The Lords Of Salem è un’opera che divide e dividerà il pubblico: Rob Zombie firma un horror d’autore che difficilmente sarà dimenticato

Premetto che sono di parte: adoro Rob Zombie sia nel ruolo di musicista (prima nei White Zombie e poi da “solista”), sia come fumettista che, ovviamente, quando si cimenta dietro la macchina da presa.

Ero rimasto in parte deluso da Halloween II, variazione sul tema slasher con virate oniriche di difficile interpretazione, perciò l’attesa per The Lords of Salem era tanta, non lo nego.


La decisione di tornare finalmente ad un progetto originale dopo due remake ha portato Zombie a confrontarsi nuovamente con il pubblico utilizzando i mezzi che meglio padroneggia, riuscendo a plasmare una pellicola malsana e pregna dello stile che tanto abbiamo apprezzato specialmente ne La Casa dei 1000 Corpi.

The Lord Of Salem - Le streghe di Salem


La trama è piuttosto lineare: la protagonista è Heidi LaRoc (una Sheri Moon in gran forma e convincente nella parte), dj radiofonica che una sera riceve alla stazione radio una confezione in legno contenente un vinile de I Signori di Salem, una litania confusa che sin da subito le provoca un malessere fisico evidente.

La canzone esoterica viene trasmessa alla radio e ipnotizza le donne in ascolto, dando inizio ad un’escalation di visioni macabre e incontri luciferini mentre le streghe di Salem ritornano assetate di vendetta e pronte a qualsiasi gesto pur di portare a termine la loro missione.


Cosa si nasconde dietro la stanza numero 5 della palazzina in cui vive Heidi (un omaggio alla famosa camera 237 di Shining)? Chi ha creato quella musica malvagia che influenza le menti rendendo “schiave” certe donne di Salem? Cosa accadrà una volta che le streghe saranno tornate, dopo secoli?

Tutte domande alle quali il regista dà una risposta senza banalizzare il plot e mantenendo un’atmosfera opprimente e sinistra che mette davvero i brividi. 
Zombie ci regala anche un viaggio nel passato ai tempi della caccia alle streghe che ha reso nota la cittadina americana di Salem: immagini evocative e dense di pathos, tra canti pagani e deliranti danze orgiastiche.

The Lord Of Salem - Le streghe di Salem

Il film è condito da tanti momenti weird e una vena blasfema che da sempre contraddistingue il cinema di Zombie, zero effetti speciali in digitale, molta simbologia che necessita di ulteriori visioni per poter essere metabolizzata adeguatamente e un gusto per l’horror d’autore del passato espresso attraverso omaggi a Suspiria di Argento, L’Aldilà di Fulci, Rosemary’s Baby di Polanski, Gothic di Ken Russell, Shining di Kubrick, etc.

Rob Zombie dirige un’opera che divide e dividerà il pubblico: alcuni l’hanno giudicato un prodotto puerile e di cattivo gusto, altri lo hanno reputato un esperimento cinematografico azzeccato.
 Possiamo dire tranquillamente che Zombie c’è, confermandosi tra i registi di genere più abili e interessanti dell’ultimo decennio.

Le suggestive immagini visivamente potenti di questo film, le musiche di sicuro impatto (merito di John 5, chitarrista e compositore con trascorsi nei Marylin Manson e anche in supporto a Rob Zombie), le convincenti prove attoriali di un cast composto da diversi volti noti del panorama horror del passato e la componente mistico-esoterica trattata con stile e personalità senza scadere nel ridicolo, rendono The Lords of Salem un film riuscito, un horror d’autore che rimane impresso e che, specialmente nei minuti finali, è un crescendo implacabile di mostruosità e perversioni.


Non fermatevi all’apparenza, Zombie ha dato vita ad una pellicola profonda e ricca di rimandi e significati nascosti: è compito vostro trovarli e più riuscirete a familiarizzare con il film, più diventerà positivo il vostro giudizio.

Rob Zombie è tornato, lunga vita a Rob Zombie!

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