10 cose che un libraio non dovrebbe mai dire/fare/baciare in libreria ma che io, che sono io, ho fatto.

10 cose che un libraio non dovrebbe mai dire/fare/baciare in libreria ma che io, che sono io, ho fatto. Un nuovo articolo di Carlo Vanin per SugarDAILY, il blog di Sugarpulp

  1. A libreria piena, in cima alla scala che porta al soppalco, recitare alla maniera di Gassman gli immortali endecasillabi del Purgatorio “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello”
  2. Uscire tutto d’un tratto dalla libreria come se avessi dimenticato qualcosa d’importante e dire ai clienti: “Servitevi da soli!”. Tornare cinque minuti dopo con una birra
  3. Rifiutarsi categoricamente di vendere Infinite jest di DFW o Ulisse di Joyce a clienti troppo giovani adducendo la motivazione: “Non sei ancora pronto, torna fra qualche anno”
  4. Ogni volta che un cliente acquista Amleto con testo inglese a fronte, recitare il famoso monologo “To be or not to be” in lingua originale con una pronuncia decisamente troppo veneta
  5. Usando il pupazzo di una scimmietta ripetente a mo’ di megafono, cantare “Bandiera rossa” quando qualche cliente sta sfogliando un libro di Pansa
  6. Versare la birra comprata al punto 2 sopra l’eccessivamente costosa tastiera del Mac e scusarsi telefonicamente con la titolare dott.ssa Clara Abatangelo dicendo: “Però apprezza l’onestà”
  7. Imboscare i libri degli scrittori che mi stanno sulle palle (be’, sono solo tre, dai) sotto a libri invenduti da duemila giorni aspettando ansiosamente che passi il tempo minimo di resa
  8. Urlare “EH! MA CHE STRAZIO!” a un bambino che sta piangendo da mezz’ora come se lo stessero scannando (con la mamma accanto apparentemente in stato catatonico) per poi aggiungere “Cosa farai quando dovrai pagare le tasse?”
  9. Ordinare “Suor Dentona” (su suggerimento di Mariaelena Lega), fumetto piuttosto peculiare di Filippo Scozzari, per ampliare ulteriormente il settore XXX della libreria, intitolato al suo curatore, il Maestro di Corde Vanin.
  10. Parlando con clienti interessati alle regioni balcaniche, esagerare fino all’agiografia gli episodi della vita della propria titolare (di cui al punto 6) facendola comparire, ad esempio, sotto le bombe a Sarajevo dal ’92 al ’96 mentre aiuta i bambini durante la guerra, insegnando loro pure la lingua italiana.