300 L’alba di un impero è un action storico-fantasy mozzafiato che alla potenza visiva unisce un’intelligenza narrativa di prim’ordine. Da vedere
300 L’alba di un impero significa intrattenimento allo stato puro.
Sì, ma intelligente però.
Non si tratta solo di uno spettacolare hack’n’slash, con girandole sanguinarie, coreografie iper-violente, iniezioni pulp al limite del parossismo.
Insomma, partiamo dal concetto base della trama: niente sequel, niente prequel, ma, invece, una grande intuizione e cioè quella di ambientare la storia e raccontare i fatti in parallelo al precedente 300 che narra la battaglia delle Termopili durante la quale, Leonida e i suoi trecento Spartani, cadono eroicamente di fronte allo sterminato esercito persiano di Serse, a causa del tradimento dell’infido e deforme Efialte.
E già avere un’intuizione del genere non è di poco conto, a livello narrativo, anche perché a prescindere dai gusti, un meccanismo di questo tipo permette di saldare in maniera quasi perfetta la continuity e consente di riportare alla memoria – per i più distratti – i fatti principali della “prima puntata” con Gerald Butler che, presente anche solo in un paio di sequenze, brucia la pellicola con il suo ghigno assassino.
L’azione in questo caso si sposta invece sulla realtà Ateniese e la Grecia tutta, che da un lato prova a riportare la ribelle Sparta sotto un’unica nazione che, per quanto piccola, è pronta a resistere all’immenso esercito Persiano; dall’altro, tenta di affrontare l’invasore in una serie di battaglie navali mozzafiato, sotto la guida del suo generale Temistocle: uomo scaltro, capace di escogitare artifizi e trucchi per equilibrare in qualche modo le sorti del conflitto, nel tentativo di strappare una vittoria che appare impossibile.
Ciò detto, è evidente che 300 L’alba di un impero mantiene forte un’identità stilistica e narrativa con il precedente 300 e decide di continuare a mescolare abbondantemente la storia con il fantasy, nel solco della graphic novel di Frank Miller, estraendo dai fotogrammi una miscela che potremmo definire dark historical revisionism, insomma quel meccanismo di contaminazione dei fatti in chiave gotico-epico-fantastica che ha fatto la fortuna di storie come Abramo Lincoln: la leggenda del cacciatore di vampiri.
Fin qui però le riflessioni preliminari, e sì il film è da vedere assolutamente perché è godimento assoluto, pura gioia per gli occhi, e affascinante è la ricostruzione digitale delle battaglie navali con cui Temistocle e i suoi Ateniesi tengono in scacco la monumentale flotta di navi da guerra dei Persiani, capeggiati da una spietata Artemisia. Sorella di Serse, manipolatrice e assetata di sangue, macchiavellica guerriera tanto letale quanto affascinante, è però lei uno dei protagonisti assoluti del film.
E in questo va detto che la pellicola spiazza per l’ottimo impianto narrativo che sfodera non solo una trama ben costruita ma anche una caratterizzazione dei personaggi quanto mai intelligente, proponendo tutte le sfumature, le contraddizioni, i vizi e le virtù che rendono i protagonisti delle figure avvincenti.
In questo, va detto che Eva Green è attrice formidabile, in grado di fornire, complice le belle linee narrative, una prova ottima che tratteggia al meglio un personaggio quanto mai ricco e sfaccettato, in grado di gareggiare con alcune delle più interessanti eroine degli ultimi anni.
Dall’altra parte, il confronto fra l’orgoglio guerriero spartano e la raffinata quanto intelligente conduzione della guerra da parte di Atene e del suo uomo migliore, Temistocle (che sogna e combatte per l’unione delle città-stato) è motivo di riflessione e interesse, specie per chi, come me, ha sempre subito il fascino dell’acerrima rivalità fra Atene e Sparta, quasi a dire: parteggi per l’una o per l’altra? Per la forza delle idee, l’ingegno, il potere inteso come politica virtuosa in nome di un’unione impossibile oppure per il sacrificio, il coraggio, la gloria?
Ed è questo un dilemma interessante, reso in modo nient’affatto banale da 300 L’alba di un impero e se è un fatto che ormai Zack Snyder è una sicurezza in termini di sceneggiatura e produzione, è perlomeno una bellissima sorpresa la regia super-dinamica e d’impatto dell’Israeliano Noam Murro, che non rinuncia a trattare temi anche importanti con profondità e sensibilità artistica per nulla scontate.
Di modo che, se è vero che un impiego massiccio e quasi sempre strepitoso degli effetti digitali inchioda alla sedia e lascia a bocca aperta, con l’unica eccezione della scena finale a cavallo davvero deludente e ai limiti di un videogame di basso livello anni 90, è altrettanto innegabile che gli ottimi dialoghi, addirittura l’utilizzo di una lingua italiana quasi forbita e di rado così ricca e policroma in fase di doppiaggio (per una volta addirittura buono!) le incredibili scene di battaglia, allagate dal sangue, le ottime interpretazioni e il solidissimo impianto narrativo, ebbene tutto questo rende 300 L’alba di un impero Il Film Action Da Non Perdere di questo primo scorcio di stagione.
Il tutto, fino a quando con 47 Ronin non dovrò rivedere quest’ultima affermazione. Ma non è affatto detto, eh eh.
E, ad ogni modo, a prescindere da questo, andate a vedere il film che, nel suo genere, si rivela splendido e quasi migliore del precedente 300, il che è tutto dire, ed è in grado di offrire tutto quello per cui il cinema è nato: puro stupore e piacere visivo unito alla magia di una grande storia, splendidamente raccontata.