Boardwalk Empire, serie ambientata negli anni ’20, racconta la malavita dell’epoca con una violenza visiva senza precedenti.
Difficile parlare di questa serie, soprattutto per la sua violenza sempre ben in primo piano. Un serial TV made in USA di questo tenore può andare in onda solo su una cable TV come HBO.
Certo, è una serie “in costume” ambientata negli anni 20 e racconta di contrabbando e ganster, quindi le premesse per una sequela di efferatezze visive ci sono tutte, ma anche d’amore spietato, disperato, d’interesse.
Un cenno sullo sceneggiatore, Terence Winter, che dopo la strabiliante prova dei Soprano ci regala questo gioiello catodico.
Un cenno anche alla produzione stellare, Martin Scorsese e Mark Wahlberg! Il primo ne gira addirittura un long pilot di 72′, di livello cinematografico.
Un un ultimo cenno a 2 Golden Globes e 8 Emmy Awards vinti come migliore serie drama dovevo farlo.
Con queste premesse spero di aver incendiato la vostra curiosità: ascoltate quella vocina che vi dice “guardalo, guardalo, guardalo…”.
Se non siete ancora convinti posso dire che la fotografia delle prime tre serie (la quarta è in lavorazione mentre scrivo), è assolutamente strepitosa come il montaggio sempre fluido e attento. Una sceneggiatura articolata dove si muovono figure complesse, una narrazione storica romanzata ma sempre credibile.
Una fiction crime dai personaggi noir e dagli scontri pulp.
E’ subito amore a prima vista: “Nucky” Thompson entra nel cuore pur essendo un grande bastardo, uno dei più grandi sia chiaro! Dalla prima puntata scandisce il ritmo criminale di Atlantic City con perizia nei morti e dovizia nella razzia di denaro.
Proprio su questa figura si avvitano in una spirale, come avrete capito “di sangue”, personaggi pazzeschi come Margaret, il fratello Eli, l’incosciente Jimmy, l’agente Nelson, Scarface Al (si proprio lui Alphonse “Al” Capone), Lucky Luciano (si proprio lui Salvatore Lucania), Arnold Rothstein (si proprio quello dello scandalo White Sox), John “The Fox” Torrio (si proprio lui dei Chicago Outfit), il Commodoro (si proprio Louis Kuehnle) e il cecchino sfigurato Richard Harrow.
Queste sono solo alcune delle figure incastrate in questa macchina infernale di conseguenze a catena, in cui ogni ingranaggio girando muove altri ingranaggi che a loro volta, prima o poi, ritornano vorticando impazziti, come le accelerazioni della trama.
Pur con un ritmo quasi perfetto, gli americani studiano molto questo aspetto, le vicende alternano momenti di intensa introspettiva e approfondimento del charactering a violenza pura. Quest’ultima non con quella spettacolarità fumettistica alla Rodriguez ma profonda e “sentita”, come solo il crudele Sutter (Sons Of Anarchy) riesce a fare.
In fine due parole sulla prova autoriale di un cast assolutamente nella parte: Steve Buscemi (nato per questa interpretazione), Michael Shannon (strepitoso), Vincent Piazza (paurosamente vero), Michael Pitt (le ragazze si eccitano al solo nominarlo) sono credibili e non traspare lo sforzo recitativo, mai, cosa pregevole in una serie che si protrae negli anni. Non dimentico il lato femminile con una Paz de la Huerta sensuale e fatale come da copione, Kelly Macdonald e Aleksa Palladino nel difficile ruolo femminile di “donne comprimarie”.
Sicuramente non vi racconto nulla della trama, ambientata su di uno dei più grandi spettacoli dell’epoca, il boardwalk di Atlantic City così sfarzoso, esagerato e finto come Nucky.
Dimenticavo: solo la scenografia ne vale la visione!