-Mi tradiva- si giustifica Paci- stava con te, lurido cosacco!- Il calabrese sposta la canna contro Maric –Ora che pensi di fare? Vecchio comunista! Lascia la ragazza e dimmi dov’è la cocaina o ti faccio saltare la testa!
-Io non ho la cocaina, lei lo sa, lei me l’ha fregata nel bosco! Se mi spari l’ammazzi!- e dicendolo, il russo stringe a sè il corpo della donna.
Vedendo l’amata in quelle condizioni, Toni intuisce che deve inventarsi qualcosa, creare un diversivo, sbloccare la situazione. Qualcosa, in qualche modo, subito. Afferra una bottiglia di prugna adagiata su un tavolo, la getta contro il boss e, con l’agilità di un leprotto, schizza dietro il palco. La bottiglia rimbalza sul braccio di Paci e si rompe ai suoi piedi. Qualche goccia di liquore gli entra negli occhi. Il calabrese spara contro il ragazzo senza riuscire a colpirlo. Un brevissimo istante e Yuri molla la donna e si lancia di peso sull’ex socio, fracassandogli il cranio sulle scale. La beretta vola poco più in là. E mentre il russo maciulla sulla scacchiera luminosa del pavimento la testa del nemico, la ballerina, con un movimento silenzioso e letale, si rialza, impugna la pistola del boss e fa schizzare le cervella russe sui divanetti di pelle nera.
Toni le va incontro.
-Mi hai salvata ancora,- gli dice -ora però dobbiamo scappare. Io conosco il modo.
I due s’infilano nel fiorino e sfrecciano verso casa sotto la pioggia battente, che sembra voler sciacquare via il sangue e la paura di quella notte. In bagno, dentro il flacone del borotalco, Mia ha nascosto la partita di cocaina sottratta al russo.
-So a chi darla,- dichiara –ci divideremo il guadagno. In Croazia c’è la casa di mia madre, vado lì a raggiungere mio figlio. Mi accompagni?
Toni decide che con lei sarebbe andato ovunque.