Francesco Ferracin da Berlino ci racconta come la Germania (non) reagisca all’emergenza Coronavirus.
Di solito non mi intrometto, non è saggio. Ma viviamo in strani giorni… Mi domando, pacatamente, se i nostri quotidiani abbiano ancora dei corrispondenti a Berlino.
Lo dico perché nessuno pare interessarsi al fatto che in questo momento, nelle pagine online dei maggiori quotidiani tedeschi, il virus viene ancora trattato solo in relazione ai problemi che sta causando al’economia (tedesca): perdite ingenti alla borsa di Francoforte, stop agli ingressi in USA dei cittadini EU, ecc.
Si fa molta fatica a trovare aggiornamenti sul numero dei contagiati e sulle misure che i vari Länder hanno intenzione di prendere.
Berlino
Vivo a Berlino (da parecchio tempo) quindi concentriamoci sulla capitale. Fino a un paio di giorni fa, ‘atmosfera che si respira è quella di business as usual.
Tutto è aperto tranne i teatri (sic) e, da ieri, il Berghain (il più grande club techno della città). Su “consiglio” del ministro della salute, ora anche tutti gli eventi con una affluenza superiore alle 1000 persone sono stati cancellati. Tutti gli altri club, palestre, bar, ristoranti, luoghi di incontro (e scambio) di diverso tipo sono aperti.
Fino a ieri poi ancora si discuteva se giocare le partite del campionato di calcio a porte chiuse. Solo il Tagesspiegel pare domandarsi, timidamente, se sia il caso di fare qualcosa, e invita le persone ad agire in modo “ragionevole” .
Si legge, in altri articoli meno in evidenza, che i tamponi vengono fatti solo se richiesti, che le hotline messe a disposizione dal senato del Land di Berlino sono o irraggiungibili o sempre occupate. Che in alcuni casi, persone con sintomi simili al Covid-19 sono state rimandate a casa.
La situazione è grave ma non seria,
Una storia, in particolare, è agghiacciante per le sue implicazioni: moglie del protagonista è stata in Italia a fine gennaio; tornata con sintomi influenzali diagnosticati dal medico come “un qualche virus”.
La signora contagia prima la figlia e i genitori, poi il nostro protagonista, un insegnante – cosa che viene rivelata solo in seguito – il quale comincia ad avere gli stessi sintomi della moglie. Visto che in Italia già circolava il Coronavirus, il nostro chiama prima la sopracitata hotline, senza ricevere, ovviamente, risposta, poi la centrale delle assicurazioni sanitarie dove gli viene detto che Milano non è una delle città colpite dal virus e che deve recarsi dal medico di famiglia.
L’uomo decide quindi di chiamare uno dei sei ospedali dove si fa il tampone visto che, checché ne dicano gli esperti, la moglie viene da una zona a rischio, e, in quanto diabetico, lui è una persona a rischio. La risposta della hotline delle sei cliniche è che il nostro non è persona a rischio e perciò basta che vada dal medico di famiglia.
Obbedisce e il dottore lo mette in malattia per una settimana. Il nostro eroe si pensa bene di non informare la scuola dove insegna per non creare “rumore per nulla” dopotutto dice di non sapere se ha davvero il Coronavirus e che comunque la settimana prima era già andato al lavoro nonostante avesse già dei sintomi.
Il poverino alla fine denuncia che non si é sentito preso sul serio dalle persone che conosce “mia moglie ed io veniamo derisi, quando diciamo di essere preoccupati”.
Nei commenti ai pochi articoli nei vari quotidiani si legge di casi simili, di persone preoccupate e non prese sul serio.
Intanto il Coronavirus avanza sotto traccia
Ma di come l’epidemia stia procedendo, in dettaglio come si sta facendo in Italia da settimane, nessuna traccia. Capisco che qua si sia abituati a danzare sul vulcano, ma quello che ora mi domando è: è davvero l’Italia il malato d’Europa?
P.S.
Un’ultima cosa: il governo tedesco è stato a lungo in silenzio sulla questione e quando ieri ha parlato, non è che abbia rassicurato molto.
Anzi, come spesso in momenti di crisi, ha invitato il paese al fatalismo (lo avesse messo nelle mani della Provvidenza sarebbe stato forse meglio, ma al giorno d’oggi pare che nessuno ci creda più, neppure la Chiesa… sempre detto con cauta pacatezza).
Chi può e vuole, dia un’occhiata alla stampa online tedesca: Frankfurter Allemeine, Der Tagesspiegel, Welt.
Dalla Prussia with love, il vostro Francesco Ferracin.