L’apparenza delle cose, la recensione di Federica Belleri per Sugarpulp MAGAZINE del romanzo di Elizabeth Brundage pubblicato da Bollati e Boringhieri.
Titolo: L’apparenza delle cose
Autrice: Elizabeth Brundage
Editore: Bollati e Boringhieri
PP: 449
Stato di New York, 1979. George rientra a casa e trova sua moglie Catherine morta. La piccola Franny ha solo tre anni e continua a ripetere che la sua mamma è malata. Fuori, di corsa, con la bimba in braccio, nel gelido febbraio. Una figlia da proteggere e una morte orribile con la quale fare i conti. Cos’ è successo realmente?
Elisabeth Brundage ce lo racconta in questo thriller dai riferimenti artistici, filosofici e psicologici. I tratti della vicenda sono decisamente noir. Il romanzo è ambientato a Chosen, un piccolo paese di agricoltori, dove i pascoli si estendono per miglia.
Tutti si conoscono e le fattorie abbondano. Come la fattoria appartenuta alla famiglia Hale, ora di proprietà di George, teatro di un fatto terribile. È una casa speciale, isolata, molti la considerano maledetta. È lei a scegliere i proprietari, non il contrario. Perché?
Attraverso la storia di Chosen e dei suoi abitanti l’autrice ripercorre la crisi economica e agricola, provocata dagli alti costi e dagli scarsi guadagni. La narrazione è intrisa di nostalgia e di immagini scenografiche. La fattoria è luogo di tradimenti, di tristezza e amori mancati. Come una vetrata opaca, attraverso la quale si osserva, passivi, una vita che non ci appartiene.
La fattoria è viva, cerca di comunicare, di mettere in guardia. In che modo? Si mente troppo spesso, i protagonisti non sono chi mostrano di essere. Si diventa estranei, freddi, egoisti. È colpa della casa o di altro? Si confonde il sesso con l’amore, si subisce l’atrocità della solitudine, si fanno pensieri grandi per poter evadere. Chi ha ucciso Catherine? Forse la mente condizionata e sospettosa dei diversi personaggi? Forse la sua mente e il gelo sceso nel suo cuore?
L’apparenza delle cose. Generazioni a confronto. Donne in trappola che hanno paura di alzare la testa. Uomini convinti di avere il potere assoluto. O viceversa. Perché marchiare qualcuno di un gesto terribile è piuttosto facile. Ma trovare prove concrete per incastrarlo è complicato. Bisogna assumersi delle precise responsabilità e dimostrare di avere la forza per portare avanti un’indagine.
Vizi e virtù, affetto e compassione, verità e bugie. La disperazione di rimanere soli, che si tramanda attraverso quattro mura. La paura di morire. La capacità di andare avanti, nonostante tutto. La solidità di chi lavora la terra e la fragilità di chi studia all’università.
Questo romazo toglie il respiro. I personaggi sono concatenati l’uno nell’altro. I dialoghi si intrecciano nel discorso indiretto e non lasciano spazio a interruzioni. Il ritmo è sostenuto, dall’inizio alla fine. Davvero un ottimo thriller. Assolutamente consigliato. Buona lettura.