Vedendo Borsato che passava la busta coi soldi a Zorzin, Mason, già ottenebrato dall’ira, pensò ad una cosa sola: il mandante ed il sicario.

Borsato, invece, pensò che l’estorsione fosse opera di quel pezzente di Mason il quale, oltre a volere dei soldi, gli aveva anche pinciato la moglie. Probabilmente era d’accordo con la troia.

Zorzin, da parte sua, non capì un cazzo.

“Voi!” esclamò Mason, estraendo in un lampo l’automatica che teneva nella cintola dietro la schiena e puntandola su Borsato.

“No… voi!” rispose di rimando Borsato, impugnando il suo revolver per autodifesa che portava nella fondina sotto la giacca, e rivolgendola verso Mason.

Zorzin era in mezzo. Pietrificato, con la busta in mano. E continuava a non capire un cazzo.

Uno stallo alla messicana: il primo che si fosse mosso, avrebbe causato un casino.

Zorzin cercava di pensare, ma l’unico pensiero fu che non è vero che prima di morire ti passa la vita davanti. La verità è che ti caghi addosso. Infatti fu quello che avvenne.

Nessuno degli altri due si accorse che Zorzin si stava smerdando, presi com’erano a tenersi sotto tiro l’un l’altro.

La situazione si sbloccò d’un tratto.

Nell’altra sala, un avventore un po’ alticcio, sollevandosi goffamente dalla sedia, la fece cadere. La sedia cadde al suolo con uno schianto che rimbombò in tutto il locale.

Nella saletta, Borsato e Mason, con i nervi a fior di pelle, udendo il botto premettero istintivamente il grilletto allo stesso istante.

I proiettili delle due pistole, sparati a distanza ravvicinata, trapassarono Zorzin da parte a parte per finire la loro traiettoria rispettivamente nel torace di Borsato e nello stomaco di Mason. Morirono tutti e tre sul colpo.

Dopo pochi istanti, Gigi entrò titubante nel privè, e constatò con disappunto che il sangue era schizzato anche sulle pareti recentemente imbiancate. Imprecò anche per quello, poi notò la busta per terra, vicino al corpo di Zorzin che emanava un fetore nauseabondo. La raccolse e ci guardò dentro. Poi frugo cautamente i corpi, e su quello di Mason rinvenne i duemila euro cash.

Il contante e la busta sparirono rapidamente sotto il grembiule di Gigi il quale, valutato equo l’indennizzo per i danni ed il disturbo, uscì in sala e chiamò i Carabinieri.

A seguito delle indagini, le attività di Borsato e Mason fuirono messe al setaccio, e le magagne saltarono inevitabilmente fuori. Le loro case ed i loro averi vennero confiscati. Svetlana, senza più casa, SUV e denaro, dopo qualche marchetta di prestigio a Padova, trovò un altro vecchio e ricco pollo da spennare.

Luisa, invece, mantenne il solito profilo basso, nonostante avesse ricevuto in dote dalla morte di suo marito il “gruzzoletto” che Mason aveva nascosto nel suo posto segreto, tanto segreto che Luisa l’aveva scoperto dopo un mese di matrimonio. Non appena le riferirono cos’era successo da Gigi, si precipitò a prelevare i 50.000 euro dal nascondiglio di suo marito, per riporli in un altro da dove avrebbe potuto riprenderli, in seguito, con calma.

Quando confiscarono la casa ed i beni di Mason, Luisa lasciò Campetti di Loreggia con due valigie: in una i 50.000 euro, nell’altra dei vestiti cheap di cui, da quel momento, non avrebbe più avuto bisogno.