Quelli che aspettano “Territori Noir: Sugarpul Festival 2012”: un’intervista multipla a tutti i protagonisti del prossimo Sugarpulp Festival. Oggi vi presentiamo Francesca Bertuzzi;

Cosa ti aspetti dallo Sugarpulp Festival?

Be’, questo è il secondo anno di un festival che con la sua prima edizione è stato in grado di creare un entusiasmo e un clima di passione che hanno reso lo Sugarpulp un evento più unico che raro… Mi aspetto di tornare a Padova fra persone che stimo e che sono felice di poter chiamare amici.

Quanto contano gli aspetti legati al territorio (o ai territori) nei tuoi lavori?

I luoghi sono una delle risorse più straordinarie per i romanzi. Ambientare una storia in un posto o in un altro ne cambia il sapore, i caratteri e le intenzioni. Ogni territorio ha un’identità che deriva dalla propria storia e mi lascerei sfuggire delle ottime occasioni se non prendessi in considerazione questa risorsa.

Secondo te si pubblica troppo?

Sono contenta che in Italia l’editoria stia proponendo tante alternative, sia nazionali che internazionali. Vuol dire che si sente l’esigenza di creare più possibilità per chi acquista, e aumentando i riflettori sul mercato dei libri si aumentano anche i lettori.

Editoria digitale (dall’ebook al selfpublishing, da Apple a Amazon): che ne pensi?

Capisco il grande risparmio che un lettore forte può ottenere tramite il supporto digitale ed è un’idea grandiosa. Io però sono una feticista del libro, mi piace la consistenza del volume e poterlo sfogliare. Il contatto fisico, insomma. È una cosa a cui non vorrei rinunciare. Per quanto riguarda il selfpublishing non ci credo particolarmente. Un libro non esiste solo grazie all’autore. Ha bisogno di un editore che lo scelga, che lo pubblichi per il proprio guadagno, e che quindi dia al romanzo una spinta forte e il sostegno di cui necessita. C’è bisogno degli editor che aiutano l’autore a ottimizzare il proprio lavoro, dei correttori di bozze che rifiniscono e controllano le informazioni e la grammatica. C’è bisogno degli uffici stampa per la pubblicità e per fargli avere risonanza ed evitare che si perda nel mare magnum di volumi. E degli avvocati per tutelare i diritti d’autore. Credo che mettere il proprio romanzo in rete sia un po’ un azzardo… che rischia di creare più delusione che orgoglio per il proprio lavoro.

Il podio dei tuoi film preferiti.

Full Metal Jaket, C’era una volta in America, Velluto blu.

Meglio Twitter o Facebook?

Io sono su facebook e mi piace molto… ancora non cinguetto, ma potrei cominciare.

Consigliaci un autore da invitare al festival 2013.

Cormac McCarthy, ma dovremmo inseguirlo con un fucile a canne mozze per farlo salire su un aereo.

Cinque aggettivi per definire la tua scrittura.

Ironica, veloce, colloquiale, cinematografica, e un po’ sadica.

La colonna sonora del tuo ultimo romanzo.

Ne “La Paura” c’è una canzone che a ondate torna nel romanzo. È “El Bandolero Stanco” di Vecchioni, e rappresenta esattamente la mia protagonista. Un eroe in ginocchio che si trova a risalire la china dal fondo del bicchiere. Per il booktrailer invece ho scelto un country-blues perché credo racconti bene il ritmo del romanzo. Da una parte la sensualità esasperata ed erotica del blues, dall’altra la cavalcata country verso il finale.

I tre romanzi che ti hanno influenzato di più, sia come persona che come autrice.

Come persona “Lolita” di Nabokov. Come scrittrice sicuramente “Atto d’amore” di Lansdale. Come ibrido “La scopa del sistema” di David Foster Wallace.

Il libro che non sei mai riuscita a finire di leggere.

Ce ne sono parecchi in realtà. Adotto la politica anarchica del se mi piace bene se no non è un obbligo. Solo che poi non ne ricordo nemmeno i titoli, quindi…