dai bulli non c’è scelta: l’Impiccato deve imparare a difendersi.

Se siete come me e vivete male questo periodo di atti di razzismo e ingiustizie, allora è probabile che L’occhio sinistro di Dio non faccia per voi in questo momento. È un romanzo ben scritto, ma la violenza abbonda e gli atti di bullismo sono descritti in modo estremamente esplicito. Si fatica a non immedesimarsi con l’Impiccato.

Ovviamente è qualcosa da lodare, perché denota una capacità di rendere graficamente la violenza particolarmente spiccata, ma non è per tutti gli stomaci. Lo dico spesso e lo dico anche adesso: leggere episodi di violenza non è semplice.

Bisogna sottolineare come l’incipit del romanzo cattura l’attenzione del lettore, facendo sì che questi voglia sapere “cosa viene dopo”. In questo senso, la scrittura di Zorzi è davvero meritevole. C’è una sorta di tensione continua che spinge il lettore a proseguire, rendendolo riluttante a spegnere la luce e andare a dormire. Molta della tensione è creata dai personaggi, che esprimono una moltitudine di sentimenti davvero interessante.

Credo sia importante spendere due parole per parlare della caratterizzazione dei personaggi. Sono tutti molto diversi l’uno dall’altro e non si relazionano tra loro in modo banale. In particolare nel prologo al romanzo viene raccontata in modo molto efficace una “storia d’amore”, o per meglio definirla, una “cotta”.

Quello che Zorzi fa è raccontare in modo rapido come i sentimenti si evolvono, sfuggendo al controllo dell’individuo. Si tratta di una modalità descrittiva particolare che può piacere o meno, ma che io ho apprezzato.

Per concludere, vorrei dire che parlare de L’occhio sinistro di Dio senza spoilerarne la trama è cosa ardua. Ci sono molti colpi di scena e la narrazione è brillante.

La cosa migliore che posso fare è consigliarvene la lettura e proporvi di scambiarci le nostre opinioni quando avrete terminato di leggere il romanzo di Zorzi. Cosa ne pensate?