Beati gli inquieti, la recensione di Corrado Ravaioli del romanzo di Stefano Redaelli pubblicato da NEO Edizioni.

Beati gli inquieti, recensione

  • Titolo: Beati gli inquieti
  • Autore: Stefano Redaelli
  • Editore: NEO edizioni

Antonio, ricercatore universitario, varca il cancello del centro psichiatrico La casa delle farfalle per approfondire uno studio che lo ossessiona da tempo: vuole seguire dall’interno i comportamenti e i pensieri dei cosiddetti matti. Studia da anni la follia e intende indagarne il legame con la spiritualità.

Riesce a convincere la direttrice della struttura e comincia, poco per volta, osserva il microcosmo custodito al suo interno. Deve conquistare la fiducia degli ospiti e per farlo dovrà fingere di essere in cura per un soggiorno breve. Scoprirà un piccolo mondo fatto di voci molto diverse tra loro, delicate e sorprendenti, ma soprattutto uniche.

Stefano Redaelli è l’autore di Beati gli inquieti, di cui ho tracciato una breve sinossi, edito da Neo edizioni. Costruito in buona parte in prima persona come un diario personale del protagonista, il libro apre una serie di riflessioni molto ambiziose, sul confine sottile tra follia e genio, e indirettamente sui centri psichiatrici come luogo di cura.

Un romanzo ambizioso

Alla Casa delle farfalle Antonio impara a conoscere i suoi ospiti. C’è Carlo, che ama coltivare la terra ed è uomo di sostanza; Simone, assetato di conoscenza e sempre immerso nei libri, dai quali trae suggestioni sbalorditive; Cecilia che ha composto centinaia di poesie solo nella sua mente e Marta, amante dei profumi e della cura del corpo. Infine c’è Angelo, l’anima più frastagliata: artista, ossessionato da teorie complottiste, inventore di cure per migliaia di malattie.

Con il passare del tempo Antonio trova il giusto grimaldello per entrare in relazione con ognuno di loro, trova la giusta sintonia. Sarà chiamato a superare prove ingegnose come il test dell’FBI proposto da Angelo, mentre in altre occasioni sarà lui a stimolare gli altri, per esempio attraverso la messa in scena de Il piccolo principe.

Senza che se ne renda conto, questo percorso di ricerca diventerà un viaggio alla scoperta di sé, fino a un’epifania finale.

Redealli conduce i giochi con una lingua profondamente leggera e poetica. Ogni incontro tra Antonio e gli ospiti, inizialmente freddo come un quadro clinico, si trasforma in un racconto di umana bellezza.

Mi sono chiesto perché nessuno frequenti i matti – dice a un certo punto Antonio, nel corso delle sue riflessioni – ho trovato tre ragioni:
I matti non mentono
I matti ci vedono
I matti sono nudi
I matti dicono sempre una verità.

Basta avere il coraggio di immergersi in questa realtà per conoscere mondi diversi da quello che siamo abituati a osservare, tanti quanti sono quelli che vivono nella mente dei cosiddetti folli. Leggere Beati gli inquieti aiuta a mettere da parte i confini tra follia e normalità e ad accettare punti di vista laterali come ricchezza.

L’autore

Stefano Redaelli è professore di Letteratura Italiana presso la Facoltà di “Artes Liberales” dell’Università di Varsavia. Addottorato in Fisica e Letteratura, s’interessa dei rapporti tra scienza, follia, spiritualità e letteratura. È autore delle monografie Nel varco tra le due culture. Letteratura e scienza in Italia (Bulzoni, 2016), Le due culture. Due approcci oltre la dicotomia (con Klaus Colanero, Aracne, 2016), Circoscrivere la follia: Mario Tobino, Alda Merini, Carmelo Samonà (Sublupa, 2013) e di numerosi articoli scientifici. Ha pubblicato la raccolta di racconti Spirabole (Città Nuova, 2008) e il romanzo Chilometrotrenta (San Paolo, 2011).

Il romanzo Beati gli inquieti è stato secondo classificato al Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza 2019. È candidato al Premio Strega 2021.