La banda dei tre, il film di Francesco Maria Dominedò tratto dal romanzo di Carlo Callegari uscirà nei cinema ad aprile 2018.

Nell’autunno del 2016, lo scrittore padovano Carlo Callegari si trovava sul set del film tratto dal suo libro, La banda dei tre, edito per Fanucci: “era ottobre, quando ho raggiunto Francesco Dominedò – il regista – per un paio di giorni sul set, un’esperienza molto bella, e allo stesso tempo formativa, vedere il carico di lavoro di un film, e lo stress che attori e regista sostengono. Poi veder prendere forma i miei personaggi, il Bambola, Silvano, e assumere le sembianze di Marco Bocci, Francesco Pannofino, mi ha fatto uno strano effetto, ancor più quando loro mi han chiesto se me li immaginavo così”.

Un sogno che si avvera quello di una trasposizione cinematografica, possibile grazie all’interessamento di Francesco Dominedò, che aveva visto la copertina del libro nella libreria Fanucci di Roma, e dopo averlo letto velocemente, prese contatto, grazie ai social, con il suo autore patavino.

La banda dei tre racconta la rocambolesca avventura di un agente della narcotici, infiltrato a Padova, che deve portare a termine una retata da prima pagina, e ha accanto a sé due compagni sui generis, Tony Piccolo, nano spacciatore pistolero e Silvano Magagnin, ex tossico convertitosi ai furti in appartamento in perenne crisi mistico religiosa.

Il film, che in una prima ipotesi sarebbe dovuto essere girato a Padova, ha come location, anche in relazione all’importante apporto della Film commission locale, Tivoli.

Dominedò ha scritto la sceneggiatura, sentendo più volte Callegari: “abbiamo parlato dell’aspetto psicologico dei personaggi, ci siamo scambiati pensieri e lavorato sui dialoghi, se secondo Francesco, risultavano un po’ forzati nella loro versione su libro. Mi chiamava per chiedermi: ‘mi servono al volo, buttami giù quattro parole che siano coerenti con…’ un personaggio piuttosto che un altro. Un rapporto così è stato possibile grazie all’amicizia che è nata spontanea, poteva anche non succedere. Potevo aver un regista che voleva stravolgere le atmosfere, invece sono rimaste in questo senso quelle che erano nel romanzo. L’idea che i personaggi fossero dei ‘cazzari’, persone serie ma che non si prendevano troppo sul serio, al di là delle sparatorie e delle scene action, questo atteggiamento dei vari personaggi è stata rispettato. E poi per me è stata una sorpresa Tivoli, le atmosfere buie del film mi hanno affascinato”.

Nel romanzo, invece, la scena è Padova, la città di Sant’Antonio, il quartiere popoloso dell’Arcella, il centro storico, il Ghetto, dove abita uno dei protagonisti, Prato della Vale, Campo Marte, l’ex foro boario. “Incredibilmente – continua Callegari – il freddo l’abbiamo trovato anche a Tivoli, e mentre si giravano gli inseguimenti alle due-tre della notte, nella nebbia abbia ritrovato una dimensione padana”.

Il film, che uscirà ad aprile 2018, “recupera – ricorda Carlo – e fa anche dei tributi, al cinema degli anni settanta, ha il sapore dei vecchi polizieschi, anche le musiche, per me sarà un lavoro coraggioso nel panorama attuale del cinema italiano”.

Intanto il duo Callegari-Dominedò ha già finito una nuova sceneggiatura, da cui in un percorso inverso dovrebbe nascere un libro.