Case study one, intervista all’autrice e recensione di Claudio Mattia Serafin del romanzo di Linda Talato pubblicato da Delos Digital.

Case study one, intervista all'autrice e recensione di Claudio Mattia Serafin del romanzo di Linda Talato pubblicato da Delos Digital.

  • Titolo: Case study one
  • Autrice: Linda Talato
  • Editore: Delos Digital

Premessa

L’ultimo lavoro di Linda Talato, Case study one, è un corposo romanzo di fantascienza, che si presenta come il documento d’identità definitivo di questa talentuosa Autrice; non nascondo che tra gli scrittori del panorama attuale è una di coloro che preferisco, soprattutto per il genere affrontato, le trame e i personaggi; la casa editrice è sempre la prestigiosa Delos, nella collana Crime.

In effetti, sarebbe il momento di cominciare a costruire un nuovo canone contemporaneo, a partire dalla morte di Evangelisti e per evitare di confrontarsi / scontrarsi con la cosiddetta narrativa d’autore, che sta prendendo delle pieghe alquanto singolari, se non discutibili, nella direzione di un inspiegabile protagonismo; la fantascienza, invece, tra narrativa artistica e capacità analitiche, sembra saper rispondere a tanti quesiti, quesiti che a volte non siamo nemmeno in grado di concepire.

Il romanzo

Ambientato nel Sud-Est europeo, nell’anno 2263, vede al centro della narrazione un efficace cast di personaggi, che ruota in particolare attorno al duo Dangerous Smith, criminale detenuto, e Arrigo Pisellini, giornalista che lo intervista e che sembra pian piano venire sedotto dalla personalità dello psicopatico, se così può essere definito; la trama si sviluppa secondo una serie di conversazioni, che portano tanto il co-protagonista Arrigo quanto lo stesso lettore a intravedere la vera intelligenza, l’acume, la simpatia, proprio in colui che si è macchiato di devianza, rispetto alla grigia e burocratica società in cui si sopravvive a stento. Il criminale è un misantropo, nel senso anche ridicolo del termine?

Vi sono poi altri deuteragonisti significativi, come la compagna del reporter e tale Vittoria Fortunato, che si è avvicinata in passato alla figura di Dangerous; il finale colpisce, ma prima di questo ad affascinare è un’immersione in un’atmosfera soffocante e al contempo accogliente, come se si trattasse di un mondo speculare al nostro, soltanto più oscuro, inquietante, incomprensibile.

Lo stile, molto originale e schiettamente superiore, sembra essere influenzato dai noir giapponesi (che infatti si distaccano molto da tante categorie comuni e abusate), mentre da un punto di vista visuale a me ha ricordato le ultime opere di Shyamalan, in particolare Split e Glass, dedite alla decostruzione della figura dell’eroe e del serial killer; la narrazione è ricca, tra conversazioni serrate, magistrali descrizioni d’ambiente e report giornalistici.

Intervista a Linda Talato

Proseguiamo l’interpretazione del lavoro parlandone direttamente con l’Autrice. Linda, come hai composto il cast dei personaggi e come è nata l’idea del romanzo, benché si intuisca che tu stia coltivando un filone nobile, a te caro, della fantascienza noir?

Tutti i personaggi sono stati studiati a tavolino, compresi dialoghi e gesta; tutto è stato pensato per ricreare una certa atmosfera e per far sì che la storia procedesse in un certo modo. Alcuni personaggi, tra cui certamente Dangerous, risultano quasi caricaturali, se pensiamo anche all’aspetto fisico e alle battute. Dangerous, in particolare, è stato un esperimento: volevo un personaggio talmente negativo che per il lettore è quasi impossibile identificarsi, non volevo un cattivo “classico” affascinante e con uno scopo più alto (quelli alla Marvel, per intenderci). L’idea è nata parecchio tempo fa – prima ancora che uscisse Perpetual Life One – e l’ho approfondita a partire da uno studio che stavo svolgendo per un altro romanzo che ho appena chiuso. In quel caso si trattava di fantascienza psicologica e dovevo approfondire le tematiche legate ai traumi infantili e alla componente psicologica dei rapporti. Poi, complici in quel periodo la lettura di 1984 e la volontà di ricreare un contesto claustrofobico… È uscita la storia!”.

Quali sono state le tue fonti di ispirazione, in particolare tra gli scrittori e nel cinema?

Una su tutte? Solaris. Ma anche Follett, che cito sempre, con il suo personale modo di far sì che tu ti affezioni ai personaggi. In generale, però, cerco sempre di cercare una chiave di lettura originale nelle storie. Prendiamo ad esempio il concetto della manipolazione mentale. Di solito è declinata sempre sui rapporti sentimentali, tra partner. E perché, invece, non inserirla in contesti diversi, come è stato per Case study one?

A cosa stai lavorando ora? Case study one è un romanzo stand alone?

Sicuramente è uno stand alone come Perpetual life one, seguirò il plot orizzontale, per intenderci: più storie singole, un unico universo narrativo. Ne verrà un altro, a cui sto già lavorando, di genere puramente fantascientifico, e forse anche un quarto, chi lo sa. Su altri fronti, invece, ho appena chiuso un romanzo a quattro mani che a breve inizierà il suo percorso tra le scrivanie degli editori. Infine, ho iniziato un corso di copywriting, per unire l’attività di scrittura alla mia esperienza nelle vendite e nel commerciale. Quest’anno è stato denso di esperienze e ho tutta l’intenzione di continuare su questa linea!

Grazie, Linda, per questo regalo che fai a noi appassionati di fantascienza.

Grazie a voi e un saluto a tutto il gruppo di Sugarpulp.