Maze Runner – Il labirinto, ovvero 114 minuti di azione per un pubblico Young Adult.

Tra le tante novità, di notevole ignoranza cinematografica, mi sono imbattuto in questo film-etto tutto “corri altrimenti muori”. Ecco, non è così ignorante, anzi lo promuovo a pieni voti. Chi per errore avesse letto la trilogia The Maze Runner, in Italia i romanzi di James Dashner non hanno riscontrato molto entusiasmo (Fanucci Editore), ritroverà i suoi amati teenagers indaffarati nella loro quotidiana soppravvivenza all’interno del labirinto.

Maze Runner - Il labirinto, la recensione di Andrea Andreetta

Maze come labirinto ma soprattutto imbroglio, cheat, swindle a tutti gli effetti. Una storia che di vero ha ben poco e che si regge su gambe solide, e non solo quelle dei corridori, tanto da lasciare lo spettatore con la detestabile voglia di vedere cosa succede dopo. Ecco, il dopo dovrete attenderlo almeno un anno! Se a questa notizia non avete già cambiato sito allora andate di corsa al cinema, prima leggete tutto però, per passare una serata all’insegna dell’intrattenimento puro, purtroppo questi 114 minuti di azione voleranno troppo presto.

Maze Runner - Il labirinto, la recensione di Andrea Andreetta

Tutti gli ingredienti per un succulento vortice di emozioni sono pronti sul tavolo per essere lavorati, sminuzzati, tritati e spesso punti (?). La gang di ragazzi che popola la Radura, solo maschi dal testosterone in età top, si è data delle regole molto semplici: fai la tua parte, non attaccare mai un altro Raduraio, non oltrepassare mai quelle mura (labitinto). Su quest’ultima semplice regola scatta il delirio dall’apparizione di Thomas, bellocio dallo sguardo intenso che pare saperne a pacchi su tutti quegli smemorati.

Infatti il tavolo sul quale si sparpagliano tutti questi ingredienti non è solo prettamente fisico, come il labirinto dal quale i nostri eroi vorrebbero uscire, ma una tabula rasa menemonica di massa. Nessuno ricorda chi era o perché si trovi rinchiuso in questa storia scritta da altri, solo Thomas vedrà qualcosa di più e lui sarà la forza centrifuga, il vettore incontrollabile che cambierà tutto.

Maze Runner - Il labirinto, la recensione di Andrea Andreetta

Attori giovani come l’inglese Will Poulter già apprezzato ne Le Cronache di Narnia, Dylan O’Brien superstar di Teen Wolf (qui bisogna essere molto giovani ma vi assicuro che le ragazzine si strappano le vesti) o Thomas Sangster già Jojen Reed in Game of Thrones sono all’altezza di una produzione 20th Century Fox, sopratutto centrano il target iconografico del cultore YA.

Maze Runner - Il labirinto, la recensione di Andrea Andreetta

Ma Mase Runner è sopratutto il debutto alla regia di Wes Ball. Sconosciuto ai più il giovanissimo regista americano, arrivato dalla computer graphics, nel 2012 diede già prova di grandissime capacità con un cortometraggio, Ruin, veramente interessante (qui il sito ufficiale). Ball interpreta al meglio le caratteristiche del romanzo, tagliandolo nelle parti meno cinematografiche anche grazie a Noah Oppenheim (uno che annovera Emmy in casa), regalando freschezza e quell’impianto all-action che vi incollerà alla sedia.

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