Caccia al tesoro, la recensione di Danilo Villani dell’ultimo film dei fratelli Vanzina. Una buona commedia ma non chiamatela cinepanettone..
Napoli, la Napoli attuale è indubbiamente città di tendenza almeno per quanto concerne le produzioni televisive, I bastardi di Pizzofalcone o Sirene, tanto per fare un esempio e quelle cinematografiche.
Sicuramente questa tendenza è dovuta a tentativi di recupero dell’immagine di una città magnifica purtroppo al centro di cronache non proprio edificanti. Nelle citate fiction gli spettatori hanno goduto di fotografia splendida, con colori vividi e brillanti, con campi lunghi ad hoc per enfatizzare splendidi panorami.
L’ultimo lavoro dei fratelli Vanzina, Caccia al tesoro, non sfugge a questa prassi. Ci mostra il capoluogo partenopeo nell’accezione più positiva e brillante sia nei luoghi che nei dialoghi. Il dialetto è naturalmente usato ma con leggerezza, senza enfasi tale da essere comprensibile ovunque senza l’aiuto dei sottotitoli.
Domenico Greco, interpretato da un brillante Vincenzo Salemme, è uno sfigatissimo attore di teatro oberato di debiti. A fronte di una impellente necessità famigliare, un’operazione chirurgica negli States per il suo adorato nipote, abbandona ogni remora e organizza il furto della mitra di San Gennaro insieme a un complice trovato per caso, Ferdinando Faiella che come nella Mandrakata vede un Carlo Buccirosso in stato di grazia. Peccato che il colpo sia stato progettato nello stesso giorno e alla stessa ora da due sfigatissimi ladri romani e che la preziosa mitra sia stata trasferita a Torino per una mostra itinerante…
I Vanzina, fedelissimi al loro stile, ci offrono un buon prodotto nel pieno rispetto dei canoni della commedia all’italiana. Sebbene la sceneggiatura sia stata firmata da entrambi i fratelli, presumiamo che Salemme vi abbia collaborato “da lontano” in quanto la dimensione “teatrale” è chiaramente percepita durante la visione del film.
Un film gradevole, lungi dall’essere “cinapanettone”, un film che vuole essere un omaggio al mitico Operazione San Gennaro peraltro esplicitamente citato nei dialoghi e un omaggio alla splendida città.
Il valore aggiunto è la presenza di Benedetto Casillo nei panni del parroco del Duomo di San Gennaro.
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