Mickey Spillane

Mickey Spillane“Spillane scrive con velocità, e la sua poesia non levigata di narratore crea una città di fantasia, una New York di sogno e mito, popolata dalle stesse tipologie di personaggi che si trovano nelle opere di Daly, Hammett, e Chandler – good girls, vetri scuri, poliziotti frustrati, signori del crimine e pezzi grossi corrotti…” (Max Allan Collins).

Mickey Spillane, pseudonimo di Frank Morrison Spillane. Nella vita esercitò le professioni più disparate, da sceneggiatore di fumetti a istruttore di volo passando per artista del circo. Ebbe un discreto numero di matrimoni e, stando ad una stima del 2006, furono oltre 200 milioni le copie dei suoi libri vendute solo negli U.S.A.

Sono gli anni trenta del Novecento quando un giovane Frank Spillane di Brooklyn, New York, comincia a lavorare come sceneggiatore di fumetti e di pulp magazine. In questo periodo svilupperà il personaggio Mike Danger, un investigatore privato per i fumetti… non glie lo compra nessuno. Non fino al 1947 quando, a II° Guerra Mondiale terminata, Spillane trasforma il suo Mike Danger in Mike Hammer e in nove giorni scrive: “I, the Jury” (“Ti ucciderò” nella versione italiana) che esce in edizione tascabile. Mike fa il botto: vende oltre sei milioni di copie, solo in America. Quindi Spillane scrive altre sei avventure per il suo investigatore privato Mike Hammer, di cui cinque vennero pubblicate tra il 1950 e il 1952, erano romanzi che vendevano anche tre milioni di copie in una sola settimana.

Mickey SpillaneSpillane è uno che scrive molto e molto in fretta, come abbiamo visto; lui stesso dichiarò di essere in grado di scrivere di getto cinque pagine senza dover poi rivedere nemmeno una parola. Detto da uno che mandò al macero le prime cinquanta mila copie di “I, the Jury” perché per un errore tipografico non era stata messa la virgola nel titolo…beh, la cosa assume un certo peso. Ma di cosa scrisse Spillane, e perché ne trattiamo su Sugarpulp?

Cominciamo dando uno sguardo alla figura di Mike Hammer, l’investigatore privato che fece la fortuna di Spillane. Alcuni hanno sostenuto che Mike Hammer fu, nel panorama letterario, la controparte “oscura” del cavalleresco Philip Marlowe. Sono due personaggi che compaiono a nemmeno dieci anni di distanza l’uno dall’altro (“Il grande sonno” di Chandler è del 1939, “Ti ucciderò” è del 1947). Sono personaggi che agiscono in contesti sociali molto simili, (seppure le storie di Marlow siano ambientate a Los Angeles e quelle di Hammer a New York) il mondo del crimine è il loro habitat naturale, sono due personaggi dotati di ironia, con la pistola e la battuta sempre pronta, per non parlare dei cazzotti. Mentre il personaggio di Marlow agisce seguendo chiaramente un ferreo codice etico, in Hammer questo aspetto è blandamente affievolito .

Il personaggio di Spillane, pur essendo incorruttibile e tutto d’un pezzo come il suo “collega” Chandleriano, agisce palesemente sulla spinta di un individualismo feroce e non gli manca una certa dotazione di sciovinismo. Hammer va inteso per The Hammer of God, il martello di Dio che arriva a flagellare gli iniqui e i colpevoli. La furia di Mike Hammer è al servizio di ciò che Mike Hammer ritiene giusto, e il suddetto se ne sbatte altamente se la cosa è “giusta” in senso ampio o meno. I cattivi si combattono colpo su colpo, senza regole tra i piedi e senza limitazioni di sorta: non si fanno prigionieri.

Palese, in questo senso, come Il personaggio Mike Hammer sia il frutto delle istanze sociali contingenti al momento storico in cui Spillane scrive. L’umanità si è appena beccata due terrificanti conflitti a livello mondiale, gli U.S.A portano ancora i segni lasciati dalla devastante crisi economica del ’29, la corruzione e il crimine dilagano e la “guerra fredda” è già una realtà.

Mickey SpillaneCi vuole un eroe, un vero duro, un mito. Gli U.S.A hanno bisogno di un mito in cui credere. Una figura che i problemi gli stende a pugni e i cattivi a colpi di cal.45. Mike Hammer permette di fare, seguendo uno percorso diverso, ciò che faceva il giallo classico: rassicurare il lettore. Il giallista classico diceva al lettore che il cattivo sarebbe stato consegnato alla giustizia e la vita sarebbe ritornata a scorrere tranquillamente. Gli sconvolgimenti storici di cui sopra portano l’individuo ad essere sfiduciato, oltre misura, nei confronti di qualsiasi istituzione e allora Mike Hammer dice al lettore di non preoccuparsi troppo, che il cattivo finirà con un paio di proiettili in corpo, e la vita tornerà a scorrere tranquilla ugualmente. The hammer of God. Il potere (e la funzione del) mito. Tre milioni di copie in una sola settimana.

