Palle Spaziali, il punto sulla quarta giornata di campionato nella rubrica di contro-informazione calcistica a cura di Fabio Chiesa

Un’INTER così bella da sembrare la Juve ed una JUVE così brutta da sembrare l’Inter: è questa la sintesi di un sorprendente derby d’Italia che ha visto i nerazzurri imporsi per 2-1, dopo l’iniziale vantaggio dei bianconeri.

Il Derby d’Italia

All’indomani del disastroso esito della Notte Fluo di Europa League la squadra di De Boer abbandona la casacca 3D e ritorna ai classici colori nero ed azzurro. Non fosse per i calzettoni gialli che costringono l’intero stadio ad indossare gli occhiali da sole, sarebbe pure una divisa normale. Dopo aver rinchiuso Ranocchia e Brozovic in uno scantinato di Appiano Gentile ed aver buttato via la chiave, il tecnico olandese affronta il suo primo grande banco di prova sotto gli attenti occhi a mandorla della dirigenza.

I nerazzurri meriterebbero già nel primo tempo, ma non riescono a concretizzare. Chi invece concretizza è Stephan Lichsteiner, promesso sposo dei milanesi –in effetti manca uno svizzero in rosa-, che buca la porta di Handanovic a inizio ripresa su assist di Alex Sandro. La squadra di Zhang Jindong –Fozza Indaaa!– non può però permettersi di fare brutte figure. In tribuna ci sono alcuni tra i principali protagonisti del Triplete, tra i quali Materazzi, Milito, Chivu, ma soprattutto Guido Rossi.

Ed è così che l’Inter ribalta il risultato con i gol di Icardi –la rete del centravanti argentino contro la Signora è ormai fissa nella bolletta Snai di Buffon-, e Perisic.

Ma a fare notizia è il (non) gioco dei bianconeri il cui centrocampo riporta alla mente dei tifosi le indimenticabili geometrie della coppia Tiago-Poulsen. Pjanic ha la consistenza del Fantasma Formaggino, Khedira dimostra sotto porta la freddezza di un teenager al primo appuntamento e Asamoah, dopo un buon primo tempo, decide di diventare il miglior uomo assist degli avversari. Sotto di un gol, Allegri dimostra nei cambi un coraggio paragonabile a quello di Schettino durante il naufragio della Concordia, mandando in campo Higuain e Pjaca quando è ormai troppo tardi. Il centravanti argentino soffre la mancanza dello spiedo di Kebab ormai fisso dietro le porte dello Stadium e, nonostante i suoi 120 kg, non riesce a dare peso all’attacco bianconero.

Primo passo falso, dunque, per i Campioni d’Italia, capaci di far fare bella figura pure a Medel, Santon e D’Ambrosio. Per Allegri c’è ovviamente di che preoccuparsi mentre De Boer si frega le mani: la sua squadra non è poi così Di Burro.

Milik nuovo profeta azzurro

Vittoria casalinga per il Napoli che al termine di una partita a lungo ferma sul 1-1 si impone nel finale con una doppietta di Arkadiusz Milik (sì, si chiama proprio Arkadiusz). Per il bomber polacco, alla terza doppietta in cinque partite ufficiali, i paragoni con Higuain sono praticamente inevitabili, ma Sarri frena: “Milik ha soltanto 22 anni, non ha bisogno della pancera, non odia De Laurentis –anche se è soltanto questione di ore-, e non ha ancora realizzato che qui non vincerà mai un beneamato. Diamogli tempo”.

Gli azzurri si portano avanti al 14’ con il solito Callejon servito da Lorenzo “Gomorra” Insigne. I partenopei sono arrembanti ma al 56’, Verdi, nonostante si giochi di sabato, realizza il gol della domenica scaricando un missile terra-aria direttamente all’incrocio, complice un Pepe Reina reattivo quanto un procione durante il letargo.

Bisogna attendere l’ingresso di Milik al 61’ in sostituzione di uno sfortunato Gabbiadini – al quale la società ha già provveduto a prenotare un pellegrinaggio a Medjugorje in compagnia di Paolo Brosio -, per vedere un Napoli deciso a chiudere i conti. Sarri è comunque fiducioso sul futuro dell’attaccante italiano:”Manolo si risolleverà il giorno in cui farà una doppietta”. Che, parafrasando, significa mai più.

A Milik, invece, occorrono soltanto 6 minuti per portare in vantaggio la sua squadra con uno splendido pallonetto. E altri 11 per chiudere i conti poco dopo, al 78’, con un’azione personale al termine di una serie di rimpalli in area. Un secondo gol sul quale, va detto, il portiere del Bologna, Da Costa, esibisce riflessi degni di Stevie Wonder. Ma le emozioni non sono ancora finite, perché al 88’ il terzino svedese del Bologna, Krafth, viene espulso per eccesso di foga. Strano per uno il cui nome farebbe pensare ad una sottiletta.
Napoli dunque in testa alla classifica e tifosi in estasi: più o meno come successo negli ultimi dieci anni in questa fase del campionato.

Gomblotto al Franchi?

La ROMA è ospite della Fiorentina nel secondo big match di giornata che si conclude con la vittoria dei viola per 1-0. La prima notizia è che ai giallorossi, nonostante il carpiato ancora una volta impeccabile di Dzeko, non è stato fischiato neanche un rigore. Gomblotto. La seconda è che il centravanti bosniaco è tornato finalmente ad esibirsi in quella che è, dopo il carpiato, la sua seconda specialità: il gol divorato.

La Magica domina per gran parte della gara ma, nonostante numerose occasioni (Dzeko, Nainggolan, Perotti), non riesce mai concretizzare. La Fiorentina incassa colpi sino alla fine e, al 82’, si rivela letale con un gran tiro di Badelj.

Spalletti è chiaramente in crisi: il suo giocatore più decisivo, Totti, ha 40 anni ed ogni volta che lo schiera gli allunga la carriera di almeno sei mesi. Il suo successore, Danielino De Rossi – nonché Capitan Futuro -, ha il temperamento di un orfano cresciuto in una banda del Bronx. Infine, le seconde linee su cui contava tanto per fare turnover tra campionato e Champions – sì, vabbè Europa League – si stanno dimostrando affidabili più o meno come Paul Gascoigne lasciato solo in compagnia di una cassa di birra. Mercoledì per fortuna si gioca col Crotone all’Olimpico. Nel caso di sconfitta o pareggio si potrà ufficialmente tornare a parlare di Sistema.

A Marassi ci pensa Milan Skriniar

Sampdoria e MILAN hanno giocato in quel di Marassi il primo anticipo di giornata. I blucerchiati – risolto con una grigliata il problema dei cinghiali -, conducono la partita in entrambi i tempi tra occasioni sprecate, miracoli di Donnarumma, gol annullati e qualche sbandata difensiva. I rossoneri non sanno approfittare delle poche occasioni concesse ed il loro gioco continua ad entusiasmare quanto un lunedì lavorativo dopo un addio al celibato a Las Vegas.

Lapadula, al suo esordio dal primo minuto, ce la mette proprio tutta ma finisce spesso per essere confuso dai ralenti di Montolivo e dai capelli di Niang. Non da ultimo, sembra proprio non riuscire a capire -come un po’ tutti i tifosi -, la differenza che c’è tra Suso e Sosa. Montella, visibilmente commosso per il gioco espresso dalla sua squadra, decide di mandare in campo, al 64’, Carlos Bacca, punito con la panchina per aver espresso perplessità sui cross di Abate.

E’ il minuto 80’ quando la difesa della Samp dimostra, come già a Roma, di avere la consistenza di una galletta di pastafrolla inzuppata nel latte. Il centrale bosniaco Skriniar sfodera un controllo che neanche Chiellini bendato ed il bomber colombiano ne approfitta per firmare uno 0-1 che sa di beffa. Ma non c’è da stupirsi. Il nome di battesimo di Skriniar è, neanche a dirlo, Milan.