C’era una volta il cinema (a Roma). Danilo Villani guarda alla golden age dei cinema con un po’ di nostalgia e tanta ironia. Alla faccia dell’experience.
Fino alla grande crisi del cinema, inteso come sale, peraltro splendidamente rappresentata da Scola e Tornatore con Splendor e Nuovo cinema Paradiso, nella capitale era un proliferare di sale.
Sale che si dividevano in quattro categorie: 1° visione, 2° visione 3° visione e sale parrocchiali. Categorie che erano pedissequamente riportate sui quotidiani cittadini con tanto di indirizzo, orari di programmazione e prezzi d’ingresso.
Talvolta si usava anche il termine prima visione di zona per indicare una sala nella quale venivano proiettati film nuovi nonostante lo status di seconda visione.
Nel mio quartiere, che per comodità chiamerò III° municipio, esistevano numerose sale dai nomi più o meno suggestivi quali Aureo, Aniene, Antares, Giardino, Jonio, Espero. Delle suddette solo l’Antares è sopravvissuta, anzi resuscitata dopo una lunghissima chiusura (grazie a A.d.L.) mentre le altre sono diventate sale bingo, luoghi di culto o lasciate allo sfacelo.
Per dovere di cronaca occorre evidenziare che la sala Espero offriva, oltre al film, spettacoli di arte varia quali prestigiatore, scenette comiche, one man show e immancabile corpo di ballo composto da sgallettate.
Detti artisti erano naturalmente esposti ai frizzi e ai lazzi del pubblico pagante. Pubblico non propriamente oxfordiano che costituiva parte integrante dello spettacolo stesso (vedi Roma di Fellini).
L’avvento delle TV commerciali, gli anni di piombo, l’aumento vorticoso dei costi di gestione contribuirono in maniera pesante alla chiusura di più sale. Qualche gestore illuminato decise per la conversione totale alla pornografia ma anche questa scelta si dimostrò, nel medio termine, un fuoco di paglia con l’avvento di internet.
Come si andava al cinema
Bisogna evidenziare che, nelle cosiddette seconde visioni, la programmazione cambiava quotidianamente ad eccezione del weekend quindi era necessario il supporto di un quotidiano per la scelta.
Una volta deciso il film:
- si poteva entrare a qualsiasi orario anche a film iniziato
- le sale erano divise in platea e galleria. per la galleria era previsto un sovrapprezzo
- se il padre, lo zio, il compare erano rappresentanti delle forze dell’ordine, si poteva approfittare di biglietti omaggio o di tessere d’ingresso. In tal caso necesse est una mancia allo strappabiglietti
- nei cinema di prima visione si veniva accolti nella sala buia dalla maschera, il più delle volte ragazza procace che, munita di una lampadina tascabile, ti accompagnava al posto libero. Anche qui una mancia era d’obbligo.
- se il film era di tuo gradimento, nulla e nessuno ti impediva di rivederlo senza costi aggiuntivi (ultima mia personale esperienza con Dune di David Lynch. Cinema Fiamma 6 gennaio 1985)
- fino al 1976 si poteva tranquillamente fumare e quindi molte sale disponevano di un tetto mobile che, compatibilmente con la situazione meteorologica, permetteva il ricambio dell’aria durante l’intervallo.
Una volta sistemati sulle poltrone (gentile eufemismo visto che nella maggior parte dei casi erano in legno) si poteva assistere, oltre alla proiezione, di un nutrito campionario di personaggi tra i quali:
- militari di leva in libera uscita (oggi estinti)
- attempati gentiluomini in preda a crisi di sonno
- aitanti giovanotti di stampo coatto in cerca di risse
- coppie più o meno giovani che, nonostante il biglietto pagato e incuranti della proiezione, dedicavano il loro tempo a pratiche piacevoli per entrambi (fenomeno anch’esso estinto)
- il bibbitaro scoglionatissimo con spasetta al collo.
Il cinema, oggi.
La visione di un film in un locale multiplex può essere di fatto assimilata ad un check-in aeroportuale:
- trovi facilmente parcheggio visto che sei, nel 99% dei casi, in un centro commerciale
- ti rechi alla cassa e acquisti il biglietto (se non lo hai già fatto prima via web) scegliendo anche il posto (non finestrino o corridoio, mi raccomando)
- sul biglietto ti viene indicato il numero della sala (simile al gate d’imbarco)
- ti accomodi sulle poltrone numerate
- ti sorbisci almeno 40/45 minuti di trailer e spot che pubblicizzano sia prodotti di largo consumo che il gommista di via di settebagni
- nonostante l’orario indichi chiaramente le 22:30 il film inizia alle 23:15 per la ragione di cui sopra
- al termine ti rechi al parcheggio e ti assale una certa inquietudine visto che è desolatamente vuoto e tu pensi di essere soggetto a molestie e/o ruberie come nel film che hai testé visionato.
Tutto cambia ma se il film è un flop la delusione rimane la stessa.