Broadchurch, serie thriller inglese efficace e coinvolgente da gustarsi in un solo respiro
La tranquilla vita di una cittadina sulla costa inglese viene turbata dal ritrovamento, sulla spiaggia, del cadavere di un ragazzino, secondogenito di una delle tante famiglie per bene del posto.
Ad indagare sull’omicidio viene scelto l’ispettore Alec Hardy, cinico e tormentato detective con seri problemi relazionali e non solo. Per la risoluzione del caso viene affiancato da Ellie Miller, sergente delle forze dell’ordine locali, che dovrà vedersela sia con l’atteggiamento caustico del neo collega sia con il suo primo caso di cronaca nera dal quale si lascerà coinvolgere emotivamente.
Inutile dire che le indagini, soprattutto grazie all’indesiderata collaborazione della stampa, scoperchieranno il consueto “vaso di Pandora”, mettendo in luce segreti e brutture della piccola ed unità comunità.
I punti in comune con altre serie investigative, come il sempreverde Twin Peaks o il più recente The Killing, si sprecano: c’è un cadavere giovane, una morta violenta, i presunti colpevoli che non sono certo dei santi. C’è la coppia di detective con atteggiamenti agli antipodi, di cui ovviamente uno dei due (quello apertamente più sociopatico) si trova con una vita tramutata in lavoro e un caso fallimentare alle spalle che a momenti l’ha quasi portato alla follia.
Broadchurch è un thriller essenziale e senza fronzoli che, nonostante non abbia né l’intenzione né il tempo di perdersi in inutili dettagli e lungaggini, riesce a delineare con maestria ed agilità psicologie e sentimenti così profondamente ed imperfettamente umani.
Di questo bisogna dare giusto merito ad un comparto tecnico che gioca su una fotografia ed una colonna sonora di grandissima qualità, ben poco televisive. Ma soprattutto non può mancare un elogio ad un cast davvero di gran talento, su tutti la coppia dei due protagonisti interpretati da Olivia Colman e David “Doctor Who” Tennant.
Per concludere, i punti di forza di questa piccola serie inglese di 8 puntate non saranno certo la grande originalità ed imprevedibilità quanto piuttosto la genuina capacità di coinvolgere chi la guarda.
Ci si emoziona, ci si commuove, si piange, si congettura, si prova empatia anche per il personaggio più scomodo.
Si vuole comunque andare avanti in questa sofferta ricerca del colpevole che, quando sbuca fuori così all’improvviso in una delle conclusioni più amare e tristi che mi sia mai capitato di vedere in una serie tv, potreste ritrovarvi muti come pesci, con un nodo in gola e gli occhi umidi.
Una prova di virilità anche per la più rude barbabietola.