La collina dei conigli, di Richard Adams. La recensione/omaggio di Marco Piva ad uno degli autori più amati da tutta la crew di Sugarpulp.
24 dicembre 2016. Nello stesso giorno in cui vengono a mancare Rick Parfitt, chitarrista degli Status Quo, e l’attrice televisiva Liz Smith, viene a mancare un altro pilastro della cultura inglese: Richard Adams, autore di La collina dei conigli e di un’altra ventina di romanzi e raccolte di racconti che non hanno saputo raggiungere la popolarità internazionale della sua opera d’esordio.
Per carità, non si tratta di una di quelle morti che sentiamo come tragiche in quanto il defunto se n’è andato troppo presto (Adams aveva 96 anni), ma parliamo comunque di un autore che ha segnato molti e quindi riteniamo opportuno dedicargli qualche riga.
Un veterano della seconda guerra mondiale, dove si è occupato di collegamenti tra truppe senza mai vedere una battaglia, Adams si è laureato in storia moderna iniziando poi a lavorare nel settore pubblico, in particolare per il ministero delle infrastrutture.
Un esordio travolgente
Nel 1970 Adams, già cinquantenne, viene convinto dalle figlie a scrivere una storia che aveva loro raccontato, a puntate, durante numerosi viaggi in automobile.Ne erano protagonisti alcuni conigli che, allontanatisi dalla conigliera dov’erano nati e cresciuti, sono costretti a intraprendere un viaggio pieno di pericoli diretti verso una determinata collina, che l’autore identifica con precisione con il colle di Watership nel suo amato Hampshire. E Watership Down è il titolo originale dell’opera che conosciamo come La collina dei conigli.
Il romanzo viene pubblicato nel 1972 dalla piccola casa editrice londinese Rex Collings Ltd., che non può pagare anticipi all’autore ma gli promette di far avere una copia a tutti i recensori del Regno Unito. I proventi delle vendite del romanzo consentiranno ad Adams di diventare un autore a tempo pieno già nel 1974, due soli anni dopo l’uscita di Watership Down.
Nell’anno della pubblicazione, è il trentacinquesimo vincitore della Carnegie Medal per il miglior romanzo dedicato a “bambini o giovani adulti”; l’anno successivo, è il settimo vincitore di un simile riconoscimento assegnato dal Guardian. Si tratta del secondo romanzo (su sei in totale) a ricevere entrambi prestigiosissimi riconoscimenti. Il romanzo arriva in Italia nel 1975 per Rizzoli, tradotto magistralmente da Pier Francesco Paolini.
Nel 1978 ne viene tratto anche un film d’animazione con regia di Martin Rosen, votato nel 2006 all’ottantaseiesimo posto tra i migliori film d’animazione di tutti i tempi, che ha segnato generazioni, quantomeno in Italia, dove moltissimi (compresa la mia maestra delle elementari) hanno deciso che si trattasse di un film per bambini in quanto a cartoni animati e con protagonisti dei conigli: nulla di più sbagliato, si tratta di un film complesso e pieno di simboli, che un bambino non può davvero capire.
O almeno, che trentacinque anni fa un bambino non avrebbe mai potuto capire.
La mia collina dei conigli
A questo – permettetemi la divagazione – si lega il mio rapporto personale con questo romanzo. La mia maestra, infatti, aveva portato la classe a vedere il film. Tornato a casa, ne avevo parlato con mia madre, probabilmente in lacrime. Mia mamma ha quindi comprato il romanzo, l’ha letto (o almeno sfogliato) decidendo che poteva essere adatto a un bambino di dieci anni qual ero e me l’ha regalato.
Dal 1986 e per diversi anni ho letto La collina dei conigli (e poi, più grande Watership Down) ogni anno, perdendo un po’ il ritmo soltanto nel 2003. Sì, posso citarne passaggi a memoria: “The primroses were over. Towards the edge of the wood, where the ground became open and scope down to an old fence…”.
Un romanzo affascinante e dall’enorme influenza
C’è poi anche una serie a cartoni animati “liberamente tratta da” questo romanzo, uscita tra il 1999 e il 2001, che ha riportato i personaggi e, a grandi linee, le parti meno cruente della storia di fronte al pubblico dei bambini. In Italia non è mai stata trasmessa. E nel 2017 la BBC manderà in onda una miniserie animata, annunciata come fedele al romanzo originale.
L’impatto di Watership Down è palese in vari ambiti. Un certo Stephen King, nel suo capolavoro L’ombra dello scorpione, mette in mano a Stu Redman, un uomo concreto e poco amante della lettura, una copia del romanzo. Redman finisce per amarlo, dichiarando di aver dimenticato che sono conigli.
Ed è proprio quella la chiave del successo del libro: si tratta di un’odissea vissuta da una decina di personaggi nei quali possiamo immedesimarci, nonostante il fatto che non passi una pagina senza un riferimento al fatto che si tratta, appunto, di conigli, che mangiano fiori, scavano tane e fanno cacca (anzi, nella lingua i cui rudimenti Adams ha creato per questo romanzo, hraka) in mezzo ai prati.
E sono numerosissime le band musicali che pagano tributo al libro, dai Fall of Efrafa, il cui stesso nome fa riferimento a un episodio del romanzo, ai Bigwig, che invece hanno scelto il nome di uno dei personaggi chiave di La collina dei conigli. E questi sono soltanto i due tributi più palesi al capolavoro di Adams.
Un’avventura appassionante senza età
La forza di La collina dei conigli si può brevemente riassumere con una frase pronunciata dallo stesso Adams durante un’intervista radiofonica, nel 1977: Un romanzo che non vale la pena di leggere a sessant’anni non vale la pena di essere letto a sei. Si tratta di un’avventura appassionante, conigli o non conigli. E gli esempi appena elencati ne sono testimonianza.
Richard Adams ha continuato la carriera di scrittore, arrivando a un totale di venti pubblicazioni, senza mai replicare il successo internazionale del romanzo d’esordio ma arrivandoci vicino nel 1974, con il suo secondo libro Shardik (La valle dell’orso in italiano), con protagonista appunto un orso, e nel 1977 con The Plague Dogs (I cani della peste).
Nel 1996 ha cercato di dare un seguito al suo capolavoro con la raccolta di racconti Tales from Watership Down (in italiano La collina dei ricordi, titolo a mio parere poco azzeccato), che ha appassionato i numerosi amanti del romanzo originale aggiungendovi qualche dettaglio ma che non si è dimostrato il capolavoro che molti speravano.
Un romanzo, insomma, che ha segnato tanti, che moltissimi ricordano con amore, un inno alla libertà e alla costanza, all’ambiente e alla natura dell’Hampshire che Adams ha tanto amato. Un libro per ragazzi (magari non per bambini) che ogni adulto può apprezzare. E il mio romanzo preferito.