Comandante, di Edoardo De Angelis. Il commento di Silvia Gorgi direttamente dalla Mostra del Cinema di Venezia.

“Un crogiolo meraviglioso e putrido”, così definisce l’Italia, Salvatore Todaro, interpretato da Pierfrancesco Favino, e lo stesso Edoardo De Angelis, in conferenza stampa, regista e sceneggiatore, insieme allo scrittore Sandro Veronesi di Comandante, film d’apertura della 80esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Prodotto da Indigo e O’Groove con Rai Cinema, Tramp LTD, Vgroove, e Wise Pictures, la pellicola racconta la vicenda di Salvatore Todaro, comandante della Regia Marina Militare, cui è stato affidato il sommergibile Cappellini, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

Un film di guerra intimistico

Nell’ottobre del 1940, mentre naviga nell’Oceano Atlantico il Cappellini scorge un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che apre il fuoco verso il sommergibile italiano, che uscirà vittorioso dall’attacco. Ma Todaro decide recupererà i ventisei superstiti in mare, invece che lasciarli a sicura morte. Li fa salire per tre giorni e tre notti e li porta in salvo, mettendo a repentaglio anche la vita dei suoi uomini.

Dopo essere stato a Venezia nelle Giornate degli Autori con Indivisibili e, fuori concorso, con Perez, De Angelis racconta questo spaccato di Storia d’Italia, in un film di guerra intimistico.

Il Comandante salva i superstiti “perché è italiano”, perché prima di ogni azione, c’è un diritto all’umanità che chi, come lui, è uomo di mare deve seguire. Un uomo tutto d’un pezzo, con valori alti di patria e di vita, che comanda i suoi uomini con coscienza, come “un buon padre di famiglia”, si direbbe in una formula giuridica.

Uomini che rappresentano l’Italia, con i diversi dialetti, culture, con difficoltà di comunicazione, a volte, tra loro, e insieme a questo anche con un gran cuore; in fondo così diversi in fondo così uguali.

Le dichiarazioni in sala stampa

“La scintilla per raccontare la storia – racconta il regista e sceneggiatore – è scattata nel corso delle celebrazioni dei 123 anni della Guardia Costiera, nel 2018. L’ammiraglio Giovanni Pettorino, aveva l’esigenza di dare un’indicazione ai suoi uomini, e scelse per farlo la parabola di Todaro, che affonda il ferro nemico come militare italiano, ma non le persone. Mi commuove l’idea della forza come la intendeva Salvatore, ossia come la capacità di correre in soccorso”.

Per raccontare Todaro il regista e la produzione hanno potuto avere accesso agli archivi di famiglia con le lettere che inviava alla moglie, dunque con la reale possibilità di ricostruire il pensiero pacifista di Todaro. La pellicola, che verrà distribuita da 01 Distribution, arriverà in sala, così hanno dichiarato i produttori, il primo novembre.

Sull’uso del dialetto veneto, Favino ha detto che “il chiozzotto sarebbe risultato più cantilenante, invece il veneto acquisisce un aspetto della storia del personaggio molto importante, certe asprezze della cadenza, che abbiamo regolato del veneto, consentono una strada più tortuosa alle emozioni del film. Sono convinto – ha aggiunto l’attore protagonista – che l’emozione ci sia, in questo film e non dipenda da una scena singola, è più facile incontrare sceneggiature con una scena madre, invece qui è il film che emoziona; il veneto è stata una nota molto importante del personaggio per fare in modo che questo ingresso in questa emotività non fosse scontato”.

“Questo regalo (quello di interpretare un veneto) – prosegue Massimiliano Rossi, l’attore che interpreta il secondo di Todaro, Marconme lo poteva fare solo il regista, vengo dal teatro quindi per me Napoli, la Campania, e il Veneto sono un po’ dei capisaldi della nostra struttura dialettica, il teatro nasce in questi posti. Il vernacolo per tutti quanti noi è il linguaggio della madre, ciò che sentiamo, quindi credo che il bisogno di questi due personaggi di esprimere questo legame con la terra, non davanti all’equipaggio, ma a chi e fra chi apparteneva alla stessa terra, riporti ai sentimenti quelli più veri, come si fosse davanti a una mamma. Io non potrò mai ringraziare abbastanza il regista e la produzione, non avrei mai potuto pensare prima di interpretare un veneto, ma questo lavoro ti fa scavalcare le montagne. Non credevo che fosse possibile, ma mi sono detto se lui (Edoardo De Angelis) lo immagina, è mio dovere mettermi e studiare, imparare, ascoltare Pierfrancesco” – l’attrice Maria Roveran, di Favaro Veneto, ha fatto da coach a Favino e Rossi. “La libertà si esprime attraverso il dialetto”

Il Mediterraneo, una storia di soccorsi

“Esistono delle leggi eterne, immutabili, come la legge del mare e sono leggi – dice De Angelis – che non vanno infrante mai”. Continua Veronesi: “rispetto ai naufraghi di oggi, a quello che è successo nel 2018, Todaro era una risposta perfetta, come ce ne sono tante, perché la Storia del nostro Paese, del nostro popolo, ma direi della civiltà, alla quale noi apparteniamo, tutto il Mediterraneo, è una storia di soccorsi”.

“Per me partecipare a questo progetto è stato incredibile – racconta Silvia D’Amico, che nella pellicola interpreta la moglie di Todaro – non è solo un film politico ma sull’umanità, una missione, e sono stata accompagnata anche dalla figlia e dalla moglie, dai loro ricordi. Un’emozione immensa, di cui sono molto felice”.

“Il sommergibile che abbiamo ricostruito – precisa Pierpaolo Verga di O’Groove, uno dei produttori del progetto – era bellissimo, quelli italiani lo erano a differenza di quelli americani o tedeschi, diciamo che si amava andare a morire con eleganza, e, per noi, il supporto di Cinecittà è stato prezioso per la costruzione di questi due titani di ferro, ottone e legno, e anche per la parte degli effetti digitali; a differenza dei film sui sommergibili in cui si sta sempre sott’acqua, noi abbiamo quaranta minuti di film in cui il sottomarino è emerso, che abbiamo girato in un porto militare di Taranto”.