C’era una volta il Cinepanettone, di Danilo Villani. Un viaggio all’interno di un genere 100% Made in Italy che ha vissuto momenti di gloria.

C’era una volta il Cinepanettone, ovvero l’omaggio di Danilo Villani ad un genere cinematografico 100% Made in Italy che, al di là della discutibile situazione attuale, ha vissuto momenti di gloria.

Gli albori

Era il 1997 e qualche critico “illuminato” coniò il neologismo Cinepanettone facendo riferimento a quelle produzioni cinematografiche che, a partire dalla prima metà degli anni ’80 del XX secolo andavano di pari passo con le festività natalizie, riempivano le sale e generavano incassi stratosferici.

La formula era semplice: località turistiche di rilievo come scenario, due personaggi centrali con uno stuolo di comprimari al seguito, storie basate più che altro su sviluppi sentimentali e, qua e là, una serie di battute e situazioni becere quali tradimenti coniugali e vari escamotage goliardici.

Leggenda vuole che l’idea sia nata da Enrico e Carlo Vanzina su suggerimento di Aurelio de Laurentiis che avendo assistito alla proiezione di Sapore di Mare, chiese ai due fratelli di ambientare un prodotto simile in un contesto vacanziero invernale.

I Vanzina, figli d’arte, colsero al volo l’opportunità prendendo come riferimento Vacanze d’inverno ma si pensa che anche Brevi amori a Palma di Maiorca abbia influenzato, e non poco, le successive produzioni di genere. Era il 1983 e Vacanze di Natale, ambientato a Cortina d’Ampezzo, era destinato a divenire il capostipite di una serie che è proseguita nel tempo.

Il periodo aureo

Come accennato in precedenza, il format delle produzioni seguiva pedissequamente un certo sviluppo: inquadrature panoramiche della località, l’arrivo e conseguenti presentazioni dei protagonisti nella stessa, un intrecciarsi di storie basate su relazioni amorose o extra-coniugali condite con calembours, equivoci e momenti grotteschi.

Il tutto nella migliore tradizione della commedia all’italiana. In un’ottica di marketing turistico, più di qualche artista straniero ha preso parte alle produzioni considerando la tendenza del momento e il picco di popolarità dell’artista stesso: Leslie Nielsen, Luke Perry, Carmen Electra e Ron Moss tanto per citarne alcuni. Estrema importanza veniva data alle colonne sonore per cui le hit del momento facevano inevitabilmente parte dell’accompagnamento musicale. Anche le cronache erano contestualizzate nelle sceneggiature quindi abbondavano le citazioni riferite a fatti e personaggi del periodo stesso.

I protagonisti assoluti

Protagonisti assoluti della serie sono stati Massimo Boldi e Christian De Sica. Le loro caratterizzazioni assolutamente antitetiche, rispecchiavano nel bene e nel male il modo di essere italiani pur conservando le specifiche regionali.

Il loro ruolo prevedeva che entrambi fossero rappresentanti di una borghesia medio-alta, il più delle volte stimati professionisti, con famiglie al seguito. Viste le situazioni che si sviluppavano nei film, quella parvenza di educazione e raffinatezza andava pian piano dissolvendosi per lasciare spazio al trash e a scene da b-movies anni ’70.

Il sodalizio è durato fino al 2004 quando, per ragioni ancora oscure, la coppia si separò dando vita ai cinepanettoni cosiddetti apocrifi.

Il declino

Sul genere si è scritto al passato. Questo perché, nonostante le produzioni siano continuate nel tempo, la separazione Boldi – De Sica è risultata più che traumatica. Entrambi gli attori hanno tentato di ricostruire il buddy-buddy e sebbene i partner scelti non fossero proprio degli sprovveduti, Izzo per Boldi, Ghini per De Sica, il risultato non è stato all’altezza.

Di conseguenza De Laurentiis produsse Vacanze a Cortina nel 2011 per poi smettere definitivamente col filone. Certamente non si può attribuire la responsabilità del declino soltanto alla separazione dei due mattatori ma il campo si allarga per il solito discorso che abbraccia un certo tipo di cinema: riproposizione di cose già viste, battute scontate e mancanza d’idee.

Certamente il genere non era destinato a Cannes o Venezia ma permetteva un paio d’ore di evasione, di oneste risate, di divertimento. È stato bello.