L’allenatore sul divano di Corrado De Rosa, la recensione di Giorgio Cracco per Sugarpulp MAGAZINE.

L' allenatore sul divano di Corrado De RosaTitolo: L’allenatore sul divano
Autore: Corrado De Rosa
Editore: Caracò Editore
Pagine: 2006

L’allenatore sul divano, con la sua briosa disamina della “psicologia minima di un tifoso di provincia” (come recita il sottotitolo del libro), si inserisce col garbo e l’intelligenza tipici del suo autore nel filone della letteratura di ambito calcistico.

Corrado De Rosa scrive, col consueto stile leggero e godibile, una sorta di personale e tragicomica biografia della passione del belpaese per il suo sport nazionale, il calcio. Il libro di De Rosa prende spunto dal tifo per un’onesta squadra di provincia come la Salernitana per analizzare, con precisione scientifica, manie, tic, vizi e virtù dell’italiano medio nel suo rapporto con lo stadio e con la propria squadra del cuore.

Senza risparmiare simpatici, ma veritieri reportage sui “danni collaterali” che la passione del tifoso provoca invariabilmente in primo luogo al suo portatore “insano” e poi, di conseguenza, a chiunque lo circondi come familiari, amici, colleghi etc.

Essere allenatori sul divano è la seconda professione non dichiarata di molti, moltissimi italiani, praticamente di tutti gli appassionati di sport e, forse, in particolare proprio degli appassionati di calcio. Corrado De Rosa racconta con affetto e con più di una punta di nostalgia la realtà romantica della passione vera per un qualcosa che, pur con tutte le sue controindicazioni e i suoi difetti, aiuta senza alcun dubbio a contrastare l’ostica routine della vita.

L’autore narra aneddoti privati, insidiose e spesso deludenti trasferte al seguito della sua Salernitana, miracolose salvezze e ancor più epocali promozioni nella massima serie. È facile riconoscersi nella psicologia del tifoso, non solo di provincia, descritta in queste belle pagine. Tutti abbiamo amici e conoscenti che sono inguaribili allenatori da divano, da bar, a volte solo e semplicemente da distratta lettura di quotidiani sportivi. In molti casi dobbiamo ammettere di esserlo stati, o di esserlo tuttora, noi stessi.

Inebriarsi di quell’oppio dei popoli che è il calcio, come sottolinea lo stesso autore, è un piacere a cui non si può e soprattutto non si dovrebbe rinunciare mai. Anche andando contro la logica, anche volendo intestardirsi a seguire un pallone sempre più mercenario, drogato dai soldi e non solo da quelli, anche decidendo di restare fermamente innamorati di un’illusione pur essendo consapevoli di saperla per primi intimamente tale. La vita senza sogni e speranze sarebbe inimmaginabile.

Ogni tifoso di calcio, nonostante tutto, può ancora coltivare in sé stesso e tramandare romanticamente di padre in figlio la propria pura e folle passione per il gioco più bello del mondo, probabilmente vera metafora della vita più di ogni altro sport.

L’allenatore sul divano guarda al mondo del pallone con l’occhio in fondo in fondo ottimistico e consolatorio alla Frank Capra, sorvolando sui suoi molti punti oscuri che pur fanno capolino anche tra queste righe. Corrado De Rosa ci incoraggia bonariamente a tenerci stretta la nostra passione illogica e sconclusionata per il calcio, contro tutto e tutti. Difficile non essere d’accordo.

Questa è forse l’unica forma di dipendenza di cui tutti noi abbiamo davvero un po’ bisogno, per bilanciare una realtà impersonale, globalizzata ormai a qualunque livello, passioni comprese.