Se uno o più di questi casi, (r)esistere in Apnea ti farà bene, facendoti un po’ di male.
Titolo: Apnea
Autore: Lorenzo Amurri
Editore: Fandango
PP: 251
Prezzo: 16 euro
Se ti sei mai svegliato in un sogno così profondo da poter essere indifferentemente realtà, coma o morte. Se è poi finito con l’incubo di una vita che sentivi non appartenerti più, ingarbugliata di tubicini, macchine e sacche. Se hai dovuto tornare neonato e ricominciare, sapendolo, tutto daccapo.
Imparare a respirare, sentire, parlare.
Se tutte le tue prospettive insieme ti hanno mai guardato in cagnesco ad altezza letto, o sedia, o giù di lì. Se le persone che ami ti hanno parlato con la pena, il dolore e l’angoscia nella voce. Se sei stato da questo o quell’altro lato del capezzale, a litigare con l’impotenza, senza sapere più se le speranze degli altri ti riguardano o meno.
Reinventarsi figlio, fratello, amico, amante.
Se qualcuno ti ha mai chiesto di aiutarlo a morire. Se hai architettato fino al pelo dell’uovo il tuo suicidio. Se ci hai provato senza successo, paura o abbastanza coraggio. Se ti è bastato sapere di poter esserne capace. Se te ne sei restato lì ad alitare sul collo della tua morte, per farle paura.
Afferrare con le mani il destino, la scappatoia, la soluzione.
Se tutti gli equilibri che conoscevi ti sono mai franati addosso, spaccandoti l’amore, la pazienza e la libertà. Se non sapevi di pesare così tanto e l’hai scoperto all’improvviso di uno schianto. Se il tuo spazio vitale si è avvizzito e soffocato. Se non hai più potuto permetterti il lusso della solitudine.
Lasciarsi lavare, muovere, nutrire, invadere.
Se ti si è mai rotto il corpo e si è poi aggiustato in qualche modo. Se la pagina di un libro ti ha mandato in fiamme le saldature, sobbalzato l’esofago, lacrimato le guance. Se ti senti stuccato e ridipinto, ma sai benissimo dov’è che ti fa male. Se pezzi di te hanno smesso di rispondere ai tuoi comandi e ti fanno la vita come fosse propria.
Provare dolore, empatia paralizzante, mille volte ogni cosa.
Se nessuno ti ha mai più trattato come lo faceva prima e allo stesso modo tu. Se tutto ciò che avevi imparato ti è servito solo a sentirne la mancanza. Se Let Down ha cominciato a suonare come non l’avevi mai cantata. Se la tua voce, da un certo punto in poi, la ha accordata qualcun altro. Se a volte ha detto cose che non hai mai saputo.
Trovare un modo per comunicarti, suonare, ossessionarti.
Se la gente non ha mai saputo più come metterti le mani addosso o guardarti negli occhi. Se darti piacere o farti contento è diventato d’un tratto difficilissimo. Se ti è cambiato il mondo in cui ti sei sempre sentito diverso. Se la consistenza della strada che hai sotto i piedi è diventata più importante del posto in cui va a finire.
Diventare invisibile, paziente, seduto buono buono.
Se quel giorno lo sapevi, cretino, col senno del poi. Se ti sei maledetto e confuso con la gratitudine, in continuazione, scivolando come un pendolo, come una serie di ruote. Se hai contato le cose che puoi e le hai sempre dovute sommare alla fatica. Se ti si sono sballati i valori e riprogrammata la ribellione.
Imparare il rispetto per una cosa così resistente, la dignità per l’essere umano che ti abita.
Se ti è mai restato tutto questo tempo per pensare, ricalcolare i percorsi, vegliare. Se ti sei trascinato sull’altalena dei tuoi stessi umori, senza il silenzio dei rimpianti. Se ti sei ritrovato nel pantano in cui non puoi fare a meno di chiedere. Se non sai più chi saresti diventato, quali scelte o anni avresti compiuto.
Scrivere la guerra civile dei propri giorni, con l’eroismo della verità.
Se tutto questo non bastasse, ci vorrebbe il colpo dello Strega.
Radiohead: Let Down
Tracce di ruote, Il blog di Lorenzo Amurri