Cinemax, da canale softcore a televisione culto di serie pulp-crime. Un nuovo articolo di Matteo Strukul per Sugarpulp Magazine.
Cinemax. Ci tenevo troppo a fare una riflessione, oggi, su quella che considero in questo momento la “mia” etichetta per quel che riguarda le serie tv di un certo tipo e genere.
Ci tenevo perché questa è la cable tv di riferimento per il pulp-crime di culto, perché in un panorama di pipponi e show di geopolitica travestita da fantasy, thriller o comics – e avete già capito a cosa mi riferisco – Cinemax propone alcune delle storie migliori degli ultimi anni. Penso a titoli come Banshee, Hunted, The Knick, Quarry, Outcast.
In quest’ottica devo dire che è di certo la cable tv più pulp in circolazione perché proprio come facevano riviste come Amazing stories e Black Mask propone con continuità grande narrazione sopra le righe, magari complici i piccoli capolavori della letteratura crime – penso a Quarry di Max Allan Collins – una serie durissima piena di violenza grafica e ritmo, di maledizione e noir, secondo quella che è la grande tradizione del nero a stelle e strisce, o show che arrivano da fumetti indipendenti e fuori dalle regole, vedi il comic Image Outcast di Robert Kirkman – il creatore di The Walking Dead – che è un altro di quelle delizie visive da abbracciare con lo sguardo, un horror supernatural colmo di esorcismi e possessioni, di fotografia livida e disturbante, con un’estetica dell’inquietudine che intriga e cattura.
Grandi narratori alla sceneggiatura
Nata come label di nicchia della Time Warner, e sorellina bastarda della HBO, Cinemax è inizialmente dedicata a un pubblico quasi esclusivamente maschile, ha una programmazione di film action, horror e softcore, questi ultimi trasmessi anche di giorno, in barba alla puritana America. Dal 2011, però, inizia a trasmettere serie televisive originali. Tra le prime prodotte figurano Hunted e Banshee.
Cito queste ultime due non a caso perché, se si ha davvero un filo di onestà intellettuale, non si potrà non riconoscere a entrambe il merito di aver proposto due delle anti-eroine più carismatiche del panorama attuale, penso a Sam Hunter l’agente tradita, rediviva e assetata di vendetta, interpretata da una superlativa Melissa George e a Carrie Hopewell (Anastasia) mamma picchiatrice con un passato di ladra che finisce per diventare killer per ragioni che scopriremo e che ha il volto di Ivana Milicevic, una delle attrici più dirompenti mai viste, bella e letale come una lama di coltello.
Bizzarro insomma che proprio un canale televisivo softcore sia arrivato a tanto ma se a sceneggiare metti dei gran narratori, il gioco è fatto.
Per tutti questi motivi, analizzerò più nel dettaglio le loro storie in una serie di articoli interamente dedicati al mondo Cinemax che – per quanto mi riguarda – è fra i più compatti e coerenti universi narrativi degli ultimi anni. Come dicevo c’è nell’offerta di Cinemax la stessa meravigliosa attitudine rock delle riviste pulp anni ’30 quando le storie erano colme di eroine bellissime, di mostri, uomini crudeli e spietati, gangster, investigatori, barbari, archeologi, avventurieri, vendicatrici. Il tutto rivisitato e riletto in chiave letteraria da ventunesimo secolo.
Il target della nicchia allargata
Con quelle riviste, Cinemax condivide anche il target della nicchia allargata, quella degli aficionados che vogliono letteratura spettacolare, ribelle, fuori dagli schemi, esagerata, politicamente scorretta, quella per i lettori/spettatori che si sono rotti i coglioni dei piani sequenza da venti minuti spacciati per capolavori quando invece, semplicemente, non succede un kazzo. E per venti minuti del maledetto tempo che abbiamo a disposizione.
Nicchia allargata dicevamo e infatti, almeno fino a un paio d’anni fa, il canale era ricevibile da circa venti milioni di abbonati, meno del 20% delle famiglie statunitensi: insomma una cable tv piccola, ma piena di idee, colori e, soprattutto, personaggi da urlo.
Perciò eccoci qui, con una serie di storie da leggere su video, apprezzando quanto di meglio lo schermo americano possa offrire oggi, rinunciando per una volta a quei quattro minchioni in calzamaglia che hanno definitivamente distrutto Hollywood e alcuni dei migliori registi stars & bars (irriconoscibile il David Ayer di Suicide Squad, penoso il Bryan Singer di X-Men – Giorni di un futuro passato) per non parlare di remake senz’anima che hanno depauperato di qualsiasi qualità cinematografica autori di gran classe come Antoine Fuqua: il suo I Magnifici Sette è una boiata con una buona sparatoria alla fine.
Insomma, se c’è qualcosa d’interessante negli States, oltre a Netflix, è proprio Cinemax. Nelle prossime settimane, cercheremo di capire perché.