Spillane fu definito uno sciovinista, probabilmente non a torto, sicuramente fu un maccartista e l’odio per la minaccia comunista non tralasciò certo di inserirlo nelle avventure di Hammer. Quando, con il passare degli anni, si instillerà nel tessuto sociale una rinnovata fiducia nell’importanza del rispetto delle regole, perché si riscoprirà in qualche modo il valore intrinseco della persona, quando con gli anni settanta l’odio indiscriminato contro tutto e tutti di Mike Hammer sarà ritenuto sconveniente, ecco allora questa tipologia di personaggio verrà abbandonato. Certo, prima che questa desuetudine strutturale del personaggio sopravvenisse Spillane, nel 1952, aveva già sospeso l’attività di scrittore ed era diventato testimone di geova. In un intervista affermò di essersi convertito quando alcuni membri di quella fede gli dimostrarono che la teoria dell’evoluzionismo di Darwin era sbagliata.

Negli anni sessanta ricominciò a scrivere e creò anche un nuovo personaggio: Tiger Mann, (ispirato al più celebre James bond) una spia che lavorava per una fondazione di un miliardario della destra radicale. Il personaggio però non ebbe molto successo, anche se comunque ne vennero pubblicate quattro avventure. Spillane scrisse anche libri per ragazzi, ma il suo più celebre successo fu sicuramente il detective privato Mike Hammer.

C’è da segnalare che l’ascesa del più celebre tra i personaggi di Spillane fu inscindibilmente legata al rivoluzionario fenomeno delle edizioni tascabili. I paperback , libri stampati su carta di bassa qualità, la stessa delle riviste pulp, però con le copertine a colori. Libri in cui comparivano come elementi salienti sesso e soprattutto azione. Due ingredienti che nei libri di Spillane certo non mancano. Scelta a dir poco coraggiosa, e che dev’essere costata in termini di reputazione, se si pensa quanto poco queste due componenti fossero “sdoganati” nella società di metà Novecento. Pensate che un personaggio femminile di Ti ucciderò è addirittura affetta da ninfomania…
Ninfomania negli anni quaranta in un libro che non sia un trattato di psichiatria?! Scandalo!

Azione e sesso. Due elementi che, sorretti da uno stile asciutto di stampo quasi giornalistico, ed ad un ritmo mai meno che serrato, permettono a Spillane di fare una cosa che egli riteneva molto importante per un narratore: intrattenere. Spillane dichiarò infatti: “Non sono un’ autore, sono uno scrittore, devo sopravvivere in qualche modo. Non scrivo solo per divertimento. Non sto cercando di educare la gente, cerco solo di intrattenerla…” Il creatore di Hammer non fece mai mistero di come lo scrivere fosse un modo per guadagnarsi da vivere, per fare soldi. Tanto meno fece mistero della sua concezione della letteratura come intrattenimento. Se non fu il primo a dirlo fu sicuramente lo scrittore che lo disse con la maggiore chiarezza possibile, e questo a noi di Sugarpulp non può che piacere. “…la gente non legge i libri per arrivare a metà, loro leggono un libro per arrivare alla fine e sperano che il finale giustifichi tutto il tempo che hanno impiegato a leggere…” (Spillane in Speaking of Murder)

In virtù del fatto che l’azione, le belle donne e le dinamiche criminali erano il traliccio portante del mondo hammeriano, e dal momento che questi elementi avevano una resa elevata in termini di intrattenimento una volta messi sul grande schermo, di numero non trascurabile furono le pellicole realizzate sul personaggio di Hammer. Alcune di queste furono fedeli alle trame narrate sulla carta stampata, altre meno. Robert Aldrich, il regista che realizzò la pellicola di “Kiss Me, Deadly”, una volta dichiarò: “Il mio film dal libro non ha preso proprio nulla. Abbiamo mantenuto soltanto il titolo. Tutto il resto lo abbiamo buttato via”. Certo è che nella pellicola di Aldrich l’aspetto violento di Hammer è notevolmente rimarcato rispetto al libro. Nel 1963 lo stesso Spillane interpreterà il ruolo dell’investigatore Mike Hammer nel film “Cacciatori di donne” di Roy Rowland. Pare che fosse l’unica trasposizione cinematografica tra quelle realizzate sulle avventure di Hammer di cui Spillane fosse soddisfatto.

Mickey SpillaneInsomma Frank Morrison Spillane fu tra i padri indiscussi della letteratura hardboiled. Fu spesso sottovalutato da i suoi colleghi (Chandler lo definì un “fumettaro”). Spesso fu attaccato per l’elevato grado di violenza che metteva nelle storie che scriveva, o per il modo in cui trattava i personaggi femminili nelle sue opere, e in genere per la quantità di odio erga omnes di cui le avventure di Hammer erano intrise. Lui ha sempre risposto che i suoi libri erano semplicemente finzione e che la realtà è un’altra cosa. Aveva ragione, e la sua era una finzione molto divertente.

Frank Morrison Spillane fu ammazzato dal cancro nel duemilasei, a noi di Sugarpulp piace ricordarlo attraverso la sua letteratura che è stata, nonostante tutto, una pietra miliare della narrativa d’azione che vuole (e riesce ad) intrattenere.