Ama Gloria, la recensione di Giacomo Brunoro del nuovo film di Marie Amachoukeli presentato alla 62esima Semaine de la Critique al Festival de Cannes

Ama Gloria è un film bellissimo. Un film straordinario. Marie Amachoukeli, sceneggiatrice e regista, firma un’opera che colpisce e affonda lo spettatore in un vortice di emozioni. Emozioni profonde, superficiali, belle, brutte, stupide, intelligenti… emozioni come quella che solo la vita riesce a darci (e, per fortuna, qualche volta anche il cinema).

Al termine della proiezione che ha aperto la 62esima edizione della Semaine de la Critique al Festival de Cannes la sala è esplosa in una standing ovation per la regista e per tutto il cast, in particolare per la sorprendente Louise Mauroy-Panzani, bambina di 6 anni appena che nel film interpreta Cloe.

Una storia semplice

Il film racconta il mondo visto attraverso gli occhi (e gli occhiali) della piccola Cleo, bambina di 6 anni legatissima alla tata con cui passa la maggior parte delle sue giornate (la madre è morta di cancro). Quando Gloria deve rientrare a Capoverde in seguito a un lutto familiare, la piccola Cleo vivrà un dramma.

Andare in vacanza dalla sua Gloria sarà l’escamotage per riuscire a trovare il sorriso, ma quella che doveva sembrare una semplice vacanza si trasformerà in un’esperienza di vita fondamentale per la piccola Cleo, ma anche per tutto il nucleo familiare di Gloria

Un film delicato e intensissimo

Non mi ha convinto del tutto il ricorso a una serie di animazioni per sottolineare alcuni momenti, ma si tratta di un piccolo dettaglio che, forse, rende il film ancora più bello.

Amachoukeli riesce ad affrontare temi e tematiche profondissime limitandosi a sfiorarle, lasciando che siano gli occhi e i corpi delle sue attrici e dei suoi attori a parlare.

La regista francese affida ai sorrisi, alle lacrime e alle pazze risate di Cloe il compito di spiegarci il (non) senso di questa pazza vita. Vita che a volte si può affrontare semplicemente facendo un folle da uno scoglio senza guardare giù.