Better Call Saul è meglio di Star Wars, l’editoriale di Roberto Brunoro per Sugarpulp MAGAZINE.
Quando uscì la prima stagione di Better Call Saul l’accolsi con cauto ottimismo. Parliamoci chiaro, Saul Goodman aveva dato quel ritmo che ha permesso a Breaking Bad di fare il botto diventando l’archetipo della serie TV, il Big Bang della nuova era Netflixiana per come oggi la conosciamo.
Un po’ esagerato? Forse sì, ma d’altronde Saul è il primo ad essere esagerato, è quel maraglione che tutti vorremmo avere nel nostro giro di amicizie. “Ehi Saul! Mi hanno attivato un nuovo contratto telefonico senza il mio consenso, come posso cavarmela amico?”
Stagione dopo stagione non ritrovavo il ritmo e l’atmosfera così caratteristici di quel Saul scoppiettante che credevo di conoscere, ma nonostante ciò c’era sempre un che di soddisfacente. Sicuramente complici la brillantezza di personaggi inaspettatamente fenomenali come Kim Waxler – Rhea Seehorn ha letteralmente spaccato la serie, voto 10 – o la conferma mai stereotipata del vecchio cast di Breaking Bad.
Seppur a tratti lenta e riflessiva la serie riusciva a tenermi incollato allo schermo, senza il minimo sentore di dove volesse andare a parare. Ogni volta che credevo fossimo agli sgoccioli si rivelava in realtà una cascata di nuove informazioni e sottotrame mai banali e sempre intriganti.
Ma che c’entra Star Wars?
Ma veniamo al titolo, cosa c’entra Better Call Saul con Star Wars? Tutto!!! Quello che la Disney avrebbe dovuto fare con la bomba atomica che aveva tra le mani è racchiuso tutto nella scrittura maniacale e rispettosa del consolidato duo Gilligan/Gould.
Better Call Saul non è una scusa per mungere una vacca che ormai non ha più niente da dire, ma riesce a esaltarne le sfumature rendendo il connubio un unicum senza precedenti.
Il fan service non è il fine ultimo, la storia è il fine ultimo. Gli easter eggs sono al servizio della trama e non ci vengono spiattellati Jesse e Walter ad ogni occasione, “science bitch!”, “I’m the one who knoks” o chissà quale altra porcheria.
Ebbene si, come il buon vecchio Jimmy devo fare una dichiarazione vostro onore: questa non è una recensione al finale di Better Call Saul. Questa non è altro che una scusa per ricordarmi di quanto Star Wars e quella maledetta ultima trilogia sia ancora una ferita aperta, che mai si richiuderà probabilmente.
Se quella volta al posto dei cristalli blu della metamfetamina Vince Gilligan e Paul Gould avessero parlato dei cristalli blu Kyber forse quella ferita non sarebbe mai esistita. Se avessi una macchina del tempo tornerei indietro per dirgliene quattro…
It’s time to sue Disney for my Star Wars PTSD… BETTER CALL SAUL!!!