Nastri, una favola post-rock di Stefano Solventi. La recensione di Corrado Ravaioli per Sugarpulp MAGAZINE.

Nastri, una favola post-rock di Stefano Solventi. La recensione di Corrado Ravaioli per Sugarpulp MAGAZINE.Titolo: Nastri
Autore: Stefano Solventi
Editore: Eretica edizioni
PP: 170 pagine

Stefano Solventi, raffinato critico musicale, si misura nel suo secondo romanzo con il genere distopico.

Siamo nel 2052, l’Europa è stata colpita alcuni anni prima da una pandemia mortale, la Lussemburghese. Milioni di persone sono morte e un piano di vaccinazione obbligatorio ha permesso di contrastare i contagi.

Quello che è successo lo scopriamo un po’ per volta, all’inizio di ogni capitolo, attraverso articoli di giornale che testimoniano l’evoluzione del fenomeno, dalla fase acuta alla scomparsa del virus.

Durante gli anni, tante cose sono cambiate, a partire da una radicale riduzione delle libertà personali stabilita da un fantomatico governo centrale. È vietato l’utilizzo di internet, il consumo alcol e tabacco, e i confini europei sono rigidamente controllati. Un divieto spicca su tutti e rappresenta il perno attorno al quale ruotano le vicende dei protagonisti: non si può ascoltare né suonare musica, perché considerata causa di disturbi neurologici secondo sedicenti esperti governativi.

Polly, giovane studentessa universitaria si trova per le mani cinque nastri (quelli digitali che hanno segnato un’epoca per i musicofili nati prima del 1990). È l’unica eredità del padre e intende fare di tutto per scoprire cosa contengono anche se è contro la legge. Con lei ci sono Sam e altri personaggi che hanno provato, o cercano, un modo per sovvertire il sistema.

Gli elementi del genere, per quanto riguarda l’ambientazione “a la Blade Runner”, ci sono tutti. E ben dosati. La città, anonima e grigia, i suoi palazzi di vetro grigi accarezzati dai treni sospesi che si muovono silenziosi tra i quadranti delle città. Tanti piccoli elementi che suggeriscono, senza appesantire la lettura.

Il libro parla di libertà negate, ed è un atto d’amore inedito nei confronti di una forma d’arte quasi necessaria, almeno per chi scrive. Provate a immaginare un mondo senza le vostre canzoni preferite, dove l’unica colonna sonora è rappresentata da ciò che nel romanzo viene definita musica neutralizzata, ovvero che non genera alcun tipo di emozioni.

L’Europa del 2052, secondo il cupo scenario immaginato dall’autore è caratterizzato da “una generazione di giovani che non cerca più niente, non prova più niente”.

Polly potrebbe essere l’eccezione ma dovrà decidere se provare a dare un senso alla propria esistenza, magari in nome della musica. Insieme Iggy Pop, i Beatles o Bowie e altri “angeli custodi”.