Ai blogger italiani i libri e la letteratura non interessano (o forse ai blog letterari gli italiani non interessano?): i dati dell’Osservatorio sui blog italiani a cura di Imageware

Ai blogger italiani i libri e la letteratura non interessanoNegli ultimi anni i blog letterari sono stati al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori e sono passati in breve da fenomeno di nicchia a realtà sempre più interessante per gli editori per la promozione dei loro libri.

Anche all’ultimo Salone del Libro di Torino si è discusso del ruolo dei blog letterari (qualche link utile:, Morgan Palmas su Sul Romanzo o Sergio Calderale su Tropico del Libro) ed è inevitabile che, per quanto Sugarpulp.it possa essere considerato un “blog letterario”, la cosa ci interessi.

Su Buzzing trovate anche la classifica dei blog letterari più influenti in Italia: al primo posto ci sono i Wu Ming, poi quelli di Minimum Fax e al terzo posto Finzioni (anche se poi questa classifica è indicativa fino a un certo punto). La discussione intorno ai blog letterari comunque è molto viva ma, purtroppo, mi ricorda le tante discussioni autoreferenziali tipiche del mondo editoriale. Sapete perché? Perché in Italia i blog letterari o dedicati al mondo dei libri (romanzi, fumetti o ebook che siano) sono pochissimi, e quelli che ci sono hanno una penetrazione bassissima all’esterno della loro area di pertinenza.

Il dato emerge dall’Osservatorio sui blog italiani a cura di Imageware (lo trovate qui) che ha analizzato quali fonti di informazione prediligono i blogger italiani, come si relazionano con i media e con le aziende, che percezione hanno della propria professione e che forme di guadagno si prefiggono, ma anche molto più semplicemente di cosa parlano.

Oltre 400 blog di 9 mercati sono stati recensiti tra i più importanti del nostro paese, per popolarità, capacità d’influenza, reputazione del blogger. Tra questi, 325 sono stati invitati a partecipare al sondaggio e 125 hanno risposto. Il settore più rappresentato è la moda (63), insieme al lifestyle (29), seguiti da tecnologia (23), food & wine (16), bellezza & salute (15), interior design (12), ambiente (8), automobilismo (5), energia (2).

Come avrete notato nessuno di questi parla di libri, di letteratura, di fumetti o di editoria. Eppure quando senti gli addetti ai lavori sembra che tutto il mondo ruoti intorno ai libri e ci si domanda come mai non si vendano libri, perché alle presentazioni ci sia poca gente, perché sia così difficile ottenere spazi quando si parla di libri. E allora si finisce sempre per dare la colpa agli altri, agli “italiani”, a Fabio Volo, a Moccia, a Maria de Filippi ecc. ecc. (anche a Berlusconi dai, in Italia negli ultimi 150 anni è impossibile che qualcosa non sia per colpa di Berlusconi).

Ma non è che forse sbagliamo qualcosa noi quando comunichiamo con gli altri? Purtroppo raramente ho sentito fare autocritica, o dire che bisogna parlare ai non lettori, accettare di confrontarsi con chi è altro da sé, cercare di alzare la testa per capire le posizioni di questo mondo intero che non legge o nel migliore dei casi legge poco.

Credo che oggi più che mai sia indispensabile un lavoro di divulgazione letteraria rivoluzionario che cominci dalla rete, perché se in rete si trasportano gli snobismi che hanno devastato il mondo della critica italiano allora la partita è persa prima di essere giocata. La rete non può diventare la brutta copia della carta, se no si trasforma nel ricettacolo dei frustrati che non riescono ad ottenere visibilità sui media tradizionali e che quindi si sfogano sul web (e a questo proposito ci sarebbe da fare un lungo discorso sul mondo dell’editoria digitale…). In un contesto del genere c’è il rischio concreto che i risultati siano addirittura dannosi per l’editoria italiana perché la allontanerebbero ancora di più dal resto del mondo.

Per questo spesso ho l’impressione che i blog letterari et similia vivano in un mondo a parte, un mondo che muove numeri che a prima vista possono sembrare importanti ma che poi se confrontati con tutto il resto diventano piccolissimi, addirittura ininfluenti se parcellizzati tra le tante realtà della blogosfera, e quindi invisibili al mondo offline. Questo non vuol dire che non debbano esistere blog letterari di critica vera, profonda e alta, intendiamoci: ma dobbiamo renderci conto che si tratta di strumenti per addetti ai lavori.

Un’ultima riflessione: questa indagine è naturalmente parziale, perché non sappiamo se tra i blog che non hanno risposto e che sono stati considerati influenti c’erano anche dei blog letterari. Ma anche se ce ne fossero stati la situazione sarebbe ancora peggiore perché per l’ennesima volta verrebbe dimostrata l’incapacità cronica dell’editoria italiana di confrontarsi con il resto del mondo, di guadagnare visibilità, di far sapere che si esiste anche a chi ti ignora.