Commando (1985), Alienone’s American Action Amarcord.

“Quando ti farò il segnale chiama il generale Kirby.” “E qual è il segnale?” “Vedrai saltare in aria la terra.”

Pare che siano tornati. È tornato Stallone col simpatico nome di Jimmy Bobo, che tanto mi ricorda quel ‘Sono Bubi’ di un noto spot che girava qualche tempo fa. È tornato Schwarzy, ma si sapeva. Lo dice sempre, no? “I’ll be back”. Bé, anche se il fisico di Mister Olimpia è ormai un’orgia di Barbapapà passata al microonde, è stato un uomo di parola. È tornato Bruce Willis evirato dalla censura e appesantito da figlio a carico nell’ultimo Die Hard. Son tornati quasi tutti, vecchi e nuovi, in quello scassone aerodinamico, auto-elegiaco e, tutto sommato, riuscito che è il franchise Expendables. Visto che son tornati tutti, con risultati perlomeno altalenanti, perché non parlare dei vecchi tempi? Così ho pensato a questa rassegna, mini o maxi si vedrà, in cui parlo un po’ di quel bel tempo dell’Arcadia cinematografica in cui i nostri eroi cannoneggiavano a destra e a manca, sempre in attesa di lanciarsi verso lo spettatore mentre un’esplosione s’ingigantiva sullo sfondo. Con quale film cominciare una rassegna sui nostri amichevoli action movie di famiglia? Nel bronx malfamato che è il mio cervello, tre titoli mi sono comparsi nitidamente come le tre stelle della cintura di Orione: Commando, Die Hard e Rambo. Poi ho pensato che il primo Rambo potrebbe anche non essere considerato “film d’azione” al 100%, ma piuttosto film drammatico e ho tirato una moneta per i primi due. Ha vinto il primo e, a dirla tutta, sono stato anche parecchio contento, perché non vedevo l’ora di parlarne. Secondo me, infatti, il film che potrebbe essere mostrato tranquillamente ad un alieno diCommando Zeta Reticoli per fargli comprendere che cosa intendiamo noi terresti quando parliamo di classici d’azione è sicuramente Commando. Non siete d’accordo? Peccato. Però, prima che vi colga la sindrome del commentatore indignato, controlliamo insieme la lista degli stilemi:

  • Eroe supercazzuto che vuole godersi in pace il congedo? Check.
  • Figlia rapita da terroristi? Check.
  • Cattivo superfolle con desiderio di vendetta sull’eroe? Check.
  • Spalla comica sbalordita di fronte alle prodezze superumane dell’eroe? Check.
  • One-liner che rimarranno scolpiti per i secoli nella nostra memoria? Check.
  • Inseguimenti in auto (magari giù da una montagna con freni fuori uso)? Check.
  • Muscolare Montaggio dell’armamento dell’eroe? Check.
  • Body Count? Check.
  • Eroe che da solo fa fuori tutti? Check.
  • Scontro finale in un posto pieno di tubi? Check.
  • Happy Ending? Check.

Immagine di una ventola che ruota pigramente? Non ricordo, ma dovrebbe esserci, una ventola che gira, magari in controluce, non può mancare in un film d’azione. Come il barbone col carrello che compare improvvisamente in mezzo alla strada durante un inseguimento. È inutile che vi dica di più della trama se non conoscete questo film. In realtà, anche se fosse uscito ieri, sarebbe altrettanto inutile. Commando nasce film d’azione ignorante & tamarro al 100%. D’altronde siamo a metà degli anni ’80, alcune delle hit di quel periodo erano Into the groove di Madonna, The wild boys dei Duran Duran e L’estate sta finendo dei Righeira. Bé, sempre meglio di Bieberon.

Commando

La ventola che ruota pigramente, immancabile protagonista di ogni film d’azione che si rispetti

Una volta ho sentito Ghezzi in uno dei suoi famigerati deliri fuori-sync dichiarare che i film di cappa e spada sono come un porno. Lo stesso, secondo me, vale per i film d’arti marziali e per alcuni action movie. Commando rientra nella categoria. Ecco: pensate ad un porno. A quanti di voi interessa la trama di un film porno? Dio, hanno inventato il tasto fast-forward apposta. E così non ci interessa poi molto di John Matrix, protagonista di Commando, interpretato dall’ex-governatore della California. Del suo passato militare, dei suoi ex-commilitoni trucidati dai cattivi, dei suoi sentimenti, della costruzione del suo personaggio, del generale Kirby (che vorrebbe fungere da colonnello Trautman, ma nun gliela fa), dell’hostess/spalla comica Cindy (Rae Dawn Chong, ne riparleremo quando scriverò di The Principal) poco ce ne cale. Lo stesso rapporto di Matrix con la figlia Jenny, motore dell’azione, è sbrigato in un minuto durante i titoli di apertura del film (stucchevolissimo e ultraiconico lo Schwarzy papà che accarezza il bambi o che si fa sporcare il naso col gelato dalla figlia). Commando Il vero film comincia quando arrivano i cattivi e il buon Matrix (cacchio di nome che gli hanno dato) va nel casermino di caccia comprato da Leroy Merlin, digita il codice della porta blindata (utilissima in una struttura di legno) e tira fuori i pistoloni. Ecco: è da lì che ci interessa la cosa. Come in un film porno le vere scene importanti sono quelle, appunto, porno, in un film d’azione come questo, le scene che fanno la differenza sono, ri-appunto, quelle d’azione. Il resto? Fuffa. Dovevano far stare insieme le scene in cui Schwarzy spakka tutto. La K è d’obbligo in questo caso, ci parlo io con l’Accademia della Krusca. L’intera trama si basa sul fatto che il protagonista sia una forza inarrestabile che non trova alcun oggetto inamovibile. Anzi. Penetra nelle fila nemiche come Siffredi nelle protagoniste di Rocco invade la Polonia e ne esce pure con pochi, risibili graffietti e una scia di cadaveri lunga un miglio ben poco verde. John Matrix è il prototipo dell’eroe d’azione tutto d’un pezzo, senza macchia, senza paura e con un M16A1 sempre a portata. Non trova il lanciarazzi? Lo coglie dall’aiuola stradale (2000 punti a chi indovina questa citazione). Non beve, non fuma, non mostra interesse per le donne: è una sorta di robot (Schwarzy aveva interpretato il primo Terminator appena un anno prima, quindi era sul pezzo) per cui la distanza narratologica fra il punto A (instaurazione del problema) e il punto B (risoluzione del problema) è sempre e solo una linea retta. Un Tank, insomma. Commando Ad un certo punto fa quasi pena il villain (tale ‘El Presidente’), che aveva escogitato tutto un piano complicatissimo per l’assassinio del leader di una nazione estera (Val Verde, credo si trovi vicino a Valfrutta) e invece si trova ad avere a che fare con una sorta di Kratos incazzato e munito di lanciarazzi. Si capisce quasi subito che i cattivi non hanno la benché minima speranza in Commando: è Matrix a stabilire le regole del gioco, ma anche le leggi fisiche, anatomiche e, ovviamente, quelle della gravità. D’altronde si chiama Matrix, cosa volete che faccia? Persino la spalla principale del Cattivo, il buon Bennet, contraddistinto da psicopatia e pressione alta, che somiglia ad un Freddy Mercury pompato ed addobbato con una cotta di maglia (!), a confronto con John Matrix ha le stesse speranze di Jimmy il Fenomeno contro la regina degli xenomorfi. L’universo di Commando non è quello reale, in cui viviamo tutti e paghiamo le tasse, ci scorniamo sui risultati delle elezioni, cerchiamo di sopportare il prossimo e speriamo che il prossimo autobus per Venezia non sia così dannatamente pieno. John Matrix vive in quell’universo parallelo che un ragazzino può raggiungere comprando un magico biglietto del cinema come in Last Action Hero. Un mondo in cui i cattivi muoiono sempre alla fine, in cui tutte le armi che tocca l’eroe hanno munizioni infinite, in cui bere, mangiare o andare di corpo non sono cose poi così fondamentali e in cui un tizio può scardinare una cabina telefonica con un uomo dentro o assaltare da solo un’isola pullulante di cattivi giocando a Jenga coi loro arti. Commando Siamo all’esaltazione del superomismo, ma sarebbe anche un po’ idiota da parte mia cercare di attribuire letture filosofiche a questo film. Commando, come scrissi, è il prodotto di quell’ingenua e fracassona tamarritudine tipica degli anni ’80, quasi introvabile negli odierni action movie e sommamente rimpianta da quel monumento a futura memoria che è Expendables 2. Commando non è un film invecchiato bene. Oddio, forse sono troppo cattivo, ma diciamo che è diventato un po’ una specie di commedia slapstick. Mancano sono le sovraimpressioni alla Batman degli anni ’70 e gli effetti sonori alla Hanna-Barbera e ci siamo. Parafrasando le rime del vecchio marinaio di Coleridge direi che i tempi moderni sono diventati più saggi e più tristi (ma più noiosi). Rivedere Schwarzy in azione nel fiore della sua gioventù non ci provoca certo quella botta di adrenalina di quando eravamo quasi adolescenti e il giorno dopo andavamo a scuola con la cartella Invicta tarocca (io ho scoperto che era tarocca qualche giorno fa). Nondimeno, Commando è uno di quei classici che non può mancare alle maratone d’azione buzzurra fra amici. Quelle a base di pizza, barilotti da 5 litri di birra FAXX, rutto, scorreggia e citazione libera. Quando la farete, ricordate di dire ai vostri amici che l’attrice che interpreta la figlia di Matrix è una giovanissima Alyssa Milano con cui il sottoscritto è stato fidanzato da ’96 al ’98. A sua insaputa. Informazioni tecniche. Le volete? Davvero vi servono? Non potete guardarle su IMDB? No? Va bon, dai: il regista è Mark L. Lester, regista di parecchi altri film scassoni come Classe 1999 (liceali che affrontano professori cyborg impazziti), Resa dei conti a Little Tokyo (Lundgren e Lee figlio contro la yakuza) e Firestarter (non il video dei Prodigy ma la pellicola uscita in Italia con l’astruso titolo di Fenomeni Paranormali incontrollabili, tratto da “L’incendiaria” del buon Re). La puntuale colonna sonora è di John Horner, ancora in attività e autore di centinaia di colonne sonore tra cui quella di Aliens, nominata all’Oscar. Non proprio l’ultimo arrivato direi. Non fate quella faccia: so che Horner è stato nominato all’Oscar per le colonne sonore di altri film, ma cito Aliens perché ne parlerò ampliamente in AAAA, dato che secondo me, con Terminator 2 è il film d’azione definitivo, pur travalicando di gran lunga i confini del genere. Non lo mostrerei agli alieni di Zeta Reticuli però, non vorrei che mi accusassero di xeno-razzismo. Un trivia molto simpatico su Commando è che il film, in origine, doveva essere girato da McTiernan e che nel 1986 de Souza (sceneggiatore di robe tipo Dredd) e Darabont (bè, lui spero proprio che lo conosciate) scrivono un possibile seguito che, mutatis mutandis, diventerà il primo Die Hard, diretto proprio da McTiernan. Direi quindi che potete ben indovinare di quale film parlerò nella prossima puntata. E no, non è Rocco invade la Polonia. Per ora, un saluto: andate a letto presto, non accettate passaggi dagli sconosciuti e se siete simpatici e divertenti e avevo promesso che vi avrei ucciso per ultimi, bè: ho mentito. VIDEO: Battute memorabili