In 11.22.63 uno strepitoso James Franco ci guida in un incredibile viaggio nel tempo per sventare il più celebre omicidio di sempre: l’assassinio di JFK.

Sono sincero. Quando ho sentito parlare per la prima volta di un fumoso progetto per la trasposizione televisiva di 11.22.63 ho iniziato a temere il peggio. Capitemi, ero reduce da Under the Dome, affranto e sconsolato perché nell’era della serie tv nessuno era ancora riuscito a prendere uno dei tanti capolavori di Stephen King per trasformarlo in un show che valesse la pena ricordare.

Poi sono arrivati loro: Mr. Star Wars JJ Abrams e James Franco, e al solo sentire i loro nomi il fan kinghiano che è in me ha iniziato a fremere come una teenager in attesa di vedere la boy band più strafica del momento.

Al sapere che lo stesso King sarebbe stato tra i produttori esecutivi ho quasi rischiato di farmela addosso. Poi mi sono ricordato che lo era stato anche per Under the Dome e sono riuscito a trattenermi, restando comunque tendenzialmente ottimista sull’esito di questo progetto.

Il fatto che fosse una mini-serie di sole otto puntate non ha fatto altro che aumentare le mie sensazioni positive. Se non altro non avrebbero allungato troppo il brodo! E di brodo, ossia di storia, il libro ne contiene davvero parecchio: parliamo di un tomo di quasi mille pagine, con tanti personaggi ed una trama complessa e geniale, nella quale convivono sorprendentemente fantascienza, romanzo storico, ucronia, un pizzico di horror, tanta azione e sì, anche una bella storia d’amore.

La solida base su cui poggia 11.22.63 è l’inappuntabile sceneggiatura firmata dalla showrunner Bridget Carpenter, in buona parte fedele al bestseller di King, in parte adattata alle esigenze ed i tempi del mezzo televisivo senza però mai stravolgere il racconto o sacrificare personaggi importanti. La difficoltà più grande, a mio avviso, era quella di coinvolgere gli spettatori che non hanno letto il libro, soprattutto quelli poco propensi a calarsi in una fiction che inizia con un viaggio nel tempo.

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Una serie che parte col botto

L’ostacolo è stato superato in assoluta scioltezza grazie ad uno dei migliori pilot che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni, diretto da Kevin Macdonald, già vincitore dell’ Oscar per il documentario Un giorno a settembre e regista del pluripremiato L’ultimo Re di Scozia.

Il protagonista, Jack Epping – un James Franco pazzesco, sulla cui prova tornerò più avanti – , è un giovane professore di letteratura inglese, in crisi per la recente morte del padre e per l’imminente divorzio dalla moglie Christy. Tra i suoi pochi amici l’attempato Al Templeton (Chris Cooper), proprietario della tavola calda dove Jack è solito consumare i suoi pasti solitari. Al, ammalatosi improvvisamente di cancro, gli rivela di avere trovato nel ripostiglio del locale un varco spazio-temporale – da lui ribattezzato la Tana de coniglio – in grado di riportarlo nell’ottobre del 1960.

Le sorprese però non finiscono qui: l’uomo spiega di aver trascorso nel passato due anni per poter portare a termine il suo piano di sventare l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy e migliorare così il futuro. Piano che è stato costretto ad abbandonare per l’insorgere della malattia. Ogni viaggio nel tempo – indipendentemente dal periodo trascorso – corrisponde sempre a soli due minuti del presente ed è per questo che Al, apparentemente in salute, era sparito per un attimo nel retro tornando poco dopo gravemente malato.

Jack, dopo aver provato di persona l’esistenza del varco, resta scettico sulla sua idea di alterare il corso della storia e non accetta la proposta di completare la missione. I due finiscono per litigare. Al muore e l’insegnante, in preda al rimorso, decide di compiere la volontà dell’amico. Torna così negli sfavillanti anni ’60 per mettersi sulle tracce di Lee Harvey Oswald e combattere contro un passato che NON vuole lasciarsi cambiare…

Inutile negare che ciò che più ci cattura, sin dall’episodio pilota, è la perfetta e minuziosa ricostruzione dei favolosi sixties che, grazie anche ad una fotografia vivace e coloratissima, rivivono in tutto il loro splendore.

La Bad Robot Production e la Warner Bros television, case di produzione della serie, non hanno certo badato a spese nel ricreare un’epoca in cui la gente credeva fermamente nel futuro e nella quale tutto pareva migliore, restituendoci con grande credibilità la sensazione di benessere che si respirava negli States durante il boom economico. Aggiungeteci l’aura mitica che ha da sempre circondato John Kennedy, il mistero della sua morte ed i tanti dubbi che ancora gravitano intorno al suo omicidio e capirete perché questo show è uno dei must see imprescindibili della stagione.

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James Franco poi è il miglior protagonista che si potesse desiderare: profondo, intenso, a suo modo maledetto, l’attore di Palo Alto sfodera il fascino magnetico dei grandi confermandosi come uno dei migliori interpreti della sua generazione. Non è da meno il resto del cast che oserei definire in stato di grazia, su tutti il già citato Cooper e Daniel Webber, capace di incarnare alla perfezione un Lee Oswald disturbato e sfuggente.

La narrazione, infine, mantiene un ritmo da thriller senza però rinunciare al racconto dei rapporti umani che Jack instaura nel corso del suo viaggio, soprattutto la sua struggente love story con la bibliotecaria Sadie Dunhill (Sarah Gordon) sino ad un finale impattante, imprevedibile e terribilmente malinconico.

Che aspettate dunque? Tra tante nuove uscite spesso deludenti 11.22.63 rappresenta già una solida certezza: non vi resta altro che allacciare le cinture e tuffarvi insieme a Jack indietro nel tempo per vivere un’avventura emozionante ed indimenticabile.

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