Uno straordinario e stupefacente viaggio alle radici del Mito. Questo, senza troppi giri di parole, è Batman begins di Christopher Nolan
Il talentuoso Christopher Nolan, con la complicità dello sceneggiatore David S. Goyer, porta sullo schermo una sapiente, complessa rilettura delle origini del Cavaliere Oscuro, articolata su molteplici livelli narrativi e ricca di interessanti chiavi interpretative.
Il quadro che ne risulta ha il fascino dell’avventura anni ’30 alla Robert E. Howard (la prima parte, il personaggio di Henri Ducard, e anche lo Scarecrow con i suoi trucchi), influenze alla H.P. Lovecraft (l’Arkham Asylum ha un ruolo importante nel film, secondo caso, dopo “Hellboy”, di un cinefumetto che incrocia la sua strada con quella del Maestro di Providence, segno forse che finalmente le Stelle…), il tutto arricchito da una modernità, quella della grande metropoli Gotham, sporca, corrotta e disperata, dove solo Bruce Wayne, tormentato, pieno di dolore e contraddizioni come non mai (grande Bale), con il suo cupo alter ego, sembra poter portare un po’ di luce (!) e speranza.
Nolan inizia alla grande, con un racconto fatto di ellissi e flashback, per porre le basi dello scenario e delle più intime motivazioni dell’agire dell’eroe, passando dalle ambientazioni avventurose del prologo, a quelle di Gotham City, livida e luttuosa dopo l’assassinio dei coniugi Wayne e poi violento teatro delle gesta del crimine organizzato.
Il film poi prosegue reinventandosi continuamente, avvalendosi di un cast notevole per notorietà e per bravura (Rutger Hauer, in un ruolo troppo sacrificato, Cillian Murphy, che con la sottile e minacciosa follia del suo Spaventapasseri non fa rimpiangere altri più celebri villain, il sardonico Morgan Freeman, l’ottimo Alfred di Michael Caine, fedele servitore/tutore del giovane Wayne, ancora troppo prigioniero dei propri demoni, Gary Oldman, il cui umanissimo, disilluso Jim Gordon, al quale Batman restituisce fierezza e convinzione, è uno dei personaggi più belli di un grande film), con una seconda parte, e soprattutto con un finale, ad alto tasso di spettacolarità (la Batmobile è quasi un personaggio a sé).
Missione compiuta, quindi, per un Nolan (che si permette anche citazioni dirette da “Dawn of the dead” di George A. Romero) che in questo suo reboot non si fa mai sfuggire di mano il feeling di realismo fantastico che, insieme al raffinato studio dei caratteri dei protagonisti, costituisce l’anima di una delle più riuscite e affascinanti trasposizioni da un fumetto mai realizzate.