American Crime Story: The People v. OJ Simpson è un dramma giudiziario ricco di spunti di riflessione sulla società statunitense e sul razzismo.
Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di O.J. Simpson, ex stella del football americano, attore, amatissima celebrità e, soprattutto, protagonista nella prima metà degli anni ’90 di quello che è ricordato ancora oggi come il “processo del secolo”.
Il 13 giugno 1994 Nicole Brown, ex moglie di Simpson, ed il cameriere Ron Goldman furono ritrovati morti in un lago di sangue nei pressi dell’abitazione della Brown. OJ Simpson fu accusato dell’omicidio e dopo un spettacolare inseguimento lungo le autostrade di Los Angeles – seguito in diretta tv da 75 milioni di spettatori – , venne arrestato e sottoposto a giudizio.
Di fronte ad una mole schiacciante di prove e dopo un infinito processo di 253 giorni l’ex campione della NFL fu giudicato a sorpresa non colpevole, diventando con ogni probabilità il primo imputato di colore ad essere assolto per motivi razziali in una sorta di rivincita della comunità nera nei confronti della polizia di Los Angeles, da sempre accusata di soprusi (soprattutto dopo il caso Rodney King).
Da questa incredibile e discussa vicenda FX ha tratto la prima stagione della nuova serie antologica American Crime Story, intitolata The People v. OJ Simpson, che ripercorre in dieci episodi l’intera storia, dalla notte degli omicidi sino all’assoluzione dell’imputato.
Lo show, pluripremiato, ha avuto il plauso di critica e pubblico e va sicuramente inserito tra i must see di questo ricco 2016 insieme a Westworld, Stranger Things, Vinyl (inspiegabilmente cancellato) The Night of, The Get down e 11.22.1963.
Sono tre, a mio avviso, i principali motivi che hanno decretato il successo di The People v. OJ Simpson trasformandolo in una serie imperdibile:
- La tematica razziale.
Sono passati più di vent’anni ma negli Stati Uniti la situazione della comunità afroamericana non sembra molto cambiata con decine di morti – alcune eclatanti – ogni anno, per mano di poliziotti bianchi in circostanze spesso poco cristalline. E la tensione continua ad essere altissima. I produttori (tra i quali il Ryan Murphy di American Horror Story, Glee e Nip/Tuck) sono stati scaltri nel scegliere una storia che non solo ha appassionato milioni di americani ma continua ad essere fortemente legata all’attualità.
- Una ricostruzione impeccabile del processo.
Basta cercare in rete qualche filmato delle udienze (ce ne sono a decine) per rimanere a bocca aperta. La somiglianza fisica degli interpreti, la ricostruzione minuziosa dei passaggi salienti , la capacità di raccontare quanto accaduto senza schierarsi insinuando però la giusta dose di dubbi.
- Una scrittura capace di dare profondità ai personaggi
Non era facile incollare gli spettatori di fronte alla riproposizione di un celebre processo, per quanto interessante. I creatori della serie Scott Alexander e Larry Karaszewski (sceneggiatori di Ed Wood, Man on the moon e Big Eyes) sono però riusciti nell’impresa trasformando l’aula del tribunale in un campo di battaglia in cui i numerosi avvocati – i cui personaggi sono perfettamente tratteggiati – combattano una guerra senza esclusione di colpi. E a convincere sono anche le brevi incursioni nella vita privata dei protagonisti che contribuiscono a definire il contesto ed i contorni della vicenda, senza mai appesantire la narrazione. È doveroso ricordare che gli sceneggiatori si sono basati sul bestseller di Jeffrey Toobin The Run of His Life: The People v. O.J. Simpson.
Aggiungete a questi elementi un cast stellare (Cuba Gooding Jr., John Travolta, Sara Paulson, Courtney B. Vance, David Schwimmer) ed una regia solidissima ed avrete come risultato un grande spettacolo.
A differenza delle serie sopra menzionate The People v. OJ Simpson non è soltanto un intrattenimento molto intelligente. Rappresenta un pezzo importante della recente storia americana e le tematiche affrontate nello show vanno molto al di là del caso Simpson (a chi volesse approfondire questo aspetto consiglio l’ottimo documentario OJ: Made in America prodotto da ESPN).
Un motivo in più per non lasciarselo sfuggire.