American Tabloid la pietra angolare della prosa noir

American Tabloid

Titolo: American Tabloid
Autore: James Ellroy
Editore: Mondadori
PP: 747
Prezzo: 10,50

Primo episodio di una trilogia di cui non è stata ancora pubblicata la parte conclusiva (Blood’s a Rover dovrebbe uscire entro quest’ anno), American Tabloid rappresenta una pietra angolare della prosa noir e della letteratura tutta. Pubblicato nel 1995, il tomo in oggetto (è il caso di chiamarlo così vista la mole), altro non è che la cronaca dei fatti succedutisi negli Stati Uniti nel periodo che va dal 1958 al 1963.

E qui parliamo di fatti, in quanto, i pur numerosi personaggi di fantasia interagiscono con altrettante figure storiche, del calibro di John Fitzgerald Kennedy, suo fratello Bob, il “barbudo” Fidel Castro, l’allora (bastardissimo) capo della CIA J. Edgar Hoover, il multimilionario Howard Huges nel suo periodo peggiore, il sindacalista corrotto Jimmy Hoffa; esponenti dello star system di allora quali Frank Sinatra, la Monroe, Ava Gardner.

Insomma la lista è lunga e la trama è complessa (se ne consiglia la lettura in contesti privi di distrazioni), ma il quadro che ne emerge è a dir poco chiarificatore: un inquietante e dettagliato intreccio tra politica, mafia italoamericana, CIA, FBI, sindacati, attori, cantanti e giornalisti.

Sullo sfondo, l’ ascesa e la successiva, farsesca discesa agli inferi (da come lo dipinge Ellroy, la sua anima non rientrerà certo tra le grazie di alcun dio) di JFK, e i tentativi di Hoover di rendere la minaccia comunista un pericolo permanente e onnipresente (vi ricorda qualcuno?).

Non ci sono figure “buone”, tutti corrompono, sono corrotti, subornano, intercettano, simulano, raggirano, stuprano, massacrano, scopano compulsivamente (JFK è sempre arrapato). Gira la voce che buona parte di ciò che ha scritto Ellroy in queste pagine non sia fiction e che trovi ispirazione principalmente da alcuni documenti desecretati dal governo USA, il che fa di questo romanzo un lavoro epico, ma ciò che lo rende imprescindibile è il ritmo della scrittura.

Anche le scene più crude e disturbanti (e ce ne sono), sono narrate con uno stile unico, oggettivamente riconoscibile. Grazie a questo gigante della “fiction” letteraria sappiamo quali pagine dei libri di storia strappare e con cosa sostituirle. Il seguito, “Sei pezzi da mille” è un altro monumento. Ah dimenticavo… Sammy Davis Jr, Dean Martin, il Ku Klux Klan, la droga…