Brooklin’s Finest è un grandioso thriller metropolitano (con dentro tanto noir): tre storie parallele che si risolveranno in un unico sorprendente finale
Antoine Fuqua ci aveva già stupiti con il grande Training day, dove ci aveva fatto calare nel lato più oscuro di Los Angeles, città caratterizzata dalla corruzione di poliziotti spietati, traffico di stupefacenti nei quartieri afroamericani; ma soprattutto in una realtà dove la differenza tra buoni e cattivi si individua con difficoltà.
Questa volta ci spostiamo nella East Coast e più precisamente a New York in un’ altrettanto angosciosa e lugubre Brooklyn.
In realtà, Brooklin’s Finest non offre particolari innovazioni al genere poliziesco, ma l’atmosfera e la cruda realtà delle strade dove si trovano ad agire i tre (eccezionali) protagonisti, tengono lo spettatore incollato allo schermo grazie anche ai numerosi colpi di scena.
Salvatore ”Sal” Procida, Clarence ”Tango” Buttler ed Eddie Dugan sono tre poliziotti del distretto 65 del North Side di Brooklyn; in comune hanno una vita colma di problemi personali rapportata ad un lavoro che metterebbe a dura prova la forza di carattere di qualsiasi individuo.
Sal è assegnato alla narcotici e fatica a portare la numerosa famiglia alla fine del mese. Tango lavora come infiltrato da ormai quasi due anni e ciò lo sta portando a perdere la moglie e quello che rimane della sua ”vera” vita. Eddie è un veterano di polizia che ogni giorno, al suo risveglio, si chiede quale sia il motivo che gli dà ancora la forza di vivere.
Questi tre personaggi non si conoscono, ma affrontano situazioni parallele e distaccate fino a quando, una notte, una retata antidroga li condurrà nello stesso edificio.
Un finale avvincente che allo stesso tempo fa riflettere lo spettatore sulle ambiguità delle metropoli e il conflitto interiore di chi ne è protagonista, il tutto condito da un’atmosfera ”noir” che rende il thriller ancora più verosimile e sincero.
Fuqua non compie prodezze registiche, ma a lui va il merito di trattare argomenti metropolitani in maniera lineare e spontanea.
Da elogiare sono le infallibili interpretazioni dei tre colossi Ethan Hawke, Don Cheadle e Richard Gere che contribuiscono con la loro performance ad arricchire maggiormente la qualità del film, un film dove il quesito fondamentale non è chiedersi cosa è ”giusto” e cosa è ”sbagliato”, ma cosa è ”più giusto” e cosa è ”più sbagliato”.
[…] pensare che dietro la macchina da presa ci sia la stessa persona che ha girato Training Day e Brooklyn’s Finest, due grandissimi noir metropolitani. Così, Hollywood sta appiattendo il talento dei suoi registi […]