Come alberi è una narrazione poetica che ci parla, con aspro disincanto, di aspettative realizzate e deluse. La recensione di Giorgio Cracco.
- Titolo: Come alberi
- Autrice: Fatima Bouhtouch
- Editore: Edizioni DrawUp
- Pagine: 186
Fatima Bouhtouch, nata in provincia di Modena poco più di venticinque anni fa da genitori marocchini, con lo splendido e toccante Come alberi regala ai lettori una poetica matura e potente che dell’opera prima ha “solo” l’indiscutibile freschezza.
Il suo lavoro, pubblicato in una pregevolissima edizione da DrawUp, e che vanta una copertina evocativa a firma di Miriam Amrane, è una raccolta di poesie e di pensieri della giovane autrice, un flusso di parole di raffinata scrittura che accarezza i cuori e frusta le coscienze.
Radici, Fusto, Rami, Fiori e Rugiada sono i titoli delle cinque parti in cui è suddiviso il libro, cinque capitoli forti, uno più coinvolgente dell’altro, intrisi di pagine crudeli e bellissime da cui ci si stacca a malincuore a fine lettura, tanto si vorrebbero leggere e rileggere, ancora e ancora.
Fatima scrive che ciascuno di noi, ogni persona, è come un albero che deve solo trovare il luogo più adatto dove far nascere i propri frutti. Sembra quasi che i genitori, emigrati dal Marocco per dare rinnovato futuro a sé stessi e alla propria famiglia, in un bizzarro cortocircuito temporale, abbiano a suo tempo voluto prendere alla lettera le belle parole di una figlia che ancora dovevano avere.
Le seconde generazioni
Fatima, erede di due culture entrambe ricche di bellezza e contraddizioni, sublima con la sua vita e la sua arte quel gomitolo inquieto fatto di opportunità, speranze, spaesamento, dolorosa solitudine e indomita fiducia in sé stessi e nel proprio futuro che appartiene a lei e a molti, moltissimi come lei.
Le seconde generazioni, i figli di chi ha creduto, con successo, di essere più forte del proprio destino e ha vinto la scommessa di crearsi un futuro migliore lontano da casa. Ospite di una terra generosa, ma a volte ostile, troppo spesso così tanto spaventata da sé stessa da essere incapace di aprire le braccia e stringere a sé la sua nuova, preziosa ricchezza, i suoi nuovi figli.
Come alberi, con le sue poesie e i suoi monologhi, i suoi brevi racconti, conquista il lettore pagina dopo pagina, una parola alla volta, mentre il passato, i pensieri, le convinzioni, i rimpianti e, naturalmente, i sogni dell’autrice arrivano a mente e cuore. E arrivano per restare.
La sensazione che lascia il lavoro di Fatima Bouhtouch è che la sua autrice non abbia ancora trovato la terra più accogliente dove far nascere i frutti migliori, e dove lasciare testimonianza di una vita tutta da scrivere. Non è facile dire se e quando ciò potrà avvenire, Africa ed Europa sono due vicini dai rapporti conflittuali e complessi da fin troppo tempo.
Una narrazione poetica di vita vissuta
Come alberi è una narrazione poetica di vita vissuta e speranza, di radici e ramificazioni con imperscrutabili proiezioni nel futuro. Ci racconta, con aspro disincanto, di aspettative realizzate e deluse allo stesso tempo.
Ci sbatte in faccia la crudeltà di usanze incomprensibili di culture percepite lontane e di chiusure allo “straniero” di una terra occidentale che è straniera in realtà ormai solo a sé stessa. Insiste nell’indagare la perdurante difficoltà dell’essere donna, al di qua come al di là del mare.
Narra di opportunità, tra popoli e persone, disperse nel vento arido di deserti interpersonali ed interculturali creati e perseguiti ad arte. Ma racconta anche di un’anima, riflesso di molte altre, incapace di arrendersi, di darsi per vinta, di riconoscere al destino e al mondo, a cui piace mostrarsi ostili e ingrati, un’invincibilità, una superiorità tutte da dimostrare.
Un’anima che ama, lotta, si ostina, nonostante tutto, a credere e a crederci. E che fa tutto questo, anche, attraverso l’universale strumento della poesia. La terra che potrà assistere alla primavera di cotanti frutti sarà decisamente fortunata.