I burattini filosofi raccontano Pasolini attraverso le sue opere, soprattutto cinematografiche: idea geniale destinata a un nulla di fatto? Sette saggi fatti per essere studiati
Titolo: I burattini filosofi
Autore: Marco Antonio Bazzocchi
Editore: Bruno Mondadori
Pagine: 185
Prezzo: 24 euro
Se c’è un qualcosa, oggigiorno, che riesce a contenere tantissimi significati dentro di sé, quello sicuramente è il cinema.
Possono essere palesi ma soprattutto nascosti, individuabili attraverso un’attentissima indagine delle scene che in pochi riescono pienamente a realizzare. Se poi il soggetto da analizzare è un certo Pasolini, allora l’indagine è degna di un investigatore come Sherlock Holmes.
Marco Antonio Bazzocchi, professore di Letteratura italiana e del romanticismo all’Università di Bologna, è pero riuscito a scrivere un’opera molto approfondita e impegnata sulla cinematografia del celebre regista: I burattini filosofi. Pasolini dalla letteratura al cinema (Bruno Mondadori, 2007).
Come dice lo stesso titolo, il percorso seguito è stato proprio dall’attività letteraria a quella filmica, entrambe portatrici di fama e critiche al poeta corsaro, realizzando così “un’unica, lunghissima pellicola, una specie di debordante audiovisivo” come scrive lo stesso autore nella quarta di copertina.
Attraverso sette saggi, Bazzocchi ritrae un Pasolini estremamente complesso, che fa specchiare nei suoi film le proprie paure, i tormenti, i sentimenti e le pulsioni che da sempre l’hanno posseduto.
Una fra tutte quella sessuale, manifesto della sua omosessualità che tanto destò scandalo e che, secondo l’autore, raccontò simbolicamente in un racconto del 1946, Un mio sogno, dove Pasolini descrisse appunto un suo sogno dove comparivano una città, uno strano fiume puzzolente e la figura paterna.
Il rimando a Freud è palese, il saggista lo coglie subito, insieme a delirio del protagonista di Delitto e castigo di Dostoevskij.
Questo non è il solo tema ad essere trattato, anche se ripreso molte volte in ben sei saggi su sette. C’è anche il ruolo che ha avuto un poeta come Dante sulla vita, umana e professionale, di questo artista, tanto che lui stesso intervenne e alimentò un dibattito scritto sulla rivista Paragone nel 1965.
Ma le tracce dell’autore della Commedia si trovano spessissimo nelle sue opere, dalle citazioni in Accattone a Mamma Roma, passando per il Congresso Internazionale dei Dentisti Dantisti in Uccellacci e uccellini e la Mortaccia, libro nel quale una prostituta romana compie il proprio viaggio nell’aldilà.
C’è poi la ricerca di cos’è veramente l’esistenza, le sue differenze con la verità raccontate in Che cosa sono le nuvole del 1967; ma anche il significato del cibo, nella sua dualità mangiare-essere mangiati, con La ricotta (primo caso) e Porcile (secondo) che capitolano in finali drammatici e strazianti, e molti altri temi ancora.
Il cinema e la scrittura di Pasolini sono una miniera inesauribile, nonostante lui stesso morì presto e non ebbe occasione di ultimare tutti i progetti che aveva in mente, tra cui il romanzo Petrolio. E nonostante questo, ancora oggi si attinge dal suo universo, lo si studia per capire il suo genio artistico e filosofico così eclettico.
Certo, raccontare tutto ciò con linguaggio semplice non è facile. E infatti Bazzocchi deve ricorrere a pesanti giri di parole, ripetizioni, rimandi a continui concetti di pensatori e scrittori che non è sempre spontaneo cogliere.
Il suo discorso perde così di dinamicità, si perde tra le pagine e il lettore è costretto ogni volta a tornare indietro per riafferrare un concetto.
Non si può dire che il saggista non sia competente, anzi, ma la scrittura scatta soltanto quando ci sono le immagini del film ad aiutare nella comprensione.
Ne esce così non un libro da leggere come un romanzo, ma un vero manuale, imprescindibile per chiunque voglia studiare affondo la psicologia dell’arte cinematografica. E di uno dei suoi nomi più importanti.