Sedam
-Lurida puttana!- Ettore Paci sputa in faccia a Mia, a terra, in lacrime sul pavimento del suo ufficio. – Anche dal russo volevi fartelo mettere in culo, eh?- Le assesta un calcio sullo stomaco – Dove volevi andare? Credi che tuo figlio ti voglia ancora? Credi che non lo sappia che sua madre è una puttana? Dov’è il russo? Dov’è la droga che mi deve?
La donna giura di esser stata ingannata. Maric le aveva promesso la libertà ma poi avevano litigato e la sua auto era finita fuoristrada. Il russo l’aveva inseguita nel bosco tentando di violentarla. Lei era riuscita a colpirlo, spaccandogli la fronte con una pietra.
Non sa se è vivo o morto. Non sa della droga.
-Ho mandato i miei uomini a cercarlo, prega che quel che racconti sia la verità!
Mia piange ed implora. Stringe la mano cicciotta del boss, se la passa sul volto umido, baciandola.
– Stai ferma troia!- Paci la allontana. – Vai a darti una ripulita. Stasera lavori. Aggiunge.
Quel cosacco merdoso -pensa Ettore Paci- lo ha messo nella merda. Che avrebbe detto ora ai boss calabresi? Quella partita di droga doveva essere smerciata nel Nordest, alcuni imprenditori, clienti del night, attendevano la loro parte.
Eppure di Yuri Maric egli si era fidato per lungo tempo. Con lui, anni prima, aveva messo in piedi un giro di squillo nel crotonese. Già da qualche anno Maric faceva il corriere della droga per Paci da Sud a Nord Italia. Si era sempre dimostrato professionale. Questa volta però lo voleva fregare. Evidentemente aveva perso la testa per i soldi o per la figa. Un anno prima, da ubriaco, gli aveva detto che Mia era sua. Era stato lui a portarla in Italia. Dichiarava di esserne innamorato e di volerla per sè. La sua pretesa risuonava arrogante come quella di Agamennone nei confronti di Achille. Ne era sorta una discussione morta in fretta. Paci aveva dimenticato la cosa, prendendola come una specie di puntiglio senile, forse amplificato da quel paio di strisce che s’erano fatti.