I lupi di Ray Banks letto (e tradotto!) da Marco Piva Dittrich

Titolo: I lupiLupo ululì, Newcastle ululà
Autore: 
Ray Baks
Editore:
 Revolver (Edizioni BD)
PP:
 218
Euro: 12,50

Un giorno, l’editor di Revolver (ma sì, si può dire: il nostro cavaliere elettrico, il Son Of Anarchy Matteo “Mila” Strukul) mi ha contattato su Skype e mi ha detto «Ohi, avrei questo romanzo di Ray Banks da tradurre. Guarda che è ostico, però è una figata. Ce la fai?».

Ovvio che ho detto di sì. Ray Banks è “sponsorizzato” dal grandissimo Allan Guthrie e lo seguivo già da un po’ su Twitter (@thesaturdayboy) trovandolo divertente e intelligente. E avevo già letto le prime pagine di Wolf Tickets e non vedevo l’ora di sapere come andava a finire. E poi se Strukul dice che è “una figata” di solito ha ragione.

Mi è arrivato il file, ho visto che non era lunghissimo, mi sono strofinato le mani. Bello, abbastanza breve e la data di consegna era comoda. Poi ho cominciato a tradurlo. Strukul aveva ragione. Perché è “una figata”, ma è anche “ostico”.

Non particolarmente per il linguaggio, anche se Banks usa tanti regionalismi sia irlandesi che della zona di Newcastle: per quelli Google e un paio di amici irlandesi mi sono bastati, e poi la parlata di Newcastle non è immensamente diversa da quella scozzese di casa mia.

No, quello che mi ha fatto penare è il ritmo di Banks: non si respira. E non è che seguiamo un personaggio solo, per quanto frenetico possa essere. No, ne seguiamo due, Cobb e Farrell, ex commilitoni e poi soci in una serie di attività illegali di poco conto.

Cobb è di Newcastle, dove si svolge l’azione. È un criminale di mezza tacca e di mezz’età, che rubacchia giusto quanto gli basta per tirare avanti, che non disdegna di sottrarre abiti, libri (soprattutto di Joe Lansdale) e CD dai negozi di beneficienza. Almeno ha smesso di drogarsi.

Farrell, che è irlandese, a un certo punto ha iniziato una relazione con una donna di una classe sociale più elevata e ha deciso di fare il gran passo. No, non è diventato onesto, ma ha iniziato a cercare di far carriera nel mondo della criminalità organizzata. E allora ha anche iniziato a comportarsi in maniera più raffinata. E ha mollato lì Cobb senza nessuna spiegazione.

Ma a un certo punto quella donna lo lascia, dalla sera alla mattina. Farrell ne segue le tracce fino a Newcastle, e naturalmente chiede aiuto al suo vecchio amico Cobb. Il quale non è esattamente entusiasta… e adesso basta raccontare, godetevelo.

Godetevi il ritmo indiavolato dell’azione, il fatto che mentre uno dei due dorme di solito l’altro sta facendo qualcosa di folle. Godetevi Cobb, una mezzasega che sa e accetta di esserlo, e Farrell, un’altra mezzasega che invece cerca di far credere agli altri (e anche a se stesso) di essere chissà chi.

Godetevi il sangue, la polvere da sparo, il torcibudella, il pub irlandese dove si mangia da schifo, lo spacciatore senza gambe che si fa chiamare Goose (e provate a non immaginarvelo con la faccia e i baffetti di Anthony Edwards ai tempi di “Top Gun”), il poliziotto raffreddato. Godetevi le cicatrici, le battute idiote, i furtarelli inutili, le spacconerie.

Godetevi il fatto che per tradurre i due personaggi taglienti e diversi tra loro come Banks li ha scritti ho dovuto sputare sangue.

E ho finito pochi giorni prima della scadenza, mica due settimane come pensavo di poter fare. Non sono mica stupidi, quelli di Revolver. Lo sapevano che non sarebbe stata una passeggiata. È stata una lotta. Ma, per dirla con Matteo Strukul, che figata.