Un femminone mulatto, fisico snello e atletico, dalla muscolatura lievemente accennata, capelli corvini sciolti sulle spalle, bocca carnosa e denti scintillanti. Ma l’occhio di Scoassa passò subito in modalità tele-metria: valutò i seni sodi e ritti in una quarta abbondante, ed il resto gli sembrò più che adeguato.

Luana, con la sua voce calda dalla marcata cadenza brasiliana, lo fece accomodare in un modesto salottino IKEA e gli offrì una bevanda alcolica fredda dal nome esotico, che Toni Scoassa da Arzerello – avvezzo alla birra da discount ed al bianco macchiato Aperol – non comprese bene: cai… qualcosa, un nome strano che ricordava la tachipirina. Scoassa, stregato da Luana che continuava a volteggiargli davanti agitando quel culo sodo da Oba-Oba che si ritrovava, trangugiò tutto: cachaça, ghiaccio e limone. Poi le si avventò addosso, il sangue travasato tutto nella parte pelvica del corpo.

Ciò che Scoassa ignorava, e che scoprì nei minuti immediatamente successivi, fu:

  • Luana, nome d’arte, era in realtà Ramòn, transessuale brasiliano cresciuto in qualche favela di Rio de Janeiro e vabbè, poco male: sarebbe stata una nuova esperienza mai provata…;
  • Scoassa comprese, quindi,quale fosse il lato da cui Luana era obessionata, e questo lo attizzò ancor di più;
  • purtroppo quel lato non era quello di Luana, e questo non lo attizzò per niente;
  • Luana/Ramòn oltre ad essere esperta di tecniche sessuali, se la cavava bene anche nella lotta, per cui, complice anche qualche goccia di Gamma-idrossibutirrato, meglio noto come droga dello stupro, diluita nella caipirinha di Scoassa, ebbe gioco facile ad immobilizzare i 100 chili di Toni non appena egli tentò di ribellarsi e, poi, a violare quel grosso e flaccido culone canticchiando “briiigitte bardot bardot…”.

Le ultime cose che Scoassa sentì furono un intenso bruciore all’ano seguito da un diffuso piacere al basso ventre, al che pensò: “Ah, can del porco, aeòra zè vero che zè bèo …”.

Poi più nulla